giovedì 28 febbraio 2008

Il regime delle nuove iniziative produttive. Conviene ancora?

A fianco del regime dei minimi di cui si è già parlato nei post precedenti, sopravvive ancora quello delle nuove iniziative produttive (NIP) disciplinato dall’art. 13 della Legge n. 388/2000. Conviene pertanto “rispolverare” un po’ le sue caratteristiche per valutare la sua convenienza rispetto al nuovo regime dei minimi.
1) E’ applicabile agli imprenditori individuali (ed imprese familiari) ed ai professionisti operanti in forma individuale.
2) E’ dedicato alle nuove attività produttive, pertanto è escluso per chi ha già la partita IVA (o che l’ha avuta negli ultimi tre anni) ed anche per chi intende “continuare” una precedente attività esercitata come socio o associato di altri soggetti.
3) Il suo utilizzo è limitato ai primi tre anni di attività.
4) Il limite dimensionale è stabilito in base al fatturato annuo pari a € 30.987,41 per le attività di prestazione di servizi e € 61.974,83 per le altre attività.
Per coloro che rientrano nei seguenti limiti sono previsti dei notevoli vantaggi:
1) Esonero dalla tenuta di registri contabili. Occorre solo emettere le fatture per le prestazioni o le cessioni effettuate e l’eventuale certificazione dei corrispettivi, per i commercianti al minuto. E’ necessario solo numerare e conservare le fatture sia emesse, sia ricevute.
2) Non è necessario effettuare trimestralmente la liquidazione ed il versamento dell’IVA dovuta all’Erario. Essa viene conteggiata e pagata (senza maggiorazioni) solo a fine anno in occasione della compilazione della dichiarazione IVA annuale.
3) E’ dovuta un’imposta sostitutiva dell’IRPEF pari al 10% del reddito calcolato in base alla differenza fra i ricavi conseguiti ed i costi sostenuti, con le limitazioni alla deducibilità previste rispettivamente per gli imprenditori e per i professionisti.
4) Sono dovute le altre imposte quali IRAP e le addizionali regionali e comunali.

A fronte di questi vantaggi è prevista una limitazione che esclude la possibilità di fruire della deduzione e detrazioni per oneri quali spese mediche, contributi previdenziali, polizze vita ecc.. e di quelle previste per carichi di famiglia. Quindi in presenza di soli redditi derivanti da nuove iniziative produttive, nonostante il pagamento di un’IRPEF pari appena al 10%, non è detto che il regime convenga, in quanto preclude notevoli benefici fiscali dovuti alle detrazioni e deduzioni. Ciò vale anche nel caso di redditi molto bassi, che normalmente non pagano l’IRPEF, in quanto compresi nella No-tax area. Diversamente nel regime delle NIP l’imposta sostitutiva si paga comunque.
Nel caso in cui, invece, siano presenti altri redditi, da lavoro dipendente, da fabbricati o altro, anche di importo molto elevato, tale regime diventa ancora più conveniente in quanto consente di cristallizzare l’aliquota IRPEF sui redditi in regime NIP. Anche in presenza di un’aliquota marginale IRPEF molto più elevata dovuta sugli altri redditi.
Quanto al confronto con il regime dei minimi, di grande attualità in questo periodo, rimando ad un post successivo, che mi consentirà di fare anche qualche esempio.

venerdì 22 febbraio 2008

Il ROL. Ecco come lo Stato punisce le imprese per le sue stesse colpe!

Al di là della complessità nell’applicazione della norma che non è sempre agevole come nella teoria, sorge l’interrogativo sulla vera essenza della legge.
L’effetto è sicuramente chiaro: fare pagare più imposte alle società di capitali. Forse per controbilanciare il calo dell’aliquota IRES dal 33 al 27,5%. Oppure per far credere che l’aliquota è il 27,5%, mentre la percentuale di imposte che si pagano è pari al doppio.
Facciamo un esempio sul 2008.
Utile civilistico ante imposte della società: 30.000 €
ROL: 90.000€ (ho ipotizzato ammortamenti per 20.000€)
Interessi passivi: 40.000€
Interessi deducibili: 30% di (90.000€+ 10.000€)= 30.000€
Interessi indeducibili: 40.000-30.000=10.000€
Altri costi indeducibili: 20.000€
Totale riprese fiscali: 30.000€
Reddito imponibile: 30.000+30.000€= 60.000€
IRES: 60.000*27,5%= 16.500€
Percentuale imposta effettiva sull’utile civilistico: 16.500/30.000= 55%
Casi come questo si presentano quotidianamente e non sono isolati.
Quindi si capisce come l’aliquota nominale d’imposta è solo pura teoria, ma è lontano anni luce dalla realtà.
Ma torniamo al ROL. Il fine a cui dovrebbe tendere la legge è quello di disincentivare la sottocapitalizzazione delle imprese. Un fine apprezzabile. Ma è giusto penalizzare così tanto le imprese per raggiungere questo fine?
E ancora. E’ meglio avere un’impresa indebitata o un’impresa fallita?
E poi basta guardare da che pulpito viene la predica… Lo Stato Italiano ha un debito stratosferico, ma si interessa dell’indebitamento delle imprese. Vediamola così: Lo Stato punisce le imprese che si indebitano troppo, tassandole proprio per questo. Con le entrate fiscali paga una parte degli interessi sul debito pubblico che aumenta a piacimento. Ergo: le imprese troppo indebitate (ma anche quelle con un debito nella norma, ma superiore al 30% del ROL) pagano gli interessi sul debito dello Stato troppo indebitato. Mi sembra una follia, ma purtroppo è realtà!
Questo è solo un esempio di come lo Stato per far cassa, utilizza tutti gli espedienti possibili per camuffare la realtà e dare giustificazioni concettualmente corrette ma errate nella sostanza.
Siamo alle solite…..

martedì 19 febbraio 2008

Il ROL. Cos’è e a che cosa serve.

ROL è l’acronimo di reddito operativo lordo, vale a dire il risultato della gestione aziendale al lordo delle imposte di competenza. Più nello specifico il ROL viene calcolato nel seguente modo, avuto riguardo al bilancio d’esercizio in formato UE e alle codifiche riportate all’art. 2425 del Codice Civile:
A)Valore della produzione
meno
B) Costi della produzione
Più
B) 10 lettera a) ammortamento delle immobilizzazioni immateriali
B) 10 lettera b) ammortamento delle immobilizzazioni materiali
Più
B) 8 lettera b) relativamente ai canoni di locazione finanziaria (leasing) di beni strumentali
Il ROL è semplicemente un parametro che misura la produttività e le performaces della gestione caratteristica.
Nell’ambito fiscale il ROL ha assunto una notevole importanza con la Finanziaria 2008 che ha riformulato l’art. 96 del TUIR e abrogato il 97 e il 98.
Quello che è successo dal 1° gennaio di quest’anno è una piccola rivoluzione nel campo della deducibilità degli interessi passivi per le società di capitali. In precedenza vigevano altri meccanismi volti a penalizzare le imprese sottocapitalizzate, cioè che facevano troppo ricorso all’indebitamento e quindi ai capitali di terzi.
Ora il nuovo art. 96 pone una nuova regola per le imprese soggette all’IRES. Gli interessi passivi sono deducibili solo nel limite del 30% del ROL. La quota di interessi indeducibili potrà però essere riportata agli esercizi successivi senza limiti di tempo, per mitigare gli effetti di un esercizio particolarmente oneroso sul piano della remunerazione del debito. Se, in sostanza l’indebitamento si ridurrà, e gli interessi degli esercizi successivi saranno inferiori al 30% del ROL, si potranno recuperare via via le quote non dedotte in precedenza.
Due emendamenti alla Finanziaria hanno un po’ alleggerito la situazione.
1) Per il 2008 e il 2009 al 30% del ROL si aggiungerà rispettivamente la somma di € 10.000 e 5.000. Fino a tali importi gli interessi passivi saranno comunque deducibili, anche se il 30% del Rol sarà pari a zero.
2) Dal 2010, se non tutto il 30% del Rol servirà per coprire gli interessi passivi dell’anno, la differenza fra i due valori sarà riportabile agli anni successivi.
Sfuggono dal conteggio, per espressa previsione della norma, gli interessi passivi che rientrano nel costo del bene strumentale acquistato, materiale o immateriale, così come indicato nell’art.110 comma 1, lett. b) del TUIR. Per sottrarre tali interessi passivi dal conto economico bisogna però fare attenzione alle norme relative alla capitalizzazione dei costi con l’imputazione al valore del cespite, contenute nel Principio contabile n. 12 e nel Documento Oic n. 16.
In sostanza gli interessi passivi sui capitali presi a prestito per la realizzazione di immobilizzazioni, sono capitalizzabili solo se relativi al periodo della costruzione del bene strumentale, fino al momento in cui lo stesso è pronto per l’uso.
Quanto illustrato comporterà sicuramente maggiori imposte per le società di capitali e penalizzerà maggiormente le imprese in difficoltà.

lunedì 11 febbraio 2008

Valentino Rossi paga le tasse e si redime. E tu?

Questo potrebbe essere il nuovo spot a favore .... delle tasse! Per convincere i contribuenti a pagare il dovuto senza cercare scappatoie.
Perchè forse questa volta ci siamo. Pare che domani 12 febbraio sia il giorno della verità, in cui verrà siglata la pax fiscale fra il pluricampione di motociclismo Valentino Rossi e il fisco italiano. O meglio, per dirla in termini tecnici, verrà perfezionato il concordato fiscale fra l’Agenzia delle Entrate ed il famoso contribuente.
Dell’argomento ci siamo già occupati sia a caldo, nell’estate dello scorso anno, nell’articolo Il dottore e le tasse, sia in seguito con le indicazioni più tecniche di E ancora questa storia delle tasse, necessarie per capire qualcosa di questo tema fiscale così di attualità.
Come già ampiamente previsto e annunciato, la guerra fra Valentino e il rapace fisco italiano, è destinata a concludersi con un accordo. Abbiamo già spiegato che quella sul concordato fiscale non è una “legge ad personam” applicabile solo ai personaggi famosi, al fine (assurdo) di agevolarli, ma un istituto a cui possono accedere tutti coloro che si trovano in determinate situazioni di controversia con il fisco. E che non è vero che L’Agenzia delle Entrate ci rimetta con questi accordi, anzi, è proprio il contrario. In sintesi, tutto ciò che sta’ per essere siglato è perfettamente alla luce del sole, è legale, ed è pure conveniente per lo Stato, cioè per noi tutti.
Purtroppo questa cosa non va giù a molti, come si può scoprire navigando sulla rete, ove gli sfoghi egli insulti contro Vale sono numerosi. Forse se la gente si informasse meglio non si inc…. tanto.
E allora, come mai Valentino, se ha ragione (e non ha evaso), paga lo stesso?
Come sempre la verità sta’ nel mezzo. Da una parte c’è Valentino Rossi che si gioca sia un danno irreparabile alla sua immagine, che utilizzata nella pubblicità vale milioni, sia la perdita di tranquillità come sportivo, che deve iniziare a breve un nuovo campionato lungo e difficile, per affrontare il quale deve mettercela tutta. Dall’altra parte c’è l’Agenzia delle Entrate che non è poi così sicura di vincere il contenzioso, in quanto la questione giuridico-fiscale non è così pacifica, e, inoltre non può permettersi di perdere oltre ai soldi, anche la faccia, visto che la grande sfida mediatica non perdona chi esce sconfitto. Per cui l’accordo giova a tutti….
Compreso nel prezzo del concordato ci sarà uno spot di Vale a favore della fedeltà fiscale. Speriamo che non ci dica che le tasse sono belle...
E in ogni caso, 20 milioni non sono pochi! Anche per Valentino…
E’ interessante notare come la gente a questo aspetto non pensi molto, “tanto per lui non sono niente!...”. Ma non sappiamo se, trovandosi nella stessa situazione, sarebbero così generosi e pronti a versare tali importi al fisco. Eh si, le tasse degli altri non sono mai troppo alte!

mercoledì 6 febbraio 2008

Lele Mora evasore: vittima o carnefice? Spezziamogli una lancia in suo favore (magari in testa!)

Un altro VIP c’è cascato. Accorrete signori accorrete….. Questa volta la gogna fiscale si abbatte sul già un po’ sfortunato Lele Mora che già era stato strapazzato a dovere dall’infaticabile PM Woodcock.
Il gossip sull’evasione fiscale si è scatenato questa volta sull’agente dei personaggi dello spettacolo più famoso d’Italia. A quanto pare l’Agenzia delle Entrate gli ha contestato importi di imposte evase che con sanzioni ed interessi si aggirano sui 5 milioni e 600 mila euro. Leggete qui.
Certo Lele Mora non è un personaggio molto simpatico, anzi, è del tutto antipatico. E invidiato per le frequentazioni di personaggi dello spettacolo, veline bellone ganzi e chi più ne ha più ne metta.
Però, forse, non è il mostro che i giornali stanno descrivendo.
L’accertamento che ha subito lo scorso anno, relativo agli anni 2003 e 2004, ha di fatto “recuperato” a tassazione numerosi importi contabilizzati dalla sua società LM Menagements come spese relative all’attività. E su queste spese la fantasia popolare si è divertita molto. Infatti fra le voci ci sono innumerevoli viaggi di affari o piacere nei paradisi tropicali, in Sardegna, spese di auto di lusso, di ristoranti e alberghi, fiori e gioielli, affitti spaventosi per appartamenti occupati dallo stesso Mora e dal figlio ecc…
Certo, dal punto di vista fiscale le eccezioni mosse sono probabilmente ben motivate, in quanto nel nostro ordinamento fiscale giuridico, ci sono spese aziendali che sono tabù per definizione e sono indeducibili senza possibilità di discussione. Per non parlare del cosiddetto “principio di inerenza” che tende a considerare indeducibili fiscalmente tutte quelle le spese che gli imprenditori più creativi e intraprendenti sono soliti sostenere. Ad esempio, se uno commercia il pesce, le spese di trasporto per la consegna della merce ai clienti sono normalmente deducibili. Se per caso uno deve rifornire un rifugio sulle montagne a 3000 metri di altezza e deve noleggiare una motoslitta per arrivarci, la deducibilità del costo è già in forse. Se, per risparmiare, sale con gli impianti di risalita (anche senza sci) sicuramente il costo non lo può dedurre, non si sa mai che ne approfitta per farsi una discesa! E così via…. Il vero problema è che il fisco sospetta sempre del contribuente, e nel dubbio, lo bastona senza pietà.
Le stesse spese di rappresentanza sono state per lunghi anni dedotte con il contagocce, mentre ad esempio i costi per omaggi e regali, anche a clienti, sono tuttora deducibili se di importo unitario inferiore a 50€. Le aziende, anche quelle molto serie, si ritrovano tutti gli anni in bilancio dei costi che fiscalmente non possono dedurre, e sui quali non hanno detratto neppure l’IVA. Perché tutto ciò? Non certo per prevenire abusi da parte dei soliti furbi, come certa propaganda vuol farci credere. No, il motivo è solo “di cassa”, serve solo per far aumentare la base imponibile, a parità di aliquota, e poter attingere più a fondo dalle casse di aziende, professionisti e autonomi in genere. E questo lo sanno tutti.
Ma torniamo a Lele Mora. Ciò che il legislatore fiscale italiano non ha mai voluto capire è che ci sono certi tipi di attività che sono molto diverse dalle altre. Come ad esempio quella dell’agente degli artisti televisivi. Provate voi a far concludere contratti con parecchi zeri ai vostri protetti senza “oliare” la macchina. E cioè, senza portare al ristorante nessuno, senza fare feste in discoteca, senza andare in Costa Smeralda e stappare un po’ di bottiglie di champagne, senza far giri in barca con la combriccola, senza regalare fiori o gioielli, senza far scorazzare un illustre sconosciuto in Ferrari al fine di creare un personaggio TV, senza avere una casa gigante e bellissima dove ospitare costantemente una miriade di persone a bivaccare allegramente, in attesa dei fotografi dei rotocalchi rosa, senza pagare nemmeno un viaggio aereo ad un povero extracomunitario di nome Diego Armando, ma, soprattutto…. far diventare famoso uno come Costantino??? Lo so è un lavoro difficile, ma qualcuno se ne deve fare carico. Se no cosa guardiamo la sera in TV, i documentari sugli animali?

venerdì 1 febbraio 2008

L'ultimo show di Visco? Speriamo bene....

Il viceministro per l’economia Vincenzo Visco ha affermato in una recente intervista su Radio R101, che “Noi non abbiamo aumentato le tasse, anzi alcuni tipi di imposta sono addirittura diminuiti. Il boom delle entrate fiscali è legato ad un processo di emersione favorito dalla politica attuata dal governo Prodi”. Poi continua: “Pagare le tasse , non è piacevole per nessuno. Molto dipende dal clima che si respira”. Ed ancora: “l’attività dell’agenzia delle entrate è stata più incisiva mettendo fine al clima di lassismo del precedente governo: la maggiore probabilità di accertamenti spinge i contribuenti a fare il proprio dovere”.
Tali affermazioni fanno accapponare la pelle e confermano il delirio di onnipotenza dell’ormai caduto governo Prodi.
1) Le tasse non sono aumentate: evviva! Probabilmente i milioni di italiani che hanno versato il 70% del loro redditi al fisco, INPS ecc. non sanno fare i conti
2) Alcune tasse sono diminuite: peccato che non ha detto quali. In ogni caso il contribuente non si diverte più con il “gioco delle tre carte”, quindi se una tassa aumenta e l’altra diminuisce ciò che conta è l’effetto cumulato
3) Pagare le tasse non è piacevole per nessuno: il vice smentisce il ministro TPS che ha affermato il contrario nelle celebre massima “le tasse sono una cosa bellissima!”
4) L’attività delle agenzie delle entrate è stata più incisiva: questo significa che se non c’è lui al ministero, negli uffici si tirano le dita? A proposito, voi ricordate un governo di destra o di sinistra che non si curasse di riscuotere le imposte? O che fosse indifferente in ambito fiscale? O che non abbia “costruito” una finanziaria sulla base delle entrate fiscali? O con il quale non abbiamo pagato le tasse? Io no.
5) La maggiore probabilità di subire accertamenti spinge i contribuenti a fare il proprio dovere: secondo me, se aumentano le tasse e aumentano i controlli è probabile che i contribuenti si deprimano oppure cerchino il modo per fuggire all’estero. In ogni caso ricordate cosa dicevamo nel post sul libro di Giannino, e ciò che quello che succede in questi casi è che diminuisce la voglia di lavorare e la produttività? E di conseguenza le imposte che si pagano?
Per concludere aggiungo che meno male che Visco dovrebbe essere un viceministro tecnico e non politico. E le sue affermazioni sono tecniche o politiche? Lascio giudicare a voi.