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lunedì 8 novembre 2010

La stangata del fisco sui redditi degli spagnoli

Qualche settimana fa ho letto su un quotidiano italiano un articolo che accennava alle misure della legge di bilancio prese nella vicina in Spagna, tendenti a recuperare maggiori incassi erariali con l’inasprimento delle imposte dirette sui redditi.
Per farla breve, pare che in Spagna l’aliquota fiscale per i redditi oltre i 175.000 euro è passata dal 22,5 al 23,5%. Di qui il titolo dell’articolo che parlava dei cosiddetti “paperoni” spagnoli super tassati dal fisco.
I redditi superiori a 120.000 euro hanno invece subito un incremento di aliquota dal 21,5% al 22,5%.
Considerando che i contribuenti spagnoli che vantano simili redditi sono circa 100.000, si parla di una stangata di importo compreso fra 1.700 e 2.000 euro annui procapite.
La cosa che mi sembra a dir poco scandalosa è l’entità del prelievo fiscale correlato ai redditi medio alti e alti, superiori a 120.000 e 175.000 euro annui.
In Italia, è bene saperlo, i redditi superiori alla ben più modesta soglia di 75.000 euro, scontano un’ IRPEF del 43%. Il che significa quasi il doppio rispetto alla Spagna. Già la cosa fa riflettere, visto che la Spagna è un paese europeo e non mi risulta che abbia livelli di servizi pubblici inferiori ai nostri.
In Italia l’aliquota IRPEF minima, prevista per redditi inferiori a 15.000 €, è pari a 23%. In Spagna il 23,5% lo pagano i redditi superiori a 175.000€. Va bene che noi dobbiamo pagare gli interessi sul debito pubblico, ma pagare il doppio rispetto ai cittadini spagnoli mi sembra una presa in giro.
La critica non è rivolta ai governi che si sono succeduti in Italia negli ultimi anni, visto che le aliquote sono molto simili, ma all’Italia: se fossimo in un libero mercato dovremmo chiudere bottega. Chi sarebbe disposto a pagare uno stesso servizio il doppio rispetto ad un altro?

mercoledì 12 marzo 2008

Elezioni 2008 e le tasse. La battaglia si gioca soprattutto sul piano fiscale.

Facciamo due chiacchiere su cosa propongono i vari partiti in tema di tasse. Iniziamo ad analizzare e confrontare i programmi di PDL (Popolo delle Libertà con Berlusconi candidato premier) e PD (Partito democratico con Veltroni candidato premier), scaricati in formato pdf dai rispettivi siti internet.
ALIQUOTE IRPEF: Il PD propone una riduzione delle aliquote di un punto all’anno per i prossimi 3 anni. Il PDL non parla di aliquote ma riconduce il problema al rapporto fra pressione fiscale e PIL, che attualmente è stato conteggiato al 43,3%.
PRESSIONE FISCALE: Il PDL propone la graduale e progressiva diminuzione della pressione fiscale sotto il 40% del PIL. Quindi a conti fatti un calo un po’ superiore rispetto a quanto promette il PD. Ma siamo sempre lì.
DETRAZIONI FISCALI: Il PD propone una detrazione IRPEF più alta per il lavoro dipendente. Inoltre punta a tassare di meno la quota di salario derivante dalla contrattazione di secondo livello, il cosiddetto “salario di produttività”. Si prevede poi di rendere automatico il meccanismo della restituzione del cosiddetto “fiscal drag” volto a compensare l’erosione dei salari reali per effetto dell’inflazione.
Il PDL punta invece a introdurre gradualmente e progressivamente il “quoziente familiare” cioè un meccanismo mutato dalla fiscalità d’oltralpe, che consente di ridurre le imposte a carico delle famiglie. In pratica, il numero di componenti della famiglia permette di calcolare un coefficiente che verrà poi applicato al reddito complessivo, che verrà tassato in misura inferiore, quanto più il coefficiente è alto. L’altra novità consiste nella detassazione delle tredicesime che sarà tanto maggiore, quanto più è alto il reddito del dipendente. Viene proposta anche la detassazione di straordinari e la quota di produttività legata alla contrattazione decentrata.
Molto positiva l’idea di ridurre le imposte, in particolare su 13° e straordinari, in quanto ciò consente anche di premiare la produttività, che nel nostro paese è purtroppo bassa.
REDDITI DA LOCAZIONE IMMOBILI: Il PDL vuole portare la tassazione dei redditi da locazione verso la progressiva tassazione separata con aliquota fissa, che potrebbe essere pari al 20%. Idem per il PD. In questo caso le cose si mettono bene, perché la tassazione fissa e separata dei redditi da locazione permetterà di far emergere buona parte degli affitti “in nero”, rendendo meno conveniente evadere, e garantendo un prelievo di maggiore equità fiscale.
RISPARMIO ENERGETICO: Il PD vuole rendere permanente l’agevolazione del 55% già esistente, per l’istallazione di pannelli solari, mentre il PDL promette una graduale e progressiva detassazione degli investimenti in riscaldamento e difesa termica delle abitazioni.
CINQUE PER MILLE: Il PDL vuole stabilizzare il 5 per mille ed applicarlo a favore del volontariato, non-profit, terzo settore e ricerca.
ICI: Il PDL vuole abolirla relativamente alla prima casa di abitazione, senza oneri per i comuni.
IMPOSTA DI SUCCESSIONE E DONAZIONE: Il PDL promette l’abolizione totale di quelle tasse reintrodotte da Prodi, dopo la loro eliminazione attuata dal governo Berlusconi.
BONUS FIGLI: Il PDL prevede di reintrodurre il “Bonus bebè” che in passato era di 1000 €. Promette inoltre di ridurre l’IVA sul latte e gli alimenti e prodotti per l’infanzia. Il PD vuole introdurre una “dote fiscale” di 2500 € per i figli, variabili in proporzione al reddito.
AFFITTI PRIMA CASA: Il PD propone di consentire all’inquilino di detrarre dai redditi una quota dell’affitto pagato. Il PDL punta ad un “bonus locazioni” che consenta di aiutare le giovani coppie e i meno abbienti a sostenere l’onere degli affitti.
NUOVE IMPRESE: Il PDL propone una sorta di “no-tax” sperimentale per le nuove iniziative imprenditoriali e professionali dei giovani. Favorirà poi la prestazione di garanzie pubbliche per i “prestiti d’onore” e per il finanziamento d’avvio a favore dei giovani che iniziano la loro attività d’impresa. Il PD vuole migliorare il “forfettone” per le piccolissime imprese e stabilire la non retroattività degli studi di settore. Si propone inoltre di favorire la capitalizzazione delle imprese con sconti d’imposta.