venerdì 7 novembre 2008

L’ENEL vi chiede i dati catastali? Niente paura lo prescrive la legge.

In questo periodo l’ENEL sta inviando ai propri utenti le richieste dei dati catastali degli immobili presso cui sono attivate le forniture di energia elettrica. Come si può leggere sul modello la comunicazione deriva da un obbligo di legge ed in particolare dalla legge finanziaria per il 2005 (L. 30/12/2004 n. 311 art. 1, comma 333). Tale comma prevede che tutte le società che somministrano energia elettrica, gas e servizi idrici richiedano ai propri clienti i dati catastali identificativi dell’immobile presso cui è attivato il contratto di fornitura. I dati saranno poi trasmessi all’Anagrafe Tributaria in modalità telematica. La finanziaria per il 2005 contiene semplicemente la previsione di una data, a partire dal 1° aprile 2005, dalla quale dare attuazione ad una disposizione di legge ben più “antica”. Il riferimento è infatti all’art. 7, 5° comma, del D.P.R. n. 605 del 29/09/1973 che prescrive “Al fine dell’emersione delle attività economiche, con particolare riferimento all’applicazione dei tributi erariali e locali nel settore immobiliare, gli stessi soggetti (aziende, istituti enti e società che somministrano utenze varie) devono comunicare i dati catastali identificativi dell’immobile presso cui è attivata l’utenza, dichiarati dagli utenti”. In questo “passaggio” si comprende il fine della comunicazione. In pratica, il fisco ha bisogno di dati ai fini dello svolgimento della propria attività accertamento riferibile agli immobili. Chi abita o lavora in un immobile ha bisogno dell’allacciamento alle varie utenze. Anche chi non ha un regolare contratto di locazione registrato presso l’Agenzia delle Entrate che comporta il pagamento dell’imposta di registro e delle varie imposte sui redditi da parte del locatore. Quindi dall’intreccio delle informazioni possedute dai fornitori di energia ecc… con quelle già in possesso dell’Anagrafe tributaria dovrebbe risultare una miscela esplosiva che potrebbe portare al recupero di una buona fetta di evasione fiscale collegata agli immobili nel nostro paese.

Questo almeno in teoria. Ma in pratica cosa può succedere?

1) Che gli evasori, attivi o passivi, cioè i locatori e i locatari, non in regola con il fisco, omettano di comunicare i dati richiesti. In questo caso è prevista una sanzione da 103 € a 2065, ai sensi dell’art. 13 del DPR 29/09/1973 n. 605.
Però bisogna considerare che la comunicazione dei dati catastali all’ENEL o ad altri erogatori va spedita per posta ordinaria. Quindi è possibile che parecchi questionari compilati e rispediti vadano persi. A mio avviso non è possibile irrogare sanzioni se non si prova che il contribuente/utente abbia ricevuto il questionario e non lo abbia rispedito compilato.
Se il pensiero di essere sanzionati non vi fa dormire la notte allora rispedite il questionario per raccomandata!
2) Se si omette l’invio del questionario si impedisce al fisco di ottenere quei dati che possono portare ad effettuare un accertamento.
Solo in un secondo tempo, controllando la massa di dati ricevuti e incrociandoli con quelli già a disposizione, l’Agenzia delle Entrate selezionerà le posizioni incongruenti e procederà ad un controllo ulteriore, sul campo. E cioè la battaglia si sposterà casa per casa, al fine di verificare locazioni abusive di immobili e attività artigianali sconosciute al fisco. E’ chiaro che se la massa di questionari non inviati volontariamente, quelli spediti e non arrivati, quelli contenenti dati errati ecc.. è molto elevata, l’operazione studiata dal fisco può andare a monte, perché la scrematura iniziale non consentirebbe di concentrare gli sforzi su un numero sufficientemente limitato di posizioni anomale.
3) Le associazioni dei consumatori hanno lamentato che per molti utenti è difficile reperire i dati catastali dell’immobile e che l’Anagrafe tributaria ha già molti dati relativi alle utenze. E’ senz’altro vero, ma allora che cosa dovrebbero dire l’ENEL e gli altri gestori? Perché quel piccolo comma contenuto nella Finanziaria per il 2005 grava notevolmente anche sugli erogatori. E non appare giusto che l’Agenzia delle Entrate scarichi il proprio lavoro su soggetti terzi che si vedono costretti ad effettuare una notevole mole di lavoro, e per di più gratis! Oppure sui contribuenti che sono chiamati a rispondere a quesiti tecnici, tali da generale allarmismo e sconforto negli anziani e non solo, che non sono in grado di compilare i modelli senza un supporto esterno.
Per tutti questi motivi, pur ritenendo sacrosanto il compito di “stanare gli evasori”, io ritengo scandaloso accollare ad altri quei controlli che la legge impone agli organi competenti.