giovedì 27 dicembre 2007

La cena dei cretini

Navigando sulla rete nei giorni scorsi mi sono imbattuto in questo articolo tratto da “Il Tempo” che potete leggervi cliccando su questo link. Mi sembra emblematico di come anche la Chiesa, o meglio, ambienti vicini alla Chiesa, vedano la faccenda delle troppe tasse che purtroppo paghiamo. E soprattutto ciò che più interessa è che esiste un limite etico oltre il quale lo Stato non può spingersi con il prelievo fiscale.
La cena dei cretini è il titolo di un vecchio film (neanche poi tanto vecchio) a cui mi sono ispirato per questo racconto di Natale (o meglio di Capodanno, non voglio essere irriverente).
…Tutto cominciò nell’inverno di tanti anni fa… Faceva molto freddo e già dalla metà di novembre una coltre di neve ricopriva tutti gli edifici del paese di G…(è di pura fantasia). Gli abitanti del luogo erano gente semplice ed affabile e come unico vizio erano soliti concedersi delle interminabili partite a carte che si protraevano nei giorni di festa fino alle ore piccole.
Quell’anno, forse per vincere la monotonia del solito tran tran del paese, la moglie del calzolaio buttò lì una di quelle idee che nemmeno i guru delle aziende multinazionali riescono ad avere. “Quest’anno mi piacerebbe organizzare una grande cena di capodanno, che coinvolga tutto il paese! Ci sarà un banchetto luculliano con 50 portate, di carne, di pesce, di crostacei, di dolci, i migliori vini, frutta esotica, la musica dal vivo con un ballo finale lo champagne e i fuochi d’artificio”. E non lo disse soltanto, lo fece. Cominciando con la difficile opera di convincimento necessaria per smuovere i pigri, gli avari e i disfattisti, mise in campo la sua squadra di donne e di uomini, pronti a fare di tutto per vivere il sogno di una festa da Mille e una notte.
L’edificio adibito a biblioteca, anticamente dimora dei signori del luogo, venne concesso dal comune per il nobile scopo (e per evitare interminabili discussioni con la moglie del calzolaio che, pur essendo una brava donna, aveva la caratteristica di avere un peso specifico pari a quello del titanio, cioè era talmente pesante che, piuttosto che trovarsela davanti, il sindaco le avrebbe ceduto anche la sua fascia tricolore).
Alla fine di novembre i preparativi fervevano e nessuno ormai aveva più alcun dubbio che il paese sarebbe riuscito a realizzare ciò che si era prefisso.
La signora ideatrice di tutto ciò, armata di calcolatrice, stabilì che la quota di partecipazione alla festa sarebbe stata di 100€ a testa (valori di tanti anni fa, che rappresentavano una fortuna).
Inutile dire che il 31 dicembre, nel paese di G.., la festa fu davvero grande, motivo di vanto e di orgoglio per tutti gli abitanti e di grande invidia di quelli dei paesi vicini. Se ne parlò nelle cronache dei gazzettini locali e la fama si spinse fino a centinaia di chilometri dal paese… Arrivati all’estate successiva, visto che c’era ancora qualcuno che continuava ad accennarne, quasi sperando di ridare il “la” per una nuova edizione, l’organizzatrice decise che la festa ci sarebbe stata ancora.
Il successo fu grande anche l’anno successivo, e quindi la festa venne organizzata ancora, ancora… fino ai giorni nostri.
Nel corso degli anni l’ideatrice della cena di capodanno venne sostituita da un vero e proprio Comitato pro-festa con tanto di struttura, di presidente, vice-presidente e segretario.
Fu così che le cose cominciarono a non funzionare più così bene come la prima volta.
Pare che i primi sentori di malumore si verificarono quando nel comitato venne nominato presidente un certo Paolone e come suo vice Giovannino, detto Vanni, che fra le altre cose era stato vice-sindaco del Comune. Con un’abile mossa di marketing, il comitato, desideroso di cambiare un po’ il look della mitica cena di capodanno, convinse i cittadini ad impegnarsi a pagare una quota d’iscrizione un po’ più alta rispetto ai 100€ iniziali. In realtà la qualità e la quantità del cibo era in caduta netta.
Uno dei vecchi del paese, che non si era perso nessuna delle edizioni precedenti, cominciò a capire l’andazzo e iniziò a lamentarsi dicendo che l’anno prima si era mangiato di più e meglio. Addirittura il numero di tortellini, tanto per quantificare, era calato vistosamente di anno in anno. Ovviamente l’anziano signore venne etichettato come un po’ rimbambito e non gli si diede più retta.
I fasti dei cenoni passati erano però andati via via scemando; prima era scomparso il caviale, giustificato dal fatto che gli storioni avevano avuto una malattia venerea e le loro uova non erano più sicure. Poi era stata la volta dei crostacei, che a quanto pare avevano risentito dell’inquinamento e non si trovavano quasi più. Le ostriche invece erano sparite perché gli allevatori si erano dedicati alla coltivazione delle perle, assai più redditizia. E così via. Ogni prelibatezza finiva inevitabilmente per scomparire con giustificazioni penose e incredibili anche a un bambino di 4 anni. Se poi qualcuno protestava, veniva bruscamente ripreso, tacciato di disfattismo e allontanato in malo modo. Paolone e Giovannino detto Vanni, la cui onestà e rettitudine non era mai stata messa in discussione da alcuno, continuavano a “mandare avanti la baracca” in modo impeccabile, almeno per ciò che concerne il rispetto delle scadenze, del noleggio delle attrezzature e tutto il resto.
Ma, la cena da Mille e una Notte non era più quella. Da un lato il costo era lievitato paurosamente, certamente per via dell’inflazione e del passaggio all’euro, dall’altro il menu non solo non superava più le 10 voci, ma le portate servite non avevano quel “qualcosa di più” che avevano sempre avuto.
Il gran ballo finale che nella prima edizione era supportato da una mini orchestra di musica classica con musicisti professionisti era diventata una dozzinale imitazione con un’orchestrina di liscio di infimo ordine, che tra l’altro, era pure in forse fino all’ultimo minuto, e si correva ogni volta il rischio di dover utilizzare i dischi della discoteca municipale.
Poi ci furono le voci… Forse qualcuno parlò, magari consumato dal rimorso, magari scoperto “con il sorcio in bocca”, in modo tale da non poter più negare l’evidenza. Paolone e Giovannino detto Vanni facevano la “cresta” sulla spesa! E cioè, non è che si intascassero proprio tutti i soldi a disposizione per la cena, ma qualcosa spariva di sicuro. Una parte veniva certamente “prelevata”, per le proprie spese personali. I generi alimentari per la cena venivano già da alcuni anni acquistati su internet, su siti stranieri che vendevano a prezzi stracciati merci forse neanche legali qui in Italia. Il resto della spesa veniva fatta invece presso negozi specializzati, comprando, senza badare a spese, quanto di meglio c’è sul mercato fra i generi alimentari di extra lusso. E sparivano come per incanto nei sotterranei della biblioteca comunale. Dove venivano poi recuperati nel corso del mese di dicembre dagli organizzatori truffaldini, che organizzavano cene con amici, “al fine di testare la qualità dei prodotti da utilizzare per il cenone di capodanno e le relative ricette proposte dagli chef” il tutto, s’intende, ad esclusivo vantaggio della collettività.
Ci fu chi li vide banchettare allegramente a palazzo, ma in seguito alle denunce presentate, non si trovarono le prove delle accuse e, a parte la rotondità che avvolgeva il giro vita degli organizzatori, ingrassati di una decina di chili ciascuno nel solo mese di dicembre, non ci furono condanne.
Inizialmente il colpo fu duro, ma dopo un primo momento, diciamo di “calo della popolarità”, le doti di affabulatori incredibili di Paolone e Vanni, riuscirono a riconquistare i compaesani, convincendoli che d’ora in avanti le cose sarebbero state fatte “al meglio”.
Se lo dicono loro!!!
La storiella di capodanno è stata divertente? Per me no. E vi spiego perché?
Le inquietanti analogie con la situazione politica ed economica del nostro Paese non sono puramente casuali. Pensate che un tempo, all’epoca di Tangentopoli, si diceva che i politici rubavano. Poi più nulla. Oggi molti di quei politici sono ancora al loro posto, proprio come Paolone e Vanni, sono stati creduti e perdonati. Ma il quesito non è se i politici rubano ancora, ci credo sulla parola, ma quanti pasti gratis si fanno alle nostre spalle. O meglio, quanti soldi ci fanno spendere per destinarli a spese inutili o mirate al soddisfacimento di propri bisogni politici, quali compensare i propri elettori o potentati che li hanno fatto eleggere (voto di scambio) o per tenerli buoni in vista delle prossime elezioni. Qui siamo al punto in cui la “cresta” ha superato la metà dell’esborso, e si accinge a coprirlo tutto. Il famoso cane che si morde la coda ed inizia a mangiarsi.
Ma cosa possiamo fare per non cadere nel baratro? Semplice, tenere gli occhi aperti.
Se i paesani fossero stati più attenti si sarebbero accorti che i piatti diminuivano e il prezzo saliva, per cui avrebbero dovuto protestare e farsi intendere. Altrimenti il cenone di capodanno si trasforma nella “Cena dei cretini”. Ed il passo è breve. I cittadini che vedono che la spesa pubblica cresce continuamente, facendo conseguentemente salire le imposte, ma parimenti la quantità e qualità dei servizi erogati non aumenta, devono protestare e cacciare via tutti i Paolone e Giovannino che si annidano a Roma. E’ chiaro che nell’ambito di una nazione le entrate e le uscite del bilancio dello Stato sono un po’ più complesse rispetto a quelle che “girano” nell’organizzazione di un cenone di capodanno. Ma non bisogna scoraggiarsi e cercare sempre di capire di più e meglio anche i meccanismi più complessi. Solo così possiamo salvarci.
Ma se c’è qualcuno che ancora pensa che vada tutto bene e che in Italia non ci siano problemi, gli consiglierei un capodanno diverso. Ho saputo che Paolone ne organizza un altro….Ci sono ancora alcuni posti disponibili, al costo di 1.000 € cadauno! Scrivetemi per informazioni.
Intanto Buon Anno.

lunedì 17 dicembre 2007

Contro le tasse. Il libro.

Contro le tasse. E’ un libro. Ma probabilmente è molto di più. Lo si potrebbe elevare a manifesto di un blog come no-tax area. Lo ha scritto recentemente Oscar Giannino, giornalista, che di economia ne mastica parecchia, visto che ricopre la carica di direttore di Libero Mercato (ma ha scritto anche per Finanza & Mercati e altro…) e spesso lo si vede comparire come ospite in TV. Il pregio principale di questo libro è che rispolvera le tesi economiche e politiche che stanno alla base del pensiero anti tasse. O meglio, riepiloga le basi teoriche e dottrinarie in grado di sorreggere le proteste contro le imposte ingiuste ed eccessive.
E’ un libro per tutti che consiglio vivamente di leggere perché consente di “aprire” un po’ i propri orizzonti.
Ciò che si evidenzia è che quando il prelievo fiscale diventa eccessivo e insostenibile, il cittadino non si ribella solo per motivi di comodo, ma per un principio morale. Leggendo i post precedenti scritti da BML, concordiamo che non è etico pagare più tasse per finanziare maggiore spesa pubblica, con la quale sostenere più sprechi e costi milionari della politica, gli appannaggi della casta e chi più ne ha, più ne metta... Il limite che occorre individuare è quello oltre il quale lo Stato non deve e non può spingersi nelle tasche dei cittadini. Purtroppo tale limite non è condiviso dagli esponenti delle varie parti politiche e perciò si assiste, con l’alternarsi dei vari governi, a brusche inversioni di rotta per perseguire uno stesso fine, ma con soluzioni diverse. Il fine di cui parlo è quello di far contribuire tutti alla spesa pubblica, in base alla propria capacità contributiva, come recita la nostra Costituzione. Ciò che varia, e anche parecchio, è il modo per ottenere questo obiettivo.
Oscar Giannino da sicuro liberista dà alcune spiegazioni sul perché è giusto abbassare le tasse.
Potrà sembrare strano, ma ci sono studi effettuati da grandi luminari dell’economia mondiale, che hanno dimostrato che tagliando le aliquote più alte, in modo pesante, rapido e duraturo, lo Stato ottiene maggiori entrate fiscali e si favorisce energicamente la crescita economica. Numerosi sono gli studi in tal senso eseguiti negli Stati Uniti, ma ormai ne esistono anche di specifici sulla vecchia Europa. E non parliamo di pseudo economisti da strapazzo, come ce ne sono tanti dalle nostre parti, ma stiamo parlando di Edward C. Prescott, premio nobel per l’economia nel 2004, che ha condotto studi approfonditi sull’effetto della riduzione delle aliquote fiscali massime sulle entrate tributarie e sull’andamento dell’economia in USA, ma anche in Europa, ove la sua opera è stata supportata e verificata da tre importanti economisti della BCE. Ebbene, hanno dimostrato che le tasse troppo alte che opprimono gli italiani, ma anche altri cittadini europei, hanno avuto l’effetto di far ridurre le ore lavorate, con la conseguenza di aver ridotto la produttività e quindi il reddito pro-capite, soprattutto per i lavoratori con qualifiche e stipendi più bassi. Alla faccia delle politiche di redistribuzione del reddito, che vorrebbero proprio ottenere l’effetto contrario, cioè di tassare di più i “ricchi”, per redistribuire ai “poveri”. Ovviamente l’effetto della maggior liquidità che si produce in capo alle fasce più deboli, si traduce in crescita della domanda interna e dei consumi, accentuando virtuosamente la crescita economica e quindi il benessere generale. E lo Stato incassa di più fra tasse e contributi.
Tutto ciò è accaduto negli Stati Uniti con la tanto criticata amministrazione Bush dal 2003 ad oggi. E i risultati sono del tutto evidenti: mentre in Europa l’economia ristagna, negli USA è cresciuta del 20%. E guarda caso, sono cresciute pure le imposte incassate dal Governo Federale causando un extragettito record. Stessa cosa è successa in quegli stati europei, come l’Irlanda, che hanno avuto il coraggio di ridurre le tasse e la spesa pubblica.
Se in Europa si seguissero le ricette di Prescott e si tagliassero le tasse e i contributi sociali portandoli a livello degli USA, nel lungo termine l’economia crescerebbe del 12% e i salari del 25%”.
Ma in Italia le cose non funzionano così, purtroppo.
In politica, invece, almeno in Italia, si tende a “piegare” le incontestabili verità dell’economia alle ideologie e il risultato è che con il centro-destra al governo si seguono le tesi liberiste che vanno nella direzione della giusta riduzione delle tasse, mentre con il centro-sinistra, si va nella direzione opposta.
La riforma di Tremonti, che prevedeva due sole aliquote fiscali al 23% e al 33%, per i redditi oltre i 100.000 €, andava certamente in questa direzione. Purtroppo non è riuscito ad attuarla in pieno e in modo duraturo.
Quanto è stato fatto in tema di riduzione delle imposte, ha comunque prodotto il risultato di incrementare le entrate tributarie, come si è visto quando il Governo Prodi, in carica da pochi mesi, si è ritrovato in tasca il cosiddetto “tesoretto”.
Di critiche ne potrei fare due. Una è che il libro è orientato a destra, dal momento che l’autore è sicuramente uomo di centro destra. Ma, dal momento che le tesi da lui riportate sono di natura economica e pertanto appartengono alla scienza e non all’opinione politica, la lettura viene consigliata in modo particolare agli elettori del centro- sinistra, affinché si convincano che “abbattere le tasse si può, si deve e che non è affatto di destra”.
L’altra contestazione è che, a differenza di ciò che afferma l’autore, la materia fiscale e tributaria non è così complessa nel nostro paese per colpa dei cultori della materia, dei commercialisti e dei tributaristi, che se ne avvantaggerebbero in quanto unici detentori del sapere. La legislazione fiscale è in effetti complessa, eccessivamente articolata e farraginosa, ma le leggi scaturiscono comunque dal mondo politico e non dagli operatori economici e professionali che le utilizzano. E i professionisti sarebbero sicuramente ben felici di non dover studiare tutti i giorni dei nuovi provvedimenti che vanno ad integrare o a cambiare la già complessa materia di interesse.
Vi lascio alla lettura. Vi arricchirà nello spirito, anche se non vi farà risparmiare sulle tasse…

martedì 11 dicembre 2007

Nella lotta all’evasione fiscale la G.D.F. non è C.S.I.!

Come tutti gli anni, di questi giorni, ci tocca sorbire l’esaltazione della Guardia di Finanza in occasione della presentazione del bilancio annuale dell’attività di lotta all’evasione fiscale.
Stavolta l’occasione è stata la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico della scuola di Polizia tributaria. Qui non si vuole denigrare l’operato della GDF, che spesso fa fronte con grandi sacrifici a tutti i compiti differenziati a gravosi, ma purtroppo non possiamo esimerci dal far funzionare la testa.
Quest’anno le Fiamme Gialle hanno scoperto ben 27,7 miliardi di euro di redditi non dichiarati e un’evasione di IVA di 4,2 miliardi.
Ora, noi tutti dovremmo considerare che la cifra che lo Stato incasserà, rispetto a questa massa abnorme di tributi evasi è una parte infinitesima, una piccola percentuale. E questo dopo diversi anni di contenziosi, procedure esecutive ecc…
Appare subito evidente che c’è qualcosa che non torna in quanto suonare le fanfare per trilioni di euro di evasione fiscale e poi, sotto sotto, riuscire a incassarne solo pochi spiccioli….. non è serio!
Provo a dare una chiave di lettura della situazione.
Spieghiamo in pratica come funziona il meccanismo degli accertamenti fiscali.
La GDF come anche l’Agenzia delle Entrate esegue accessi, ispezioni e verifiche fiscali presso i contribuenti, privati, aziende ecc…
Gli operatori quindi redigono un verbale di constatazione in cui elencano i controlli effettuati e le irregolarità riscontrate ecc…
A questo punto la “palla” passa all’Agenzia delle Entrate che, in presenza di violazioni della norma tributaria, deve emettere un Avviso d’accertamento. La GDF non emette avvisi d’accertamento perché ciò non è previsto dalla legge.
Quindi è l’Agenzia delle Entrate che semmai accerta l’evasione fiscale e “tenta” di recuperare le imposte, le sanzioni e gli interessi derivanti dall’evasione stessa.
Già qui si vede una prima incongruenza: perché nel trionfo dello Stato nella lotta all’evasione fiscale si “premia” il prezioso lavoro di verifica della GDF e gli si attribuiscono tutti i meriti mentre il lavoro delle Agenzie delle Entrate, ben più tecnico, e che conduce all’atto impositivo vero e proprio, non viene quasi considerato? Misteri italiani.
Spezziamo una lancia in favore dell’Agenzia delle Entrate. Le agenzie infatti sono già da anni organizzate come vere e proprie aziende private, redigono un bilancio dell’attività svolta considerando le entrate derivanti dai recuperi d’imposta e le uscite relative ai costi del personale impiegato per l’attività di controllo e di accertamento. E i conti devono quadrare! Quindi fanno molta attenzione ai tempi e ai costi dell’attività svolta e in caso di colpe nell’impostazione di accertamenti non corretti, corrono sempre il rischio di subire una condanna al pagamento delle spese in Commissione Tributaria. Forse anche i Tribunali dovrebbero essere organizzati così…
Quello chi mi preme considerare è la differenza di obiettivo fra GDF e Agenzia delle Entrate. La prima cerca di far lievitare l’importo complessivo delle somme evase contestate nei verbali redatti in sede di ispezione, così lo Stato fa bella figura e persegue i suoi fini di propaganda anti-evasione, la seconda deve recuperare realmente i soldi dell’evasione, stando attenta ai costi del personale impiegato e correndo il rischio di non raggiungere il pareggio del bilancio a fine anno. Evidentemente una situazione del genere si presta a creare molto attrito fra Fiamme Gialle e Agenzia delle Entrate.
A ciò si aggiunga che, come anticipato nel titolo, la Guardia di Finanza non è CSI, cioè i corpi della polizia scientifica americana che vediamo in TV e che riescono sempre con tecnologie avveniristiche a scoprire i colpevoli. Purtroppo il livello tecnico dei finanzieri spesso non è all’altezza dei compiti assegnatigli per contrastare l’evasione fiscale. Spesso l’arma più efficace è l’intimidazione del presunto evasore e l’ingaggio di una la lotta psicologica per indurlo a commettere qualche errore e così smascherarsi. Chi ha subito una visita della “Finanza” sa cosa vuol dire… E mi riferisco alle sole questioni tributarie e non ai compiti di Polizia Giudiziaria per i quali i metodi sono magari più adeguati. Dicevamo… mancando la preparazione tecnica propria di chi studia e si aggiorna costantemente, come fanno i professionisti giuridici e contabili, che si occupano delle medesime discipline, è comprensibile che buona parte delle verifiche fatte dalla GDF sia magari un po’ carente sotto il profilo tecnico e teorico…. Tanto alla fine, se ci sono problemi, ci pensa l’Agenzia delle Entrate. Il risultato è che spesso l’Agenzia delle Entrate, per non dover pagare di “tasca sua” gli errori e le imprecisioni fatte da altri, si vede costretta a scartare (o ridurre fortemente negli importi contestati) molti verbali delle Fiamme Gialle, perché le motivazioni degli avvisi d’accertamento devono sempre essere credibili e inoppugnabili. Un conto è sospettare che un contribuente evada le tasse, altra cosa è provarlo in base alle leggi tributarie vigenti e riuscire a farlo pagare. Ecco a mio avviso dove “spariscono” alcuni miliardi di evasione. Qualcun altro svanisce forse per colpa delle Agenzie delle Entrate. Poi ci può essere il merito dei professionisti che difendono i propri clienti innanzi alla giustizia tributaria e riescono a ridurre ancora gli importi contestati. E alla fine quello che rimane non sono che gli spiccioli…. Cioè meno del 10% delle somme contestate in origine. Mi viene un dubbio: non è che anche l’evasione fiscale è un’invenzione di Visco per continuare a tartassarci per benino e recuperare risorse per la spesa pubblica?

mercoledì 5 dicembre 2007

Buone nuove dalla Finanziaria 2008

Per superare un po' l'indignazione del contribuente medio che spesso si avverte leggendo le pagine di questo blog vi voglio segnalare che nella legge Finanziaria alle volte ci sono anche buone novità. E quando ciò accade noi lo diciamo, anzi lo urliamo... Perchè ricordate, il motto è sempre quello: le uniche tasse "buone" sono quelle risparmiate!!!
Nella Finanziaria 2008 sono contenute infatti alcune novità positive che riguardano le persone fisiche, ed in particolar modo delle agevolazioni d’imposta nuove o di anni precedenti prorogate anche per il futuro.

1. INTERESSI PASSIVI SUI MUTUI: Il tetto massimo per la detraibilità degli interessi passivi sui mutui contratti per l’acquisto della prima casa aumenta da € 3.615,20 a € 4.000,00. Pertanto la detrazione massima s’innalzerà da 687 a 760 euro (19% degli interessi pagati).

2. TASSAZIONE DELLA PRIMA CASA: Dal 2008 la rendita catastale della prima casa non avrà più un peso fiscalmente rilevante. Viene così annullato l’effetto negativo previsto dalla Finanziaria dello scorso anno che incideva sulle detrazioni per carichi di famiglia. Viene prevista una ulteriore detrazione ICI per i possessori di immobili adibiti ad abitazione principale. L’importo sarà dal 2008 pari all’1,33 per mille della base imponibile, con un massimo di 200 euro, ragguagliati al periodo in cui l’immobile è abitazione principale.

3. AGEVOLAZIONI PER AFFITTI DI ABITAZIONI. Agli inquilini di immobili adibiti ad abitazione principale, ottenuti in locazione con un regolare contratto ai sensi della legge 431/98, spetterà una detrazione d’imposta pari a € 300 se il loro reddito non supera i 15.493,71 euro. La detrazione scende a 150 € se il reddito è superiore a 15.493,71 ma inferiore a € 30.987,41. La detrazione va ripartita fra i soggetti che risiedono nell’immobile. L’agevolazione vale anche per i redditi 2007. P.S. Questa è la famosa agevolazione ai "bamboccioni" citati dal ministro Padoa-Schioppa, che ha fatto rizzare i capelli a molti benpensanti.

4. AGEVOLAZIONI PER AFFITTI AI GIOVANI. L’agevolazione di cui sopra può salire a € 991,60 se il reddito non supera € 15.493,71 e € 495,80 se è compreso fra 15.493,71 e 30.987,41, nel caso in cui gli inquilini abbiano un’età compresa fra i 20 e i 30 anni. N.B. L’abitazione deve essere diversa da quella dei genitori o affidatari dei giovani. Per coloro che hanno un reddito incapiente, cioè non sono in grado di usufruire dell’intera detrazione a causa del reddito basso, è prevista la corresponsione di un pari importo in denaro, secondo modalità da definire. A partire dai redditi 2007.

5. BONUS DEL 19% PER OSPITALITA’ AGLI STUDENTI. Sui canoni di locazione ma anche su quelli pagati dagli studenti per contratti di ospitalità stipulati con Università, enti di diritto allo studio, collegi universitari e altri enti senza fini di lucro, è prevista la detrazione d’imposta del 19%, con un tetto massimo di spese di € 2.633. L’agevolazione massima è quindi di € 500. E’ necessario che gli studenti siano iscritti ad una università situata in un comune diverso da quello di residenza, distante da quest’ultimo almeno 100 km.

6. DETRAZIONE PER IL CONIUGE CON ASSEGNI PERIODICI. Al coniuge che percepisce assegni periodici per separazione o divorzio, con esclusione di quelli per il mantenimento dei figli, spetterà una detrazione d’imposta pari a € 1.725, se il suo reddito sarà inferiore a € 7.500. In caso di reddito più alto, fino a € 15.000 o fino a € 55.000, spetterà una riduzione base di € 1.255, aumentata o diminuita di un certo importo, ottenibile attraverso calcoli complessi, variabile in base al reddito. In vigore dai redditi 2007.

7. AGEVOLAZIONE RISTRUTTURAZIONI DEL 36% E IVA AL 10%: Viene prorogata fino al 2010 l’agevolazione sulla ristrutturazione delle abitazioni consistente nel 36% dell’IRPEF, con il tetto annuo di 48.000 euro per ogni unità immobiliare.
Dal 2008 sono interessati anche gli imprenditori individuali e i soci di società di persone.
Anche l’IVA sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie dei fabbricati abitativi rimane ridotta al 10% anche fino all’anno 2010. Se l’impresa edile o chi esegue l’opera fattura anche i materiali impiegati nella costruzione, dal 2008, per poter applicare l’IVA agevolata, non è più necessario che indichi distintamente in fattura l’importo della manodopera. Tale suddivisione resta però necessaria per l’agevolazione del 36%.

8. SPESE PER RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA: Fino a tutto il 2010 chi installa pannelli solari per la produzione di acqua calda per usi domestici o industriali, potrà detrarre dall’IRPEF dovuta nell’anno, un importo pari al 55% della spesa sostenuta, fino ad un massimo di 60.000 euro (importo massimo di agevolazione). Stessa agevolazione fino al 2010 anche a coloro che sostituiscono gli impianti di riscaldamento con altri dotati di caldaie a condensazione, con un bonus massimo di € 30.000. Spetta inoltre la detrazione d’imposta del 55%, fino ad un massimo di € 100.000, per la riqualificazione energetica di edifici esistenti, in modo tale da consentire un risparmio energetico pari almeno al 20%. La novità in vigore dal gennaio 2008 consiste nella suddivisione dell’agevolazione in rate costanti in numero da 3 a 10, con una scelta da effettuare al momento della prima detrazione nel modello Unico. In precedenza le rate erano obbligatoriamente tre. Non essendo stato chiarito come comportarsi per le spese sostenute nel 2007, è preferibile ritardare a gennaio 2008 il saldo del corrispettivo per i lavori oggetto della presente agevolazione, nel caso in cui l’importo da imputare a ciascun anno non trovi capienza nel reddito conseguito. In tal modo sarà possibile rateizzare l’importo dell’agevolazione fino a 10 anni ed evitare di perdere parte del beneficio. Dal 2008 l’asseverazione da parte di un tecnico abilitato ed il rilascio di una certificazione energetica non sarà più necessaria nel caso di sostituzione di finestre comprensive di infissi e per l’installazione di pannelli solari. Negli altri casi occorrerà provvedere come in passato.

9. ASILI NIDO: Prorogata al 31 dicembre 2008 l’agevolazione per le spese sostenute dai genitori per le rette degli asili nido. L’importo massimo è di 120 euro per ogni figlio, pari al 19% della spesa agevolabile sostenuta di € 632.