giovedì 6 settembre 2007

IL DOTTORE E LE TASSE: QUATTRO CHIACCHIERE SU VALENTINO ROSSI ED IL TOMENTONE DELL'ESTATE

Il fatto. Il 3 agosto scorso il pluricampione di motociclismo Valentino Rossi ha ricevuto un avviso d’accertamento dall’Agenzia delle Entrate di Pesaro con il quale gli sono state richieste imposte, sanzioni e interessi per un totale di 112 milioni di euro. La contestazione si origina dal fatto che il “doctor” risiede in Gran Bretagna, ed ha pertanto pagato là le imposte previste dall’ordinamento inglese.
Il fisco italiano non ha creduto a Valentino Rossi, ritenendo che egli risieda in realtà in Italia, ed ha provveduto a calcolare le imposte dovute dallo stesso sulla base delle aliquote “nostrane”. Dove sta’ lo scandalo? A sentire i vertici della GDF, intervistati dai giornalisti di numerosi quotidiani e periodici, il peccato di finta residenza all’estero è piuttosto diffuso, ed infatti numerosi sono i controlli che vengono effettuati tutti gli anni per contrastare il fenomeno dell’evasione internazionale. Nella rete del fisco sono infatti finiti decine di professionisti, medici, chirurghi, musicisti, sportivi ed altro, che hanno deciso di cambiare aria per alleggerire il carico fiscale.
In effetti Vale è in buona compagnia, anche per quanto riguarda gli sportivi delle due e quattro ruote, da Giancarlo Fisichella a Loris Capirossi.
Al di là del fatto che sia giusto o sbagliato cercare di ridurre il carico fiscale, quello che mi inquieta è l’effetto mediatico della notizia. E cioè: come mai in questo caso la notizia è finita sulla stampa alla velocità della luce, mentre nel caso di accertamenti ad altri soggetti o anche a campioni è quasi passata in sordina? Certo, l’importo richiesto con l’accertamento è veramente da record, ma come mai, proprio in un periodo di grande slancio, almeno mediatico, di lotta all’evasione, è apparsa questa notizia? L’effetto sicuro è che a Valentino la patente di evasore fiscale non gliela toglie più nessuno, né una sentenza di assoluzione, né il pagamento delle imposte in base ad un concordato.
Il messaggio proveniente dal Ministero delle Finanze, ed in particolare da Vincenzo Visco, è questo: attenti contribuenti, se non pagate le tasse, noi vi scoveremo e vi perseguiteremo ovunque, quindi è meglio che paghiate subito!
Poi, nei giorni successivi, abbiamo pure dovuto sorbirci i consigli dispensati da Giancarlo Fisichella, che dall’alto del suo pulpito, di ex finto residente a Monte Carlo, ha detto che lui ha preferito pagare e regolare tutte le sue pendenze con il fisco. Il quale l’avrebbe non solo perdonato, ma anche promosso a testimonial nella lotta contro l’evasione, in qualità di evasore pentito. Quindi il consiglio a Vale: PAGA ANCHE TU! Facile a dirsi, ma pagare 112 milioni di euro per “sanare” 43,7 milioni di compensi percepiti, è un po’ diverso. Sarebbe come dire: sig. Rossi ci dia tutto quello che ha guadagnato come pilota nella sua carriera, comprese le auto, la villa di Tavullia e lo yacht e siamo a posto così. L’appartamento di Londra glielo lasciamo, non siamo mica pirati, noi.
Più volte si è parlato del diritto alla privacy che qualunque cittadino ha, tranne, a quanto pare, le persone famose ed i politici, dei quali la morbosa curiosità dei media e quindi dei cittadini, vogliono sapere tutto, anche “se fanno le puzzette in ascensore”.
Io penso che se un cittadino commette uno sbaglio di carattere amministrativo, o anche penale, sempreché non ammazzi nessuno, o commetta altri crimini gravi, non andrebbe sputtanato ai quattro venti.
Nel caso di Rossi, non siamo di fronte ad un delinquente comune, ma ad una persona che, consultandosi con degli esperti, ha compiuto una scelta di tax planning che gli consentisse di risparmiare legalmente sulle imposte dovute. Se l’ordinamento italiano o quello inglese, o entrambi, hanno delle falle, non è certo colpa sua. Il colpevole è piuttosto il sistema, che non ha saputo trovare soluzioni ai (pochi) casi analoghi. Per questo, trovo inaccettabile la crocifissione di Valentino, come se avesse incassato i proventi della sua attività da cittadino residente in Italia, e non avesse versato alcunché al fisco, senza alcuna giustificazione, o peggio, avesse occultato il suo reddito tramite artifizi contabili. Come se fosse un ambulante abusivo o un qualsiasi lavoratore “in nero”, come tanti ce ne sono nel nostro paese, ma che, proprio perché sono in nero, non ci è dato di vederli per metterli alla gogna. Eh si! Se è vero che un evasore fiscale fa schifo, lo fa anche chi lavora in nero, perché non danneggia solo sé stesso, ma anche lo Stato, privandolo delle risorse necessarie. Ma purtroppo, in Italia, ci sono troppe persone che pensano che l’evasione fiscale sia tollerabile se fatta da chi fatica a campare, mentre è odiosa se viene commessa dai ricchi o da quelli che di imposte ne evadono molte. Come sempre è tutta una questione di falsi principi, piegati alle proprie idee o ideologie, volte a coprire e giustificare gli amici e per potersi scagliare contro i nemici. E’ per questo che in Italia ci sono politici che fanno la lotta all’evasione degli altri, perché loro non pagano nulla, prendono pensioni d’oro dopo due anni e ½ di legislatura, ma vogliono giustamente alzare l’età pensionabile, vivono negli agi, spesso intollerabili, ma dicono che bisogna fare dei sacrifici per ripianare il debito pubblico che loro stessi, grazie alla sempre esagerata spesa pubblica, hanno contribuito a creare. CONTINUIAMO COSI’….
Noi siamo con Valentino Rossi e gli auguriamo di chiarire la sua posizione con il fisco e di dimostrare la sua innocenza nelle sedi opportune. FORZA VALE!!!

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