mercoledì 4 marzo 2009

L’OCSE: L’ITALIA DEVE RIDURRE LE TASSE SUI REDDITI DA LAVORO

L’ultimo rapporto dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sullo stato dell’economia degli Stati europei (riferito al 2007) ha dato questo bel consiglio al nostro Paese.
L’idea di ridurre le tasse per me è sempre buona. Ed in modo particolare quando riguarda i redditi da lavoro. Quello che non viene specificato nei dispacci delle agenzie lette su internet (il rapporto non l’ho letto, ma se avete tempo…) è a quale tipo di lavoro si faccia riferimento. Se la riduzione delle imposte è auspicabile solo per i redditi di lavoro dipendente, seppure di fascia bassa, mi pare che l’idea sia parziale.
Dobbiamo considerare che in Italia i lavoratori autonomi sono tanti, professionisti, artigiani e commercianti e anch’essi sono uguali di fronte alla scure del fisco. Almeno in teoria! Consideriamo due lavoratori A e B, con il medesimo reddito annuo, poniamo di 15.000 euro lordi all’anno. A è un lavoratore dipendente mentre B un autonomo. Per quale motivo i due lavoratori devono pagare imposte differenziate a seconda del tipo di lavoro che svolgono?
Per quale motivo un dipendente, che già gode di molti privilegi in più rispetto ad un lavoratore autonomo ( o se preferite, meno svantaggiato), basti citare la possibilità di “mettersi in malattia”, le ferie pagate o la liquidazione del TFR al momento della pensione, deve essere privilegiato rispetto ad un lavoratore autonomo?
L’unica differenza che mi viene in mente è ideologica: il dipendente è buono, l’autonomo è cattivo.
Le ragioni sono due. La prima è che il dipendente guadagna di meno e quindi è più debole e quindi è più simpatico (ma ci sono anche dipendenti che guadagnano parecchio!).
La seconda è che il dipendente paga le tasse, mentre l’autonomo le evade.
E così torniamo sempre allo stesso concetto: i 15.000 euro di reddito del dipendente sono reali, mentre quelli dell’autonomo sono solo il dichiarato, in realtà ne guadagna almeno 25.000, di cui 10.000 esentasse.
In un Paese civile bisogna battersi contro ogni pregiudizio e questo lo è senz’altro. Non si può considerare un cittadino evasore solo perché non ha una busta paga in tasca.
L’evasione fiscale c’è, è’ vero, ma bisogna fare attenzione a come la si combatte. Se la lotta all’evasione è viziata dal pregiudizio, allora un giorno ci sarà qualcuno che penserà di arrestare tutti i lavoratori autonomi, fino alla confessione, sul presupposto che sono tutti evasori.
Quindi, è vero che gli evasori si “nascondono” prevalentemente fra i lavoratori autonomi, ma non è vero che tutti i lavoratori autonomi sono evasori.
Perché allora non parliamo semplicemente di “redditi bassi”, indipendentemente dal tipo di lavoro che un cittadino svolge? A me sembra politicamente più corretto … e peraltro le discriminazioni di qualsiasi natura sono vietate dalla nostra Costituzione, o no?
Ultima considerazione. Se un dipendente perde il posto, e purtroppo di questi tempi succede, ha gli ammortizzatori sociali e non finisce sulla strada. Almeno immediatamente.
Se un lavoratore autonomo chiude bottega perché i suoi clienti principali sono falliti o hanno ridotto le collaborazioni a causa della crisi, chi glielo dà un sostegno? Questo grazie al rispetto dell’uguaglianza che tanti politicanti o sindacalisti predicano ma in cui non credono affatto.

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