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sabato 31 maggio 2008

Novità dal pianeta unico 2008 redditi 2007. Perché si paga di più?

C’è chi pensa che ormai, con le elezioni politiche 2008 alle spalle da oltre un mese, ci siamo ormai liberati definitivamente da Prodi, Paodoa-Schioppa e, soprattutto di Visco e dal loro effetto nefasto sulle tasche degli italiani. Purtroppo non è così.
Basta accingersi a predisporre il modello unico 2008 per i redditi 2007 per accorgersi della stangata che i contribuenti italiani hanno preso con le finanziarie del governo Prodi. E io non faccio demagogia, faccio solo i conti. O meglio, il conto della serva, che è sempre più brava degli economisti e dei politici a capire se ci si perde o ci si guadagna.
Facciamo un piccolo esempio per capire bene tutti.
Tutti sanno che i lavoratori dipendenti ed i pensionati godono di detrazioni d’imposta che gli consentono di risparmiare qualcosa sulle tasse da pagare rispetto ai detentori di altri redditi. Il primo dato che stupisce è che le detrazioni previste per i titolari di reddito da lavoro dipendente sono maggiori di quelle previste per i pensionati! Probabilmente i pensionati sono considerati una fascia agiata della società e quindi sono meno degni di agevolazioni da parte del fisco. Comunque, per quanto indignati, andiamo avanti.
Prendiamo un pensionato che percepisce un reddito lordo annuo di 15.000 euro, cioè circa 1.250 € al mese LORDI. Un privilegiato quindi, e che pertanto va punito.
Ebbene, nell’unico dell’anno scorso, redatto per i redditi del 2006, godeva di una deduzione per la progressività dell’imposizione, pari a € 7.000. Tale deduzione era prevista dall’art. 11 del TUIR allora vigente che riconosceva ai pensionati un bonus di 4.000 euro (4.500 ai dipendenti), ridotto opportunamente in base ad una formula matematica, in modo da essere progressivamente decrescente all’aumentare del reddito. Il calcolo è il seguente:
(26.000+7.000+15.000)/26.000=1,85 in tal caso la deduzione teorica spetta per intero ed è pari a 7.500€
La deduzione teorica massima era quindi pari a € 7.000 per i pensionati e 7.500 per i dipendenti. Questo configura la cosiddetta no-tax area conseguibile se dalla formula richiamata risulta un valore pari almeno ad 1. In caso contrario la deduzione è ridotta in proporzione.
Il calcolo delle imposte per il 2006 è molto semplice:
15.000-7.500=7.500 imponibile
IRPEF (23%)= 1.725 €

Vediamo i calcoli per il reddito 2007
Supponiamo che il nostro pensionato non abbia ancora raggiunto i 75 anni di età.
Il calcolo per ottenere la detrazione (dai redditi 2007 si parla di detrazione e non più di deduzione dal reddito) è il seguente:
1.255+470*(15000-15000)/7500=1.255
Quindi il calcolo delle imposte è:
15.000 imponibile
IRPEF (23%)=3.450
Meno detrazione redditi di pensione= 1.255
IRPEF netta= 2.195 €
Imposte dovute in più rispetto al 2006= 470€ pari ad un incremento del 27%
Se il pensionato avesse compiuto i 75 anni nel 2007 la detrazione sarebbe stata:
1.297+(486*15.000-15.000/7.250)=1.297
L’IRPEF netta sarebbe stata: 2.153 con un aggravio rispetto al 2006 pari a 428€, tanto per tutelare i pensionati più anziani.
Ovviamente i dipendenti e i pensionati si sono già accorti dell’aggravio fiscale in quanto percepiscono la busta paga o la pensione già al netto delle ritenute. E’ però nella dichiarazione dei redditi, se si è tenuti a presentarla, che si riepilogano tutti i dati e ci si accorge della stangata complessiva.
Con tanti ringraziamenti a Prodi, TPS e Visco.
Torneremo a proporre altri esempi di calcolo delle imposte per far capire a tutti quante ingiustizie ci siano in ambito tributario e quanto lavoro ci sia ancora da fare per rendere più equo il nostro sistema fiscale.

mercoledì 2 aprile 2008

Elezioni 2008 e le tasse. Cosa dicono La Destra e l’Italia del Valori?

Ecco cosa propone LA DESTRA-Fiamma Tricolore che candida a premier Daniela Santanchè.
Tassazione straordinaria di banche, assicurazioni e stock options di manager con lo scopo di:
- reperire risorse destinate a finanziare il mutuo sociale per l’acquisto dell’abitazione,
- contribuire al pagamento degli interessi sui mutui ventennali a tasso agevolato, delle prime case costruite da enti pubblici per le giovani coppie,
- sostenere la nascita di nuove imprese gestite da giovani, che godrebbero di un primo periodo di no tax per le nuove iniziative, imprenditoriali e professionali, in cui non si pagherebbero imposte.
- defiscalizzazione del lavoro femminile per un importo pari ad un terzo, al fine di equiparare la retribuzione fra uomini e donne.
FLAT TAX. Introduzione in Italia della cosiddetta flat tax, vale a dire un’aliquota unica e non progressiva, uguale per tutti, per IRPEF e per IRES, senza distinzione fra persone e imprese. Per le imprese società di capitali già esiste la flat tax, ora pari al 27,5%. L’aliquota proposta per l’IRES è pari al 20%, da raggiungere in 3 anni, con riduzione di 2,5 punti percentuali all’anno.
Per le persone fisiche la flat tax verrebbe proposta solo in un secondo tempo, a causa della non florida situazione dei conti pubblici.
Minimo salariale inderogabile per tutti i lavoratori e incrementi retributivi legati alla produttività.
Detrazione degli utili reinvestiti in ricerca e formazione.
Rimborsi IVA. Accelerazione dei rimborsi a 60 giorni, per le piccole imprese, imprese artigiane e commercianti al dettaglio.
Versamento IVA. Previsto solo dopo il reale incasso delle fatture emesse.
IRAP. Graduale e progressiva abolizione, a partire da IRAP sul costo del lavoro e sulle perdite.
Studi di settore. Revisione degli automatismi su cui gli stessi si basano, cercando di legarli al territorio in cui imprese e professionisti operano.
Trasparenza fiscale. L’obiettivo è di ridurre la spesa pubblica senza tagliare la spesa sociale.
Il mezzo è il federalismo fiscale, introdotto in modo da permettere di capire chi paga le tasse, regione per regione, e come le pubbliche amministrazioni usano quei soldi.
Si vuole effettuare una riforma fiscale seria che alleggerisca la pressione fiscale su cittadini e imprese, improntata a criteri di trasparenza e territorialità.
Verrebbero introdotte due tasse nazionali:
- la prima è la tassa per pagare i servizi dello Stato
- la seconda è la tassa per la solidarietà.
Tutti pagano le tasse nazionali il cui gettito finisce in un “piatto comune”. Poi si calcola il quoziente del PIL medio pro-capite nazionale e per regione. Le regioni che superano la media nazionale non ricevono nulla della tassa per la solidarietà, che andrà ripartita fra le regioni meno ricche, sotto la media nazionale, a patto che non vi sia una significativa evasione fiscale.
Tutte le altre tasse sono stabilite e gestite dalle Regioni, in base ad un principio di concorrenza fiscale fra regioni.

L’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro presenta un programma complessivamente meno elaborato, basato sui seguenti punti.
Introduzione del salario minimo per i giovani di 1.000/1.100 euro al mese
Reintroduzione del reato di falso in bilancio ed eliminazione del conflitto di interessi
Riduzione della burocrazia per le imprese e detassazione degli investimenti in ricerca e sviluppo
Diminuzione del carico fiscale sulle imprese.
Liberalizzazione dei servizi pubblici.

mercoledì 19 marzo 2008

Elezioni 2008 e tasse. Qual è il menu di Lega e Sinistra Arcobaleno?

Continuiamo ad elencare cosa propongono le varie formazioni politiche in tema di fisco e tasse in vista delle prossime elezioni. Al momento non faccio commenti per darvi la possibilità di meditare e capire. Leggete qui e risparmiatevi la fatica di leggervi i programmi elettorali originali.

LEGA NORD.
La Lega, come è giusto che sia, sviluppa la proposta del federalismo fiscale e individua due regimi legati ad una variabile temporale.

Regime speciale transitorio. Il primo è un regime speciale transitorio che si rende necessario per un periodo di 10 anni, necessario per affrontare e risolvere il problema della carenza di infrastrutture e di servizi. Si prevede che le regioni padane abbiano a disposizione il 90% del gettito fiscale inerente al loro territorio. Le singole regioni hanno la responsabilità della gestione del gettito e si impegnano a trasferire il restante 10% allo Stato centrale. Il 75% delle risorse attribuite alle regioni federate deve essere utilizzato per realizzare opere e infrastrutture.

Regime definitivo. Le varie regioni hanno la possibilità di affrancarsi dallo Stato centrale per ottenere l’autonomia fiscale. Ciò avviene con lo scambio fra il gettito di imposte da pagare con parti del debito pubblico. In sostanza lo Stato centrale non incassa alcuni tributi ma si libera dall’onere di pagare gli interessi sul debito pubblico ed anche della quota capitale.
Le regioni possono autonomamente stabilire la quota di debito pubblico da cui vogliono affrancarsi con un limite massimo del 90% del proprio gettito.
Nella visione della Lega le Regioni hanno autonomia legislativa impositiva, di aliquota e di accertamento delle imposte. Esse curano direttamente la riscossione delle imposte.
Il programma non approfondisce ulteriormente i meccanismi di calcolo delle imposte, le detrazioni e le aliquote applicabili, in quanto ogni regione sarebbe sovrana avrebbe la massima libertà di stabilirli a proprio piacimento.

SINISTRA ARCOBALENO.
Anche la Sinistra Arcobaleno afferma a pag. 9 del suo programma, che il fisco in Italia è ingiusto, a causa dell’evasione fiscale, dei trattamenti privilegiati per le rendite e per il fatto che i più poveri paghino in realtà più tasse, in proporzione, rispetto ai più ricchi.
Vediamo le soluzioni proposte.
Recupero, tramite la lotta all’evasione fiscale, di 50 miliardi di euro entro la prossima legislatura, a botte di 10 miliardi l’anno, di tributi e tasse evase.
Elevazione delle detrazioni fiscali per i lavoratori dipendenti ed in particolare della no-tax area, portandola fino a 12.000€, con adeguamento automatico all’inflazione.
Diminuzione del prelievo fiscale sui redditi più bassi con riduzione dell’aliquota IRPEF del 23% (sul primo scaglione) fino al 20%.
Elevazione della tassazione delle rendite finanziarie al 20%, dall’attuale 12,50%. Esclusi i piccoli patrimoni familiari.
Restituzione del fiscal drag.
Destinazione immediata di tutto l’extragettito all’aumento delle detrazioni d’imposta per il lavoro dipendente.
Portare l’importo massimo detraibile degli interessi passivi pagati sui mutui per l’acquisto della casa da 4.000 (come innalzato dalla Finanziaria 2008) a 6.000 €.
Eliminazione dell’ICI sulla prima casa non di lusso, per i redditi medio bassi(?), con aumento del prelievo per le case sfitte.
Ridefinizione delle retribuzioni orarie in modo tale da garantire una retribuzione mensile netta di 1000 €, per un lavoratore a tempo pieno. Tale minimo andrà indicizzato rispetto al tasso d’inflazione.
Ho citato tale misura, anche se non è prettamente fiscale, in quanto il programma della Sinistra Arcobaleno propone di finanziare tale aumento dei salari tramite l’utilizzo dell’extragettito derivato dalla lotta all’evasione.

giovedì 28 febbraio 2008

Il regime delle nuove iniziative produttive. Conviene ancora?

A fianco del regime dei minimi di cui si è già parlato nei post precedenti, sopravvive ancora quello delle nuove iniziative produttive (NIP) disciplinato dall’art. 13 della Legge n. 388/2000. Conviene pertanto “rispolverare” un po’ le sue caratteristiche per valutare la sua convenienza rispetto al nuovo regime dei minimi.
1) E’ applicabile agli imprenditori individuali (ed imprese familiari) ed ai professionisti operanti in forma individuale.
2) E’ dedicato alle nuove attività produttive, pertanto è escluso per chi ha già la partita IVA (o che l’ha avuta negli ultimi tre anni) ed anche per chi intende “continuare” una precedente attività esercitata come socio o associato di altri soggetti.
3) Il suo utilizzo è limitato ai primi tre anni di attività.
4) Il limite dimensionale è stabilito in base al fatturato annuo pari a € 30.987,41 per le attività di prestazione di servizi e € 61.974,83 per le altre attività.
Per coloro che rientrano nei seguenti limiti sono previsti dei notevoli vantaggi:
1) Esonero dalla tenuta di registri contabili. Occorre solo emettere le fatture per le prestazioni o le cessioni effettuate e l’eventuale certificazione dei corrispettivi, per i commercianti al minuto. E’ necessario solo numerare e conservare le fatture sia emesse, sia ricevute.
2) Non è necessario effettuare trimestralmente la liquidazione ed il versamento dell’IVA dovuta all’Erario. Essa viene conteggiata e pagata (senza maggiorazioni) solo a fine anno in occasione della compilazione della dichiarazione IVA annuale.
3) E’ dovuta un’imposta sostitutiva dell’IRPEF pari al 10% del reddito calcolato in base alla differenza fra i ricavi conseguiti ed i costi sostenuti, con le limitazioni alla deducibilità previste rispettivamente per gli imprenditori e per i professionisti.
4) Sono dovute le altre imposte quali IRAP e le addizionali regionali e comunali.

A fronte di questi vantaggi è prevista una limitazione che esclude la possibilità di fruire della deduzione e detrazioni per oneri quali spese mediche, contributi previdenziali, polizze vita ecc.. e di quelle previste per carichi di famiglia. Quindi in presenza di soli redditi derivanti da nuove iniziative produttive, nonostante il pagamento di un’IRPEF pari appena al 10%, non è detto che il regime convenga, in quanto preclude notevoli benefici fiscali dovuti alle detrazioni e deduzioni. Ciò vale anche nel caso di redditi molto bassi, che normalmente non pagano l’IRPEF, in quanto compresi nella No-tax area. Diversamente nel regime delle NIP l’imposta sostitutiva si paga comunque.
Nel caso in cui, invece, siano presenti altri redditi, da lavoro dipendente, da fabbricati o altro, anche di importo molto elevato, tale regime diventa ancora più conveniente in quanto consente di cristallizzare l’aliquota IRPEF sui redditi in regime NIP. Anche in presenza di un’aliquota marginale IRPEF molto più elevata dovuta sugli altri redditi.
Quanto al confronto con il regime dei minimi, di grande attualità in questo periodo, rimando ad un post successivo, che mi consentirà di fare anche qualche esempio.

venerdì 2 novembre 2007

No tax area a 10.000 €

Sig!!! Nel mio ultimo post, dopo un grosso spremere di meningi, avevo partorito l'idea originale di portare la no tax area a 10.000 euro per tutti.... ebbene, oggi, navigando sulla rete scopro che ben 2 mesi fa c'è qualcuno che ne stava già parlando! Ho letto di un incontro segreto avvenuto (forse) fra Tremonti, Bossi e Calderoli, che aveva ad oggetto proprio l'innalzamento della no tax area a 10.000 euro. Quando uno ha un'idea buona.... A dire il vero io ho un po' sparato, perchè sapevo che forse a livello di bilancio dello Stato era arduo sostenere le minori entrate prevedibili per la modifica, però.... ci ho beccato!!! Forse dovrei fare il politico... Mi accontenterei anche di un posto come direttore dell'Agenzia delle Entrate!

mercoledì 31 ottobre 2007

No tax area per tutti!

Proviamo ad approfondire qual è il vero significato della no tax area. Forse è troppo facile dire semplicemente che è la fascia di reddito sulla quale non si pagano tasse. Io per fare il verso al bamboccione più famoso d’Italia direi che la no tax area è una cosa bellissima!
Ma procediamo con ordine. Provate a pensare quando è possibile non pagare tasse o pagarle in misura minore? Ecco un elenco non esaustivo:
1) Quando non si ha nessun reddito: vedi gli studenti a vita che campano alle spalle dei genitori e non hanno mai lavorato in vita loro. Il rovescio della medaglia stà nel fatto che purtroppo tocca studiare e i soldini in tasca sono proprio pochi.
2) Quando si è disoccupati: purtroppo qui c’è niente di cui rallegrarsi.
3) Quando si usufruisce di agevolazioni fiscali: ultimamente se ne vedono molto poche quindi togliamocele dalla testa perché se anche ci fossero sarebbero si quelle per ultranovantenni accompagnati dai genitori.
4) Quando si evade: ci si divide fra i rimorsi di chi ha violato la legge (a dire il vero di solito sono pochi) e la paura di essere scoperti (un po’ di più ma nella vita ci si abitua a tutto).
5) Quando si ricade nella no tax area: e questa è la situazione migliore, massima libidine per tutti!
Diciamocelo chiaramente, cosa c’è di meglio del cullarsi in quel limbo felice che consente di non tirare fuori il becco d’un quattrino e al contempo non comporta nessun tipo di rischio?
Ed è per questo che noi siamo dalla parte della no tax area. Il problema è che purtroppo l’area è un po’ strettina e la compagnia non è molta… e inoltre all’interno non ci si campa molto bene, per cui, volendo aumentare la tribù l’unica strada è aumentare la soglia per la definizione della no tax area.
Ad esempio 10.000 € per tutti secondo me andrebbe benissimo. Infatti non bisogna dimenticare che la no tax area è stata inserita nel nostro ordinamento dal governo per poter alzare le aliquote minime IRPEF indiscriminatamente.

Attualmente, l’aliquota prevista per il primo scaglione dell’IRPEF, cioè per i redditi fino a 15.000 € è pari al 23%. In termini numerici con un reddito pari a 15.000€ si dovrebbero pagare, senza altre deduzioni, ben €3.450 di sola IRPEF! Invece con la no tax area prevista ad esempio per un lavoratore autonomo, se ne pagano 2.346.

L’altra cosa che non ritengo giusta è la discriminazione fra le soglie della no tax area a seconda del tipo di reddito. Il lavoratore dipendente gode di una no tax area maggiore di 8.000 € mentre il pensionato di 7.500 (chissà perché un po’ inferiore al dipendente). Fanalino di coda ovviamente il lavoratore autonomo con 4.800€. Come mai? La risposta è che il lavoratore autonomo è meno amato dei lavoratori dipendenti, da alcune parti politiche è addirittura odiato perché ritenuto evasore. In realtà non dovrebbero esserci distinzioni perché anche gli autonomi sono lavoratori da tutelare. Un conto è il professionista che incamera centinaia di migliaia di euro di reddito all’anno, altra cosa il piccolo commerciante o anche il baby professionista che lavora sottopagato nello studio del proprio dominus.
E’ per questo che io propongo la no tax area unica per tutti a 10.000 €.

Pensate anche a coloro che hanno un reddito pari a 10.000 €. Vi pare giusto che, con il costo della vita attuale, queste persone debbano pure pagare le tasse? Come fa un povero Cristo che guadagna 833 euro al mese o anche meno a pagare l’affitto ad esempio di 500€ e a mangiare, vestirsi ecc… Forse è lo Stato che dovrebbe fare un passo indietro e non chiedere nulla a quei soggetti che si trovano in simili situazioni. Il punto è che le economie dovrebbe farle non il cittadino che si trova in condizioni precarie, ma lo Stato spendaccione che spende male i soldi delle tasse! La pressione fiscale è ormai insostenibile quindi è inutile che costringiamo i cittadini a fare la dieta quando i politici, comunque, hanno sempre la pancia piena! Mettiamo a dieta lo Stato: basta con le spese pazze che non accennano mai a diminuire….

venerdì 26 ottobre 2007

I segreti della no tax area

Qualcuno di voi si sarà chiesto che cos’è la no tax area da cui prende il nome il nostro blog. Ebbene finalmente ci accingiamo a parlare di questo argomento. I più attenti avranno notato l’uso del plurale, in effetti, da oggi i commenti più tecnici saranno affidati ad un dottore commercialista di Reggio Emilia, di quelli con tanto di bollino blu, che si chiama Lorenzo Esposito… che collaborerà con noi finché avrà voglia di scrivere qualcosa per noi...

Grazie per il bollino blu, ma non sono una banana!
La no tax area è contraddistinta da una soglia di non tassazione, al di sotto della quale non sono dovuti tributi. In particolare, la no tax area è riferita all’IRPEF cioè l’imposta sul Reddito delle Persone Fisiche. Il meccanismo è stato introdotto a partire dal 2003 con l’art. 2, L. 27.12.2002, n. 289 (la Finanziaria 2003) ed era volto a tutelare le fasce più deboli della popolazione, cioè quelle con redditi al di sotto della soglia di sussistenza.
L’art. 10-bis del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) in vigore per i redditi 2003, prevedeva delle deduzioni dal reddito complessivo per assicurare la progressività dell’imposizione. Per la determinazione della no tax area occorreva eseguire il seguente calcolo: Reddito complessivo
+ credito d’imposta per gli utili distribuiti
- oneri deducibili di cui all’art. 10 del TUIR
L’importo base della deduzione per la progressività dell’imposizione era pari a:
3.000€ forfetario valevole per tutti i contribuenti cui si aggiungeva
4.500€ (ragguagliato al periodo di lavoro nell’anno) per i titolari di redditi di lavoro dipendente e assimilati
4.000€ (sempre ragguagliato) per i titolari di reddito da pensione
1.500€ a forfait per i titolari di reddito di lavoro autonomo o di impresa minore.
Ovviamente le deduzioni non sono cumulabili fra loro, nel caso in cui i redditi conseguiti ricadano su più voci.
Visto che così le regole sarebbero state troppo semplici, è stato previsto un calcolo per mitigare l’effetto delle deduzioni teoriche spettanti che tiene conto degli oneri deducibili scomputabili dal contribuente e del reddito complessivo conseguito.
La formula era la seguente:
26.000€+ deduzione teorica spettante (7.500, 7.000 o 4.500) + oneri deducibili-reddito complessivo dichiarato- credito d’imposta sugli utili percepiti/26.000€.
La deduzione teorica veniva quindi ricalcolata ed era pari al 100% se il rapporto era uguale o maggiore a 1, zero se il rapporto era uguale o minore di zero, compresa fra 0 e 100% se il rapporto andava da 0 a 1.
Il meccanismo originario dell’individuazione della cosiddetta no tax area è stato più volte modificato, l’ultima volta con la Finanziaria 2007, con la quale è stato riscritto l’art 13 del TUIR.
Attualmente le deduzioni da lavoro dipendente e autonomo e da pensione sono state trasformate in detrazioni d’imposta e variamente combinate con le detrazioni per carico di famiglia di cui all’art. 12 del TUIR.
Senza tenere conto del coniuge o dei figli a carico, che concettualmente appartengono alle detrazioni per carichi di famiglia, ci sono attualmente tre soglie di no tax area, a seconda del tipo di reddito percepito:
- lavoratore dipendente: 8.000€
- pensionato: 7.500€
- lavoratore autonomo: 4.800€.
La differenza delle deduzioni rispetto alle detrazioni consiste nel fatto che nella prima versione della no tax area si deduceva l’importo ad esempio di 3.000+4.500€ dalla base imponibile, mentre ora esistono degli importi di imposte da detrarre dal tributo complessivamente già calcolato sulla base imponibile. Ovviamente tali detrazioni d’imposta non sono pari alle soglie sopra indicate, ma alle imposte calcolate sulle stesse, con l’aliquota del 23%, corrispondente al primo scaglione dell’IRPEF.
Dott. Lorenzo Esposito

Ringrazio il dottore per il suo contributo a proposito della no tax area. Tecnicamente non aggiungerei niente all’esposizione, sufficientemente esauriente…. Però vorrei spiegare che cos’è veramente la no tax area per chi ha concepito un blog che si ispira ad essa…. (segue nel prossimo post….)