venerdì 30 novembre 2007

Bologna: come ti affitto 250 immobili senza pagare (o quasi) le tasse!

Questa è l’agenzia catturata ieri dalla rassegna stampa del mio blog. Se il TG vi è scappato, potete guardarvi questo.Mi sembra che valga la pena aggiungere qualche commento.
L’evasione fiscale sappiamo che è un male oscuro che affligge molti italiani. Un male che è oscuro proprio perché se uno evade cerca di non farlo sapere a nessuno, si nasconde, dissimula. E’ vero, capita anche che ci siano grandi evasori spregiudicati che non pagano imposte, ma allo stesso tempo godono di un tenore di vita molto più alto rispetto al reddito dichiarato, e pertanto si espongono al rischio di essere “pizzicati”. Ma nella normalità dei casi l’evasore cerca di vivere nell’ombra senza eccedere troppo. Nell’episodio successo a Bologna siamo in presenza di persone normali che conducono un’esistenza morigerata, senza lussi o sfarzi, si comportano da insospettabili.
Qui si parla di una famiglia che, stando alle accuse, ha nascosto addirittura degli immobili, tanti, troppi. Ma come si fa a nascondere un patrimonio immobiliare così vasto???
Forse qualcuno penserà che grazie alla famigerata lotta all’evasione fiscale lanciata dal Governo Prodi e da Vincenzo Visco, è ora possibile stanare tutti gli evasori. Io non la penso così.

Come fa il fisco a tassare gli immobili? E come fa i controlli? Adesso vi spiego cosa può essere successo.
Tutti sanno che per acquistare o vendere immobili bisogna andare dal notaio e che tutti gli atti di compravendita vengono iscritti all’Ufficio del Registro, presso l’Agenzia delle Entrate, nonché nel Nuovo Catasto Edilizio Urbano gestito dai Comuni. Quindi sia il fisco italiano, sia quello locale sanno chi possiede beni immobili.
Se si locano dei fabbricati occorre poi registrare il contratto presso l’ufficio del registro e comunicare la cessione fabbricato alla Questura. Se il contratto non viene registrato e si falsificano i timbri dell’Ufficio del Registro, ovviamente, vengono perse molte informazioni, ma non tutte.
Nel modello Unico vanno infatti indicati tutti i fabbricati posseduti ed i rediti derivanti dalle locazioni. Se si omette l’indicazione di qualche immobile, probabilmente si viene “scoperti”, perché il sistema sa quali sono gli immobili posseduti. Lo stesso dovrebbe avvenire se i canoni di locazione fossero dichiarati in misura inferiore a quanto risultante dal contratto registrato. Pertanto si suppone che gli immobili siano stati indicati nel quadro RB del modello Unico, ma li si sia considerati “sfitti” cioè vuoti e quindi tassati sulla base della rendita catastale e non del reddito da locazione.
Quindi la domanda che io mi pongo è la seguente: come diavolo è possibile che esistano tanti immobili che al fisco risultano sfitti e che in realtà sono abitati da anni? Voglio dire, come si fa a far credere all’Agenzia delle Entrate di possedere tanti fabbricati vuoti, per anni e anni, senza che a nessuno sorgano dei dubbi. Come si fa a nascondere che gli immobili sono in realtà affittati?
I controlli così tremendi previsti dalla nuova ondata della lotta all’evasione sono in grado di far chiudere un negozio che non emette qualche scontrino, magari di pochi euro, ma non sono in grado di sapere se un immobile è vuoto oppure no?
Badate bene che non è difficile scoprire se in una casa ci abitano oppure no. Basta andarci e guardare. Certo è più facile far pagare i contribuenti perché il loro reddito d’impresa o professionale si discosta dagli studi di settore, ma la legge, anche se non piace, deve essere uguale per tutti.
Ebbene, veniamo al punto. Non si tratta di capire se per merito degli ultimi controlli sulle locazioni non dichiarate siano in realtà state scoperti molti o pochi casi simili a questo con conseguente recupero di imposte evase. Il problema è di sistema, di metodo. Voglio dire, se anche i militari della GDF venissero mandati a perquisire tutte le abitazioni d’Italia a tappeto, per scoprire inquilini “in nero”, occorrerebbero parecchi anni per finire il giro. E poi bisognerebbe ricominciare. Sarebbe sufficiente sfruttare tutte le informazioni di cui il Ministero delle Finanze può disporre gratis, fra cui le residenze dichiarate dai cittadini, l’esistenza e l’intestazione delle utenze nei fabbricati ecc.., e incrociarle” fra loro per mezzo di un software di controllo appositamente realizzato. La tecnologia informatica può aiutare molto chi vuole essere aiutato. Ma lo Stato vuole davvero fare la lotta all’evasione? E, soprattutto, anche quando vuole farla, è disposto ad andare fino in fondo, fino all’ultimo evasore? Io nutro non pochi dubbi. Anche perché la politica ha bisogno di consensi e non può certo perderli tutti per difendere un giusto principio. Nel frattempo, non ci resta che pagare le tasse altrui, cioè quelle che paghiamo al posto degli altri che le evadono, perché lo Stato non vuole combattere a fondo l’evasione. Il che non è male, dopo le tasse che si pagano per coprire le spese pazze dello Stato, gli sperperi e gli appannaggi della casta.

venerdì 23 novembre 2007

La tassazione dei redditi delle prostitute. Come il fisco vuole tassare le "lucciole"

Dopo aver letto i giornali nei giorni scorsi fra cui vi segnalo l’articolo del Corsera, che riportano la notizia che la Commissione Tributaria Regionale della Lombardia che ha condannato una ex prostituta al pagamento di circa 70 mila euro di imposte evase, sanzioni e interessi per i redditi non dichiarati negli anni della sua attività, sorgono alcuni interrogativi. Pur non avendo in mano la sentenza vorrei esprimere alcune osservazioni.
Il giudice tributario ha sentenziato che la donna non è riuscita a fornire la prova anche documentale che il suo reddito derivasse effettivamente dall’attività di prostituzione e i relativi ammontari prodotti. Quindi mi pare di capire che il vero problema non è tanto se tassare o meno i redditi da prostituzione, quanto piuttosto la dimostrazione che effettivamente di tali redditi si tratti. In mancanza di prova infatti, il fisco potrebbe tranquillamente pensare che la signora non abbia mai esercitato il mestiere più antico del mondo, ma semplicemente svolto un’attività in nero poi “coperta” con una bugia. Vi dirò di più. Visto che in Italia abbiamo tanti evasori fiscali, vogliamo avere anche altrettanti sedicenti prostitute o “prostituti”, nel momento in cui il loro tenore di vita viene passato al setaccio dalla GDF o dell’Agenzia delle Entrate? Chi non sarebbe disposto a mentire pur di scampare all’accertamento fiscale? A parte il problema morale…
Perciò mi sentirei di tranquillizzare chi svolge quell’attività che non gli verrà chiesto di pagare le tasse sui redditi prodotti. Giusto o sbagliato che sia. Infatti in altri Stati europei le prostitute pagano le tasse e versano i contributi previdenziali. E magari pagano anche l’assicurazione per gli infortuni sul lavoro. Non si sa mai…
A livello processuale tributario, la prova dell’effettivo esercizio dell’attività la si potrebbe fornire esibendo i verbali delle forze dell’ordine in occasione delle “retate” oppure chiedendo una dichiarazione della Questura in cui si indica che la persona è dedita (o lo è stata) alla prostituzione. Forse il problema della donna di Milano lo potrebbero avere le escort di alto bordo, che magari non sono note alle forze dell’ordine. Ma di questo passo potrebbero trovarsi nei guai anche le semplici “mantenute” amanti o simili, che vivono di regali e di generosità (oltre che di amore) che conducono un tenore di vita ben superiore rispetto ai redditi dichiarati. In questo caso chiamare a testimoniare l’amante non è possibile perché nel processo tributario non è ammessa tale prova. Oppure se l’amante stesso, volendo salvare la sua bella, voglia e sia in grado esibire le ricevute delle rimesse che le ha effettuato.
Mi sorge un dubbio: non è che Visco ha trovato un nuovo filone d’oro per rimpinguare le casse dello Stato? Tanto si colpirebbero i ricchi…

venerdì 16 novembre 2007

La casta. Come spesa pubblica e costo della politica accrescono le tasse.

Con questo post non voglio fare una recensione del famoso libro di Stella e Rizzo, già peraltro citato in precedenza, ma vorrei solo trarre spunto per chiarire come la penso. Il libro l’ho letto l’estate scorsa e le vicende me le sono presto dimenticate, a parte quelle cult, che sono assolutamente indelebili. Come il costo per il mantenimento, manutenzione a altro del Quirinale che è pari al 224 milioni di euro nel 2007, pari a 4 volte il costo di Buckingam Palace. Gli aerei di stato che in Italia volano per 37 ore al giorno (su 24). Quell’ufficio presso la Camera dei Deputati in cui ai parlamentari viene rimborsato anche il costo di un Rolex d’oro, semplicemente sulla parola, se questi affermano di averlo smarrito fra i banchi dell’aula. Le auto blu concesse a tutti. I parrucchieri di Camera e Senato che guadagnano quanto un primario d’ospedale. Il nepotismo ed il clientelismo più sfrenato applicato come regola dagli uomini di potere. Il riciclaggio dei politici rimasti a piedi (i cosiddetti “trombati”). Le spese folli per le province e per le regioni le cui funzioni potrebbero anche essere facilmente accorpate, se non fosse che sono necessarie ad assegnare i posti ai clienti dei politici. Ecc…
La lettura del libro è senz’altro da consigliare a tutti, specie prima delle elezioni.
A dire il vero la domanda che mi sono posto quando ho terminato la lettura è: “Quando scrivono il secondo volume?” In effetti ad un osservatore esperto non sfugge la parzialità politica del libro, mascherata da imparzialità. Mi spiego. Il ritornello, ripetuto 50 volte, è che non è un problema di destra o di sinistra, che gli sperperi e i privilegi sono da attribuire a tutti i partiti, ai politici, di qualsiasi colore. Poi, però, quando si passa agli esempi pratici, con nomi, cognomi e partito d’appartenenza, si ricade sempre sul centro destra. Tranne poche eccezioni. Il partito più colpito è Forza Italia. La causa di questa parzialità è che gli autori purtroppo sono di parte. Ad esempio scrivono per il Corriere della Sera, che alle ultime elezioni si è schierato apertamente per il centrosinistra. Fra i ringraziamenti ci sono anche due persone che tutti ricorderanno come grandi amici del Cavaliere, quali Marco Travaglio e Peter Gomez, autori e coautori di memorabili quanto affascinanti e prive di parzialità pagine sull’attuale capo dell’opposizione. Ed è per questo che io consiglierei a Stella e Rizzo di scrivere “La Casta 2”, tanto per dare qualche altra chicca e ampliare il discorso, magari con quanto è successo “dopo” e cioè da quando è in carica il Governo Prodi.
Detto questo, lo spaccato della realtà italiana descritto è assolutamente intollerabile e io vorrei citarlo come esempio di come vengono malamente spesi i soldi pubblici. Ma cosa c’entra la spesa pubblica con le odiose tasse? C’entra eccome, perché l’aumento delle tasse degli ultimi anni è causato proprio dal bisogno della politica di aumentare la spesa pubblica. Aumento necessario per stipendiare tutti coloro che garantiscono il consenso, sia con incarichi e posti di lavoro diretti, sia con finanziamenti ad enti, associazioni e altro, che hanno permesso di incanalare voti e potrebbero rifarlo alle elezioni successive. E’ il costo della politica che ha reso necessario l’innalzamento delle tasse e ne rende problematica se non impossibile la riduzione.
Già, ma come liberarsi della Casta? Ho letto tanti giornali, numerosi blog e ho ascoltato le parole di Beppe Grillo, ma ancora non mi sembra che ci siano soluzioni praticabili. Il problema è che un qualsiasi tribuno della plebe, populista, che riesce a farsi eleggere in Parlamento, non avrà mai la forza di “cambiare” il mondo e subirà terribilmente il peso delle lusinghe delle cattive compagnie di vecchie volpi della politica. Sarebbe come mettere a guardia dell’Harem, non gli eunuchi, ma degli uomini, anche addestrati a non commettere atti impuri…. Se chi legge è di sesso maschile e in questo momento gli stà scappando un sorrisino……… allora vuol dire che ci siamo capiti!!!
E se devo reclutare delle guardie per un harem le scelgo donne che è meglio. Ma il problema della politica resta…. E le tasse pure…….

martedì 13 novembre 2007

Valentino Rossi. E ancora questa storia delle tasse!

Su quello che sta’ succedendo al nostro sette volte campione iridato in tema di tasse occorre fare un po’ di chiarezza. Prima di giudicare o lasciarsi andare a commenti fuori luogo.
L’art. 48 del D. Lgs. 31.12.1992, n. 546, contenente le norme che disciplinano il contenzioso tributario, è intitolato “conciliazione giudiziale”. E’ questo l’istituto applicabile alle controversie tributarie poste in essere da Valentino Rossi avverso gli avvisi di accertamento notificatigli da parte dell’Agenzia delle Entrate di Pesaro. Senza voler fare una trattazione scientifica troppo accurata e pesante da digerire, diciamo che la conciliazione giudiziale ha le seguenti caratteristiche:
1. Si può chiedere quando esiste un contenzioso tributario non ancora definito: cioè si è ricevuto l’avviso d’accertamento o la cartella di pagamento e si è proposto ricorso in Commissione Tributaria Provinciale e si è in attesa della prima udienza per la discussione del merito.
2. Entrambe le parti possono richiederlo: sia il contribuente ricorrente, sia l’Agenzia delle Entrate (resistente). Il tentativo lo può esperire anche la stessa Commissione Tributaria.
3. E’ possibile richiedere la conciliazione anche nel corso della prima udienza prevista per la discussione del ricorso.
4. Può essere totale, cioè riguardare tutte le questioni oggetto della lite, oppure parziale.
Si può chiedere per tutte le controversie di competenza delle Commissioni Tributarie ad eccezione di quelle aventi ad oggetto sole sanzioni tributarie.
5. L’effetto della conciliazione è “l’estinzione totale del giudizio” oppure “parziale”.
6. Il vantaggio per il contribuente è che consente di rideterminare, in contraddittorio, il reddito imponibile (per le imposte dirette) o le operazioni rilevanti (per l’IVA). Oltre alle minori imposte ricalcolate sui nuovi imponibili, sono dovute le sanzioni ridotte a 1/3 di quelle irrogate( almeno pari ad 1/3 del minimo edittale). Quello per il fisco è che prende meno soldi ma li prende!
7. La conciliazione giudiziale si perfeziona con il versamento, entro 20 giorni dalla data del processo verbale, dell’intera somma dovuta o della prima rata, nel caso sia stata concessa la rateazione, verso presentazione delle idonee garanzie (fideiussioni bancarie o polizze fideiussorie). Se non viene pagata anche una sola delle rate successive o il fideiussore non paga, le somme dovute vengono iscritte a ruolo dall’Agenzia delle Entrate e riscosse coattivamente.

Vorrei chiarire una volta per tutte che la conciliazione giudiziale non è un modo per fare “lo sconto” agli evasori, perché il presupposto è un vantaggio per l’Amministrazione Finanziaria. Infatti nella proposta di conciliazione deve essere contenuta la motivazione che deve obbligatoriamente prevedere un vantaggio per il fisco. Che può essere la riscossione sicura ed in tempi brevi di una parte delle somme richieste, di ridurre il contenzioso, di evitare l’addebito delle spese di difesa del contribuente vittorioso (se la CTP le riconosce). Quindi se l’Agenzia delle Entrate rinuncia ad una parte del credito, non lo fa per privilegiare qualcuno che, per sua fortuna, già lo è, ma in ossequio alla legge e con tutte le motivazioni del caso che sono coerenti con il buon andamento dell’attività amministrativa.
Altra cosa. La conciliazione giudiziale è per tutti coloro che si trovano in una certa situazione processuale tributaria. Non è privilegio di pochi.
Per concludere la mia opinione. Come ha detto il Prof. Ukmar in una intervista di ieri, il problema di fondo è che il campione ha bisogno di tranquillità per correre, e questa non è possibile in presenza di contenziosi con il fisco di questa entità. Poi c’è il danno all’immagine, che costa in termini di minori incassi per sponsorizzazione. Non è che il collegio difensivo di Valentino non sia convinto delle sue buone ragioni, ma forse il gioco non vale la candela…
Come sempre la verità sta’ nel mezzo…
O forse anche nelle recenti modifiche del diritto tributario inglese, che ha innalzato considerevolmente le aliquote per gli stranieri residenti nel Regno Unito, ma che conseguono i loro redditi fuori dallo stesso. Chissà….

lunedì 12 novembre 2007

Valentino Rossi. Ancora sta’ storia delle tasse

Nelle ultime ore si leggono notizie di un possibile accordo fra Valentino Rossi e l’Agenzia delle Entrate di Pesaro in merito all’avviso d’accertamento milionario ricevuto dal campione l’estate scorsa. Fra gli altri vi segnaliamo:
http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/motomondiale/200711articoli/12038girata.asp
Dell’argomento ci siamo già occupati di ritorno dalle vacanze, ma è giusto spendere qualche parola per chiarire i dubbi dei fans e del popolo della rete che, mi sembra, "naviga" un po’ nel buio…
Ho letto su alcuni blog che c’è gente inc….ta perché ritiene che l’accordo presunto sia il solito modo di premiare gli evasori famosi, con corsie preferenziali e per massacrare gli altri poveri contribuenti!
Santa ignoranza!!! Mi sa che il nostro commercialista dovrebbe un po’ illuminarci su questo argomento di attualità. Intanto io mi limito a dire che pensavo che a difendere Valentino Rossi fosse Victor Ukmar, il quale aveva già annunciato battaglia per difendere il suo assistito da quella che ha definito una bufala. In ogni caso, anche in passato, i mega accertamenti fatti ai vip, si sono per lo più conclusi con conciliazioni giudiziali. Il motivo è semplice: nella realtà le situazioni sono sempre un po’ ingarbugliate e tutti hanno almeno qualche ragione, quindi perché litigare e correre il rischio di non ottenere nulla? Meglio accordarsi su una cifra minore ed evitare di pagare le spese di giudizio in caso di soccombenza. Ma voi ci avete pensato a quanto gli costava al Ministero delle Finanze la parcella del difensore di Rossi, se quest’ultimo vinceva il contenzioso?
Probabilmente qualcuno non ci ha dormito la notte. E poi che figura davanti ai media, Vale che festeggia la sua vittoria sul fisco…. Ah, a proposito, in tal caso, le spese di giustizia del fisco perdente venivano pagate con le nostre tasse! Quindi, meglio un accordo.

venerdì 9 novembre 2007

Gli acconti d'imposta di novembre

A parte gli interventi polemici di BML, occorre ora concentrarsi davvero molto per il calcolo degli acconti d’imposta di fine novembre. Infatti per il versamento della seconda rata di IRPEF, addizionale comunale, IRAP e IRES, previsto per il 30 novembre, quest’anno ci sono alcune novità che impongono una notevole attenzione ai conteggi. Vediamo la sintesi degli adempimenti e cosa cambia rispetto al passato.

IRPEF: Il 2° acconto è pari al 60% del 99% dell’importo indicato sull’Unico 2007 redditi 2006 al rigo RN23 (se questo è positivo e pari al meno a 51,65 €). Nel caso in cui l’acconto complessivo, pari al 99% del rigo differenza, sia inferiore a € 257,52, l’’intero importo va versato in unica soluzione il 30 novembre.

ADDIZIONALE COMUNALE: Da quest’anno è dovuto anche l’acconto sull’addizionale comunale dovuta per il 2007, pari al 30% del rigo RV1 dell’Unico 2007, moltiplicato per l’aliquota deliberata dal Comune di residenza al 1° gennaio 2007. Dall’acconto così calcolato si sottrae quanto già trattenuto dal datore di lavoro, il cui importo è indicato al rigo RC13. L’aliquota da utilizzare per il calcolo è reperibile dal link:
http://finanze.gov.it/dipartimentopolitichefiscali/fiscalitalocale/addirpef/index.htm

IRES: Le società di capitali versano il secondo acconto IRES pari al 60% dell’importo indicato al rigo RN16 dell’Unico 2007 . Nel caso in cui il 1° acconto (di giugno) non raggiunga l’importo di 103€, si versa tutto in unica soluzione entro il 30 di novembre, con importo pari a quanto indicato al rigo RN16.


IRAP (per persone fisiche con reddito d’impresa o lavoro autonomo e società di persone): la seconda rata d’acconto è pari al 60% del 99% dell’importo indicato al rigo IQ90 del modello IRAP dell’Unico 2007 (se questo è superiore a 51,65€).

IRAP (per le società di capitali): il 2° acconto è uguale al 60% dell’importo indicato al rigo IQ104 del modello IRAP compreso nell’Unico 2007, sempre che l’importo del 1° acconto 2007, pari al 40% del rigo citato, sia pari almeno a 103€. Diversamente si versa l’acconto in unica soluzione a novembre.

COMPLICAZIONI: Ce ne sono almeno due. La prima è relativa alle spese di telefonia fissa e mobile sostenute nel 2006, che dal 2007 hanno subito una forfetizzazione della deducibilità all’80% per entrambe. Cosa c’entra con reddito 2006 che si prende a base per il calcolo degli acconti? C’entra, visto che, dal momento che il fisco non conosce le componenti reddituali 2007, come non le conoscono del tutto nemmeno gli interessati, il legislatore ha imposto ai fini degli acconti (nella Finanziaria 2007) di ricalcolare l’imponibile 2006, sulla base della deducibilità dei costi rettificata a partire dal 2007! E’ quanto previsto al comma 403 della legge 296/06 cioè la Finanziaria 2007.
Il ricalcolo dell’acconto sarà obbligatorio se peggiorativo per il contribuente, mentre sarà facoltativo in caso contrario. Al fine di stabilire questo occorre calcolare il rapporto fra i costi sostenuti nel 2006 per la telefonia mobile rispetto a quella fissa. Se tale rapporto è superiore a 0,665 il ricalcolo non sarà necessario, altrimenti sarà facoltativo. La formula, se ci si vuol divertire, si ottiene impostando una normale equazione a due incognite, pari ai costi per telefonia fissa e mobile per il 2006.
L’altra complicazione riguarda i costi per le auto che hanno subito numerose variazioni negli ultimi tempi, come è scritto in un recente post di questo blog. In questo caso il ricalcolo è facoltativo e serve a ridurre eventualmente l’importo dell’acconto, in considerazione del fatto che nel 2006 i costi auto erano pari a 0 per le imprese e al 25% per i lavoratori autonomi. Oggi la deducibilità è invece pari al 40% per tutti. In questo caso le istruzioni non sono molto chiare e l’effettuazione del conteggio oltre a non essere agevole non è sicuro dal punto di vista dei possibili “recuperi” da parte dell’Agenzia delle Entrate. Quindi, se ne consiglia l’utilizzo solo a coloro che hanno dei costi per le auto molto importanti e per i quali il beneficio può superare gli oneri del calcolo ed il rischio di errori che si corre.
Questa è solo una piccola panoramica di cosa c’è di nuovo in tema di acconti d’imposta 2007. Come si può vedere ce n'è abbastanza per spremersi le meningi.

lunedì 5 novembre 2007

Consiglio del giorno

Consiglio del giorno (ma è valido per tutto l’anno):
“Non crediate che i soldi delle tasse servano di più allo Stato che a voi”
Anche se siamo abituati a vedere le facce dei politici, dal Presidente del Consiglio al Ministro dell’Economia, che piangono miseria e tirano fuori il buco dei conti pubblici (causato sempre dal governo precedente), l’indebitamento dello Stato, la sfortuna della congiuntura economica che comporta minori entrate ecc….. non dobbiamo farci fregare!
Infatti non è detto che le ragioni del fisco siano più importanti delle vostre. Se voi non avete da mangiare, per esempio, o vi mancano cose essenziali per la vita, tipo un posto dove dormire o qualsiasi altra cosa che è assolutamente INDISPENSABILE, allora quei pochi soldini forse potete tenerveli in tasca….. senza avere rimorsi di coscienza o correre il rischio di finire all’inferno.
Pensate ora dove vanno a finire i soldi delle vostre tasse. Alcuni finiscono ben spesi perché impiegati per scopi nobili e assolutamente indispensabili, altri un po’ meno, altri ancora vengono rubati o dilapidati…. Perché il vero problema dell’Italia non è l’evasione fiscale, come da mesi, anni, vogliono farci credere, ma la spesa pubblica che non è più sotto controllo. Peccato però che i politici non siano disposti a rinunciare ai propri privilegi, appannaggi milionari ecc… e tanto meno sono disposti a mettere a dieta gli enti inutili, le amministrazioni pubbliche che tanto costano e a nulla servono, le opere pubbliche che non vengono mai finite, quelle che finite, non vengono mai utilizzate, ecc….. segue elenco di molti gigabyte!
Quindi non vi sto dicendo di non pagare le tasse, ma semplicemente di pensarci, quando vi accingete a farlo!
Quello che succede oggi è come ciò che accadeva in passato quando non c’era ancora la democrazia, quando i signori e padroni spremevano i contadini fino all’osso, e facevano veramente la fame…, e poi sperperavano le ricchezze in mille modi, per sé e per i nobili, i cortigiani, gli oligarchi, funzionari, ecc… Ai tempi nostri è uguale, con i nostri sacrifici si mantiene la Casta, ma anche tutti quei soggetti amici della casta, raccomandati, mangiapane a tradimento ecc….
Ma il bello sapete cos’è? E’ che oggi siamo noi ad eleggere i governanti… possiamo scegliere…noi abbiamo il potere…. A parte il fatto che oggi il benessere è diffuso e si vive molto meglio, che cosa è cambiato? Se qualcuno ha la risposta ce la comunichi…..

venerdì 2 novembre 2007

No tax area a 10.000 €

Sig!!! Nel mio ultimo post, dopo un grosso spremere di meningi, avevo partorito l'idea originale di portare la no tax area a 10.000 euro per tutti.... ebbene, oggi, navigando sulla rete scopro che ben 2 mesi fa c'è qualcuno che ne stava già parlando! Ho letto di un incontro segreto avvenuto (forse) fra Tremonti, Bossi e Calderoli, che aveva ad oggetto proprio l'innalzamento della no tax area a 10.000 euro. Quando uno ha un'idea buona.... A dire il vero io ho un po' sparato, perchè sapevo che forse a livello di bilancio dello Stato era arduo sostenere le minori entrate prevedibili per la modifica, però.... ci ho beccato!!! Forse dovrei fare il politico... Mi accontenterei anche di un posto come direttore dell'Agenzia delle Entrate!