martedì 29 aprile 2008

L'elenco clienti e fornitori. Oggi l'ultimo invio?

L’adempimento fiscale più gettonato dell’ultimo periodo è il famigerato elenco clienti e fornitori.
Esso è stato reintrodotto a partire dall’anno d’imposta 2006 ed ora è alla seconda edizione con l’anno 2007.
La storia degli elenchi è però un po’ più vecchia. In passato esistevano già…. Vennero aboliti molti anni or sono perchè considerati un adempimento inutile e particolarmente fastidioso per i contribuenti.
In seguito il Ministro Visco ha pensato bene di reintrodurli. Lo scopo è semplice. Spiare i contribuenti per carpirne i segreti e qualche elemento utile per gli accertamenti.

CHE COS’E’. L’elenco, come dice il termine, è una lista di tutti i clienti (o fornitori), completa di codice fiscale, con l’indicazione dell’importo complessivo delle operazioni intercorse con lo stesso nel corso dell’anno d’imposta. Non tutte le operazioni vanno indicate, ma solo quelle rilevanti ai fini IVA, e cioè quelle imponibili, con relativa imposta, quelle non imponibili e quelle esenti, al netto delle eventuali note di variazione.

CHI E’ OBBLIGATO. Tutti i soggetti passivi IVA che abbiano emesso o ricevuto fatture nel corso del 2007. Sono obbligati anche i soggetti non residenti con stabile organizzazione in Italia, quelli che vi operano tramite un rappresentante fiscale, i curatori fallimentari ed i commissari liquidatori, i soggetti dispensati da adempimenti, in quanto effettuano esclusivamente operazioni esenti, ex art. 36-bis.

GLI ESCLUSI. Sono esclusi i contribuenti minimi in regime di franchigia, lo Stato, le Regioni, le Province e i Comuni ed altri organismi di diritto pubblico, nonché gli organismi essenzialmente senza scopo di lucro.

LA SCADENZA. Per gli elenchi relativi al 2007 la scadenza è oggi, 29 aprile 2008. Tutti si chiederanno perché non il 30 aprile, visto che è giorno feriale. Ma purtroppo non c’è risposta…


LE OPERAZIONI ESCLUSE. Per il 2007 (come per il 2006) è consentito di indicare solo la partita IVA di clienti e fornitori e non il codice fiscale. Il quale è diverso dalla partita IVA non solo per le imprese individuali e liberi professionisti, ma anche per le società che hanno spostato la sede in una provincia diversa, oppure che hanno posto in essere operazioni straordinarie. Sono poi escluse le fatture di importo inferiore a 154,94 euro, registrate cumulativamente, e quelle relative e fatture ricevute che non sono soggette a registrazione IVA, come le nuove attività o le attività marginali ex art. 13 e 14 legge n. 388/2000.

I CONTROLLI POSSIBILI. I controlli che sono ipotizzabili grazie ai dati contenuti negli elenchi sono quelli derivanti dall’”incrocio” dei dati ottenuti dai vari soggetti. In sostanza se Tizio dichiara di aver fatturato 1000 a Caio, il quale dichiara a sua volta di aver acquistato 1000 da Tizio, nessun problema. Se ci sono delle discordanze notevoli, allora possono cominciare i guai, perché il software di controllo dell’Agenzia delle Entrate dovrebbe rilevare l’anomalia. Il condizionale è d’obbligo perché non si sa esattamente come funzioneranno le verifiche. Certo è che si dovrà trattare di differenze macroscopiche, perché suonino i campanelli d’allarme del fisco.
Diciamo che i controlli incrociati non sono un’invenzione recente, visto che sono applicati con successo da parecchi anni, in sede d’accertamento. Per esempio in sede di verifica delle cosiddette “cartiere”, cioè società che producono solo carta, fatture per operazioni inesistenti. In quel caso i verificatori procedono al controllo di tutti i clienti e fornitori con cui la società oggetto di indagine ha avuto rapporti. Ebbene, da oggi, non sarà più necessario neanche l’accesso presso l’azienda, perché l’Agenzia delle Entrate ha già tutti i dati necessari per i controlli incrociati. Per cui potrà concentrarsi solo su quelle posizioni che presentano sicuri aspetti di evasione fiscale, con notevole risparmio di tempo e minori “seccature” per i contribuenti formalmente corretti. E’ chiaro che è improbabile l’utilizzo generalizzato di software in grado di confrontare tutto ciò che le imprese hanno dichiarato in quanto ciò pone pesanti problemi di legittimità. Un po’ come le indagini finanziarie, che n0n sono attivabili sulla massa dei contribuenti al fine di selezionare le posizioni anomale. Quindi l’effetto probabilmente non sarà così devastante!

CONCLUSIONI. Comunque ci auguriamo che quello del 2007 sarà l’ultimo anno soggetto a tale obbligo fiscale e che il futuro Ministro Tremonti voglia abolirlo quanto prima.
I disagi sopportati dai contribuenti (e dai commercialisti) probabilmente non giustificano i possibili introiti che il fisco potrebbe conseguire. E poi non è corretto scaricare a valle degli oneri che sono esclusivamente propri dell’Agenzia delle Entrate, nell’ambito della propria attività di controllo.
Speriamo vivamente che il Governo Berlusconi prenda subito le distanze dal percorso intrapreso dal Governo Prodi, così non dovremo prepararci a pagare il caffè al bar con la carta di credito e ad emettere le nostre fatture con un programma del ministero che comunica automaticamente tutti i dati al fisco!

mercoledì 9 aprile 2008

Elezioni politiche 2008. Per chi vota chi odia le tasse?

Dopo aver illustrato a lungo cosa propongono i vari partiti in ambito fiscale è doveroso fare qualche considerazione. L’interrogativo che si pone è: cosa vota chi odia davvero le tasse? O meglio cosa dovrebbe votare per non contraddire il suo credo (e pagare poi di tasca sua il dazio per gli errori commessi nell’urna!)

MINI GUIDA AL VOTO

1) NON E’ TUTTO ORO QUELLO CHE LUCCICA. Avrete notato che in queste elezioni politiche 2008 si è assistito a numerose invasioni di campo reciproche da parte delle forze politiche principali, PDL e PD in testa. Anzi hanno ingaggiato una vera e propria gara nel cercare di sottrarre gli elettori al proprio avversario, non proponendogli soluzioni alternative, ma in più di un’occasione, le stesse! Nel caso specifico che qui interessa (LE TASSE) state bene in guardia, perché se anche quasi tutti i partiti hanno dichiarato di volerle abbassare, chi più, chi meno, non bisogna credere alle lingue biforcute, che sono solite mentire (lo fanno di mestiere)!
2) LE TASSE NON SONO NE’ DI DESTRA NE’ DI SINISTRA. Come dice Oscar Giannino nel suo libro “Contro le tasse”, “abbattere le tasse si può, si deve e che non è affatto di destra”.
A tal proposito vi consiglio di andarvi a rileggere il post dedicato al suo libro.
Quindi non esiste una forza politica che possa accaparrarsi il diritto di ridurre le tasse, così come non ci può essere chi si arroga il merito di essere l’unico a fare la lotta all’evasione fiscale, che è una prerogativa di tutti i governi. Purtroppo i politici agitano molto i propri “cavalli di battaglia” e cercano sempre di attribuirsi qualcosa in esclusiva che gli altri non hanno. Ma non è così.
3) RESTRINGIAMO IL CAMPO DI SCELTA. Non so se avete seguito le polemiche sul cosiddetto voto utile, che consiste nel non disperdere i voti fra diverse forze politiche in campo, ottenendo il risultato di non far vincere nessuno. Ebbene, purtroppo è vero.
I programmi dei partiti minori, anche se realizzati con cura ( e in certi casi è vero!) rischiano di rimanere puri esercizi di stile!Quindi se avete poco tempo e non avete voglia di leggervi tutti i programmi elettorali in cerca di quello che può fargli risparmiare qualcosa in termini di tasse, provate a restringere il campo e concentratevi sulle forze maggiori. E cioè il PD e il PDL. Solo con una vittoria netta di uno dei due schieramenti si può garantire la vita ad un governo che possa realizzare qualcosa di buono per il paese. O anche semplicemente qualcosa!Purtroppo è così grazie ad una legge elettorale che non si è potuto cambiare, e bisogna adattarsi…
4) LA CREDIBILITA’ E LO STORICO. Abbiamo la fortuna che i due principali contendenti non sono forze politiche nuove (a parte la storiella per bambini che racconta Veltroni sulla novità del PD, che noi ovviamente non ci beviamo!). Pertanto possiamo valutare cosa in passato hanno fatto il centro destra e il centro sinistra in tema di tasse. Limitiamoci alla storia recente. In occasione delle ultime elezioni politiche 2006 l’allora candidato premier Romano Prodi, incalzato dagli avversari che sapevano come sarebbe finita, disse: NOI NON ALZEREMO LE TASSE!
Sappiamo già come è andata a finire. Per onore di cronaca ricordo l’abbassamento delle aliquote IRES e IRAP a decorrere dal 2008, ampiamente controbilanciato dai numerosi provvedimenti restrittivi per società, imprese e professionisti, che hanno di fatto peggiorato la situazione. Oltre al danno la beffa!
Dall’altra parte il centro destra, non ha obiettivamente mai alzato alcuna imposta, ne ha abolite molte, alcune ripristinate prontamente dalla sinistra (vedi imposta di successione), ed ha perlomeno sempre messo il proprio impegno per ridurle.
Quindi la credibilità di chi propone di ridurre le tasse è molto diversa.
5) IL PRINCIPIO DELL’ALTERNANZA. Comunque sia, io credo che la democrazia sia bella perché consente agli elettori di decidere chi viene confermato e chi torna a casa. E’ la regola basilare, che consente di premiare chi ha governato bene e punire chi non lo ha fatto. Per cui se c’è qualcuno che crede che Prodi abbia governato bene, farà benissimo a confermare il voto a favore del suo partito, il PD. Per tutti gli altri, non c’è altra soluzione che votare per il PDL. Non mi sembra che ci sia alternativa. Le vostre tasche, ultimamente troppo vuote, tartassate e svuotate, ve lo chiedono. Sicuramente il PDL non farà i miracoli, ma almeno, se ci sarà qualcosa che si potrà fare, lo farà.
ULTIMISSIME RACCOMANDAZIONI. Possibilmente ANDATE A VOTARE, per non lasciare decidere altri al posto vostro.
NON VOTATE SCHEDA BIANCA: pare che nei seggi accadano cose strane, tipo trasformazioni del voto nullo in voto a favore di qualche lista. Anche qui, non lasciate votare altri al posto vostro. Piuttosto non ci andate. ATTENTI A FARE LA CROCE! Quest'anno è più difficile votare. Se non ve la sentite fate allenamento sui fac-simile delle schede elettorali, per essere sicuri di centrare il simbolo del vostro partito. BUON VOTO A TUTTI.

mercoledì 2 aprile 2008

Elezioni 2008 e le tasse. Cosa dicono La Destra e l’Italia del Valori?

Ecco cosa propone LA DESTRA-Fiamma Tricolore che candida a premier Daniela Santanchè.
Tassazione straordinaria di banche, assicurazioni e stock options di manager con lo scopo di:
- reperire risorse destinate a finanziare il mutuo sociale per l’acquisto dell’abitazione,
- contribuire al pagamento degli interessi sui mutui ventennali a tasso agevolato, delle prime case costruite da enti pubblici per le giovani coppie,
- sostenere la nascita di nuove imprese gestite da giovani, che godrebbero di un primo periodo di no tax per le nuove iniziative, imprenditoriali e professionali, in cui non si pagherebbero imposte.
- defiscalizzazione del lavoro femminile per un importo pari ad un terzo, al fine di equiparare la retribuzione fra uomini e donne.
FLAT TAX. Introduzione in Italia della cosiddetta flat tax, vale a dire un’aliquota unica e non progressiva, uguale per tutti, per IRPEF e per IRES, senza distinzione fra persone e imprese. Per le imprese società di capitali già esiste la flat tax, ora pari al 27,5%. L’aliquota proposta per l’IRES è pari al 20%, da raggiungere in 3 anni, con riduzione di 2,5 punti percentuali all’anno.
Per le persone fisiche la flat tax verrebbe proposta solo in un secondo tempo, a causa della non florida situazione dei conti pubblici.
Minimo salariale inderogabile per tutti i lavoratori e incrementi retributivi legati alla produttività.
Detrazione degli utili reinvestiti in ricerca e formazione.
Rimborsi IVA. Accelerazione dei rimborsi a 60 giorni, per le piccole imprese, imprese artigiane e commercianti al dettaglio.
Versamento IVA. Previsto solo dopo il reale incasso delle fatture emesse.
IRAP. Graduale e progressiva abolizione, a partire da IRAP sul costo del lavoro e sulle perdite.
Studi di settore. Revisione degli automatismi su cui gli stessi si basano, cercando di legarli al territorio in cui imprese e professionisti operano.
Trasparenza fiscale. L’obiettivo è di ridurre la spesa pubblica senza tagliare la spesa sociale.
Il mezzo è il federalismo fiscale, introdotto in modo da permettere di capire chi paga le tasse, regione per regione, e come le pubbliche amministrazioni usano quei soldi.
Si vuole effettuare una riforma fiscale seria che alleggerisca la pressione fiscale su cittadini e imprese, improntata a criteri di trasparenza e territorialità.
Verrebbero introdotte due tasse nazionali:
- la prima è la tassa per pagare i servizi dello Stato
- la seconda è la tassa per la solidarietà.
Tutti pagano le tasse nazionali il cui gettito finisce in un “piatto comune”. Poi si calcola il quoziente del PIL medio pro-capite nazionale e per regione. Le regioni che superano la media nazionale non ricevono nulla della tassa per la solidarietà, che andrà ripartita fra le regioni meno ricche, sotto la media nazionale, a patto che non vi sia una significativa evasione fiscale.
Tutte le altre tasse sono stabilite e gestite dalle Regioni, in base ad un principio di concorrenza fiscale fra regioni.

L’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro presenta un programma complessivamente meno elaborato, basato sui seguenti punti.
Introduzione del salario minimo per i giovani di 1.000/1.100 euro al mese
Reintroduzione del reato di falso in bilancio ed eliminazione del conflitto di interessi
Riduzione della burocrazia per le imprese e detassazione degli investimenti in ricerca e sviluppo
Diminuzione del carico fiscale sulle imprese.
Liberalizzazione dei servizi pubblici.