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venerdì 2 maggio 2008

I redditi degli italiani su internet. Sei d'accordo?

Ancora lui, Vincenzo Visco, vice ministro delle Finanze, ancora in carica per poche ore, si è macchiato di un’ultima gravissima colpa nei confronti dei tanto odiati (da lui) contribuenti.
Per chi era in vacanza, il 30 aprile si è consumata una triste pagina per la repubblica, un atto osceno in luogo pubblico, la rete, in cui le informazioni circolano in tempo reale verso tutti coloro che le cerchino…
Questa volta il più odiato vice-ministro della storia, che già si era guadagnato le stellette sul campo in numerose occasioni, ha voluto compiere la sua ultima vendetta contro gli evasori (che per lui sono tutti i contribuenti). Proprio lui, che il suo partito non ha neppure candidare alle ultime elezioni politiche, per non perdere milioni di voti, ha voluto confermare per sempre la sua fama di cattivo.
Ebbene, sul sito dell’Agenzia delle Entrate, sono apparsi gli elenchi dei contribuenti italiani del 2005, con i relativi redditi dichiarati da ciascuno. Grazie ad uno scoop di Italia Oggi, migliaia di internauti hanno potuto, nella mattina del 30 aprile, consultare liberamente quanto hanno dichiarato i contribuenti italiani. E si è così scatenata la curiosità di confrontare il proprio reddito con quello di amici, conoscenti, vicini di casa, parenti, colleghi di lavoro, personaggi famosi, politici, imprenditori, concorrenti ecc…………..
L’abbuffata è stata grassa per tutti quelli che ne hanno approfittato… tanto che il sito del ministero è andato in tilt (per eccesso di rialzo)….finché il Garante della Privacy non ha obbligato l’Agenzia delle Entrate a sospendere la consultazione on line degli elenchi.
Al di là degli aspetti giuridici, di cui si occuperà il nostro esperto fiscale in un prossimo intervento, occupiamoci del lato pratico della cosa.
1) A CHI GIOVA? Premesso che l’Agenzia delle Entrate, i Comuni e, in generale, tutti coloro che appartengono alla magistratura e alle forze dell’ordine, possono già consultare i dati dei contribuenti, qualora ne abbiano la necessità, a chi è rivolta la pubblicazione? Ovviamente alla totalità dei cittadini, che nulla hanno a che fare con i dati pubblicati. Pertanto, la conoscenza da parte loro è destinata UNICAMENTE A SODDISFARE LA PROPRIA CURIOSITA’. Quindi è totalmente inutile!!!
2) LA LOTTA ALL’EVASIONE. Qualche rincretinito ha addirittura detto che se tutti sanno il reddito dichiarato da tutti, dai confronti che la gente potrà fare, ci sarà un maggiore impulso alla lotta all’evasione! Cioè: se io vedo che il mio vicino di casa si compra la Porsche ed io so che non guadagna abbastanza per permetterselo, allora posso andarlo a denunciare alla GDF o all’Agenzia delle Entrate perché gli facciano un accertamento. BINGO. Se questo comportamento lo tengono 60 milioni di italiani, rispetto a loro conoscenti, nemici ecc…. le denunce che verranno inoltrate quante saranno? Chi si occuperà di riceverle? E chi avrà il compito di verificare se ci sono elementi che facciano supporre un’evasione fiscale? Il fatto è che c’è già chi si occupa di lotta all’evasione in Italia e non c’è bisogno di tanti piccoli Sherloch Holmes che si mettano ad indagare su cose che probabilmente non sono nemmeno in grado di capire!
3) IL DIRITTO ALLA PRIVACY. Se il reddito dichiarato dai contribuenti non è un dato sensibile e quindi tutelato dalla legge sulla Privacy, allora che cosa lo è? Diciamocelo chiaramente: A CHI FA PIACERE CHE GLI ALTRI SAPPIANO QUANTO GUADAGNA O QUANTO DICHIARA AL FISCO? Certo, moltissimi non hanno nulla da nascondere, ma perché mettersi alla berlina? Il fatto è questo: o esiste il diritto alla privacy oppure lo aboliamo e pubblichiamo su internet tutto, ma proprio tutto su tutti i cittadini, anche le cose più terribili e imbarazzanti, dalle cartelle cliniche al casellario giudiziario, passando per le abitudini ed inclinazioni sessuali ai dati del proprio conto bancario. Non vi piace più, cari curiosoni?
4) LA SOLUZIONE. CHI E’ SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA! Vale a dire, se proprio è una cosa così normale, quella di far sapere agli altri i fatti propri, allora propongo di pubblicare i dati fiscali di tutti quei contribuenti che vi acconsentano. Così sarebbe giusto, ma temo che non sarebbero molte le adesioni…..

venerdì 30 novembre 2007

Bologna: come ti affitto 250 immobili senza pagare (o quasi) le tasse!

Questa è l’agenzia catturata ieri dalla rassegna stampa del mio blog. Se il TG vi è scappato, potete guardarvi questo.Mi sembra che valga la pena aggiungere qualche commento.
L’evasione fiscale sappiamo che è un male oscuro che affligge molti italiani. Un male che è oscuro proprio perché se uno evade cerca di non farlo sapere a nessuno, si nasconde, dissimula. E’ vero, capita anche che ci siano grandi evasori spregiudicati che non pagano imposte, ma allo stesso tempo godono di un tenore di vita molto più alto rispetto al reddito dichiarato, e pertanto si espongono al rischio di essere “pizzicati”. Ma nella normalità dei casi l’evasore cerca di vivere nell’ombra senza eccedere troppo. Nell’episodio successo a Bologna siamo in presenza di persone normali che conducono un’esistenza morigerata, senza lussi o sfarzi, si comportano da insospettabili.
Qui si parla di una famiglia che, stando alle accuse, ha nascosto addirittura degli immobili, tanti, troppi. Ma come si fa a nascondere un patrimonio immobiliare così vasto???
Forse qualcuno penserà che grazie alla famigerata lotta all’evasione fiscale lanciata dal Governo Prodi e da Vincenzo Visco, è ora possibile stanare tutti gli evasori. Io non la penso così.

Come fa il fisco a tassare gli immobili? E come fa i controlli? Adesso vi spiego cosa può essere successo.
Tutti sanno che per acquistare o vendere immobili bisogna andare dal notaio e che tutti gli atti di compravendita vengono iscritti all’Ufficio del Registro, presso l’Agenzia delle Entrate, nonché nel Nuovo Catasto Edilizio Urbano gestito dai Comuni. Quindi sia il fisco italiano, sia quello locale sanno chi possiede beni immobili.
Se si locano dei fabbricati occorre poi registrare il contratto presso l’ufficio del registro e comunicare la cessione fabbricato alla Questura. Se il contratto non viene registrato e si falsificano i timbri dell’Ufficio del Registro, ovviamente, vengono perse molte informazioni, ma non tutte.
Nel modello Unico vanno infatti indicati tutti i fabbricati posseduti ed i rediti derivanti dalle locazioni. Se si omette l’indicazione di qualche immobile, probabilmente si viene “scoperti”, perché il sistema sa quali sono gli immobili posseduti. Lo stesso dovrebbe avvenire se i canoni di locazione fossero dichiarati in misura inferiore a quanto risultante dal contratto registrato. Pertanto si suppone che gli immobili siano stati indicati nel quadro RB del modello Unico, ma li si sia considerati “sfitti” cioè vuoti e quindi tassati sulla base della rendita catastale e non del reddito da locazione.
Quindi la domanda che io mi pongo è la seguente: come diavolo è possibile che esistano tanti immobili che al fisco risultano sfitti e che in realtà sono abitati da anni? Voglio dire, come si fa a far credere all’Agenzia delle Entrate di possedere tanti fabbricati vuoti, per anni e anni, senza che a nessuno sorgano dei dubbi. Come si fa a nascondere che gli immobili sono in realtà affittati?
I controlli così tremendi previsti dalla nuova ondata della lotta all’evasione sono in grado di far chiudere un negozio che non emette qualche scontrino, magari di pochi euro, ma non sono in grado di sapere se un immobile è vuoto oppure no?
Badate bene che non è difficile scoprire se in una casa ci abitano oppure no. Basta andarci e guardare. Certo è più facile far pagare i contribuenti perché il loro reddito d’impresa o professionale si discosta dagli studi di settore, ma la legge, anche se non piace, deve essere uguale per tutti.
Ebbene, veniamo al punto. Non si tratta di capire se per merito degli ultimi controlli sulle locazioni non dichiarate siano in realtà state scoperti molti o pochi casi simili a questo con conseguente recupero di imposte evase. Il problema è di sistema, di metodo. Voglio dire, se anche i militari della GDF venissero mandati a perquisire tutte le abitazioni d’Italia a tappeto, per scoprire inquilini “in nero”, occorrerebbero parecchi anni per finire il giro. E poi bisognerebbe ricominciare. Sarebbe sufficiente sfruttare tutte le informazioni di cui il Ministero delle Finanze può disporre gratis, fra cui le residenze dichiarate dai cittadini, l’esistenza e l’intestazione delle utenze nei fabbricati ecc.., e incrociarle” fra loro per mezzo di un software di controllo appositamente realizzato. La tecnologia informatica può aiutare molto chi vuole essere aiutato. Ma lo Stato vuole davvero fare la lotta all’evasione? E, soprattutto, anche quando vuole farla, è disposto ad andare fino in fondo, fino all’ultimo evasore? Io nutro non pochi dubbi. Anche perché la politica ha bisogno di consensi e non può certo perderli tutti per difendere un giusto principio. Nel frattempo, non ci resta che pagare le tasse altrui, cioè quelle che paghiamo al posto degli altri che le evadono, perché lo Stato non vuole combattere a fondo l’evasione. Il che non è male, dopo le tasse che si pagano per coprire le spese pazze dello Stato, gli sperperi e gli appannaggi della casta.