La teoria sostenuta da eccelsi economisti d’oltreoceano ed europei secondo cui la chiave di volta per incentivare lo sviluppo economico di un Paese consiste nella riduzione delle imposte, è già stata illustrata nel post dedicato al libro di Oscar Giannino intitolato “Contro le tasse”. Da un po’ di tempo a questa parte sono stati numerosi gli esponenti politici gli economisti e gli imprenditori che hanno avvalorato e sostenuto la medesima tesi.
Ora è stato pubblicato uno studio di Bankitalia che sostiene che una riduzione di un solo punto percentuale dell’IRPEF sui redditi da lavoro, comporterebbe una crescita in termini di PIL pari allo 0,4% con effetto immediato, ed in seguito si stabilizzerebbe fra lo 0,32 e lo 0,37% per i successivi 3 anni.
Questa è la ricetta economica di Bankitalia che, anche se non molto coraggiosa, (io avrei cercato di ridurre le imposte del 5-10%, per capire cosa sarebbe successo! Se tanto mi dà tanto….), rappresenta quanto di più sensato si possa fare immediatamente per salvare il Paese.
La politica ovviamente ragiona in modo diverso. O meglio, probabilmente non ragiona affatto! Infatti alla voce che il Governo stava studiando delle misure per calare le imposte sui redditi da lavoro, mi sono un po’ rallegrato. Purtroppo però alla notizia buona, segue la cattiva…. Infatti gli strateghi del Governo stanno pensando di finanziare il calo di IRPEF sui redditi da lavoro con l’aumento delle tasse sulle rendite finanziarie! Orrore!! Quella che viene chiamata “armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie” è un’altra manovra sbagliatissima, specie in Italia, dove è lo Stato con il suo debito pubblico che sostanzialmente ci rimetterebbe, in seguito al certo innalzamento dei tassi sui BOT e CCT.
Sembrava che finalmente Prodi & C. avessero capito qual’è la strada giusta per cominciare a fare qualcosa di buono per l’Italia, ma purtroppo ci siamo sbagliati!
Ecco perché mi vedo costretto a ripetere ancora le stesse cose… Finchè la politica continua a “sragionare” e a proporre soluzioni che non sono corrette dal punto di vista economico, è normale che le cose non vadano bene.
Ci vorrebbe Mario Draghi per sistemare i conti del Paese…
Un’ultima immagine. Voi investireste tutti i vostri risparmi su un titolo la cui quotazione in Borsa fosse in picchiata? E più scende, più voi continuate a comprare… Tanto prima o poi salirà!O no?
Domanda: si deve proprio toccare il fondo per capire che si sta’ sbagliando?
Per approfondimenti leggete questo articolo.
Visualizzazione post con etichetta Governo Prodi. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Governo Prodi. Mostra tutti i post
martedì 8 gennaio 2008
lunedì 17 dicembre 2007
Contro le tasse. Il libro.
Contro le tasse. E’ un libro. Ma probabilmente è molto di più. Lo si potrebbe elevare a manifesto di un blog come no-tax area. Lo ha scritto recentemente Oscar Giannino, giornalista, che di economia ne mastica parecchia, visto che ricopre la carica di direttore di Libero Mercato (ma ha scritto anche per Finanza & Mercati e altro…) e spesso lo si vede comparire come ospite in TV. Il pregio principale di questo libro è che rispolvera le tesi economiche e politiche che stanno alla base del pensiero anti tasse. O meglio, riepiloga le basi teoriche e dottrinarie in grado di sorreggere le proteste contro le imposte ingiuste ed eccessive.
E’ un libro per tutti che consiglio vivamente di leggere perché consente di “aprire” un po’ i propri orizzonti.
Ciò che si evidenzia è che quando il prelievo fiscale diventa eccessivo e insostenibile, il cittadino non si ribella solo per motivi di comodo, ma per un principio morale. Leggendo i post precedenti scritti da BML, concordiamo che non è etico pagare più tasse per finanziare maggiore spesa pubblica, con la quale sostenere più sprechi e costi milionari della politica, gli appannaggi della casta e chi più ne ha, più ne metta... Il limite che occorre individuare è quello oltre il quale lo Stato non deve e non può spingersi nelle tasche dei cittadini. Purtroppo tale limite non è condiviso dagli esponenti delle varie parti politiche e perciò si assiste, con l’alternarsi dei vari governi, a brusche inversioni di rotta per perseguire uno stesso fine, ma con soluzioni diverse. Il fine di cui parlo è quello di far contribuire tutti alla spesa pubblica, in base alla propria capacità contributiva, come recita la nostra Costituzione. Ciò che varia, e anche parecchio, è il modo per ottenere questo obiettivo.
Oscar Giannino da sicuro liberista dà alcune spiegazioni sul perché è giusto abbassare le tasse.
Potrà sembrare strano, ma ci sono studi effettuati da grandi luminari dell’economia mondiale, che hanno dimostrato che tagliando le aliquote più alte, in modo pesante, rapido e duraturo, lo Stato ottiene maggiori entrate fiscali e si favorisce energicamente la crescita economica. Numerosi sono gli studi in tal senso eseguiti negli Stati Uniti, ma ormai ne esistono anche di specifici sulla vecchia Europa. E non parliamo di pseudo economisti da strapazzo, come ce ne sono tanti dalle nostre parti, ma stiamo parlando di Edward C. Prescott, premio nobel per l’economia nel 2004, che ha condotto studi approfonditi sull’effetto della riduzione delle aliquote fiscali massime sulle entrate tributarie e sull’andamento dell’economia in USA, ma anche in Europa, ove la sua opera è stata supportata e verificata da tre importanti economisti della BCE. Ebbene, hanno dimostrato che le tasse troppo alte che opprimono gli italiani, ma anche altri cittadini europei, hanno avuto l’effetto di far ridurre le ore lavorate, con la conseguenza di aver ridotto la produttività e quindi il reddito pro-capite, soprattutto per i lavoratori con qualifiche e stipendi più bassi. Alla faccia delle politiche di redistribuzione del reddito, che vorrebbero proprio ottenere l’effetto contrario, cioè di tassare di più i “ricchi”, per redistribuire ai “poveri”. Ovviamente l’effetto della maggior liquidità che si produce in capo alle fasce più deboli, si traduce in crescita della domanda interna e dei consumi, accentuando virtuosamente la crescita economica e quindi il benessere generale. E lo Stato incassa di più fra tasse e contributi.
Tutto ciò è accaduto negli Stati Uniti con la tanto criticata amministrazione Bush dal 2003 ad oggi. E i risultati sono del tutto evidenti: mentre in Europa l’economia ristagna, negli USA è cresciuta del 20%. E guarda caso, sono cresciute pure le imposte incassate dal Governo Federale causando un extragettito record. Stessa cosa è successa in quegli stati europei, come l’Irlanda, che hanno avuto il coraggio di ridurre le tasse e la spesa pubblica.
“Se in Europa si seguissero le ricette di Prescott e si tagliassero le tasse e i contributi sociali portandoli a livello degli USA, nel lungo termine l’economia crescerebbe del 12% e i salari del 25%”.
Ma in Italia le cose non funzionano così, purtroppo.
In politica, invece, almeno in Italia, si tende a “piegare” le incontestabili verità dell’economia alle ideologie e il risultato è che con il centro-destra al governo si seguono le tesi liberiste che vanno nella direzione della giusta riduzione delle tasse, mentre con il centro-sinistra, si va nella direzione opposta.
La riforma di Tremonti, che prevedeva due sole aliquote fiscali al 23% e al 33%, per i redditi oltre i 100.000 €, andava certamente in questa direzione. Purtroppo non è riuscito ad attuarla in pieno e in modo duraturo.
Quanto è stato fatto in tema di riduzione delle imposte, ha comunque prodotto il risultato di incrementare le entrate tributarie, come si è visto quando il Governo Prodi, in carica da pochi mesi, si è ritrovato in tasca il cosiddetto “tesoretto”.
Di critiche ne potrei fare due. Una è che il libro è orientato a destra, dal momento che l’autore è sicuramente uomo di centro destra. Ma, dal momento che le tesi da lui riportate sono di natura economica e pertanto appartengono alla scienza e non all’opinione politica, la lettura viene consigliata in modo particolare agli elettori del centro- sinistra, affinché si convincano che “abbattere le tasse si può, si deve e che non è affatto di destra”.
L’altra contestazione è che, a differenza di ciò che afferma l’autore, la materia fiscale e tributaria non è così complessa nel nostro paese per colpa dei cultori della materia, dei commercialisti e dei tributaristi, che se ne avvantaggerebbero in quanto unici detentori del sapere. La legislazione fiscale è in effetti complessa, eccessivamente articolata e farraginosa, ma le leggi scaturiscono comunque dal mondo politico e non dagli operatori economici e professionali che le utilizzano. E i professionisti sarebbero sicuramente ben felici di non dover studiare tutti i giorni dei nuovi provvedimenti che vanno ad integrare o a cambiare la già complessa materia di interesse.
Vi lascio alla lettura. Vi arricchirà nello spirito, anche se non vi farà risparmiare sulle tasse…
E’ un libro per tutti che consiglio vivamente di leggere perché consente di “aprire” un po’ i propri orizzonti.
Ciò che si evidenzia è che quando il prelievo fiscale diventa eccessivo e insostenibile, il cittadino non si ribella solo per motivi di comodo, ma per un principio morale. Leggendo i post precedenti scritti da BML, concordiamo che non è etico pagare più tasse per finanziare maggiore spesa pubblica, con la quale sostenere più sprechi e costi milionari della politica, gli appannaggi della casta e chi più ne ha, più ne metta... Il limite che occorre individuare è quello oltre il quale lo Stato non deve e non può spingersi nelle tasche dei cittadini. Purtroppo tale limite non è condiviso dagli esponenti delle varie parti politiche e perciò si assiste, con l’alternarsi dei vari governi, a brusche inversioni di rotta per perseguire uno stesso fine, ma con soluzioni diverse. Il fine di cui parlo è quello di far contribuire tutti alla spesa pubblica, in base alla propria capacità contributiva, come recita la nostra Costituzione. Ciò che varia, e anche parecchio, è il modo per ottenere questo obiettivo.
Oscar Giannino da sicuro liberista dà alcune spiegazioni sul perché è giusto abbassare le tasse.
Potrà sembrare strano, ma ci sono studi effettuati da grandi luminari dell’economia mondiale, che hanno dimostrato che tagliando le aliquote più alte, in modo pesante, rapido e duraturo, lo Stato ottiene maggiori entrate fiscali e si favorisce energicamente la crescita economica. Numerosi sono gli studi in tal senso eseguiti negli Stati Uniti, ma ormai ne esistono anche di specifici sulla vecchia Europa. E non parliamo di pseudo economisti da strapazzo, come ce ne sono tanti dalle nostre parti, ma stiamo parlando di Edward C. Prescott, premio nobel per l’economia nel 2004, che ha condotto studi approfonditi sull’effetto della riduzione delle aliquote fiscali massime sulle entrate tributarie e sull’andamento dell’economia in USA, ma anche in Europa, ove la sua opera è stata supportata e verificata da tre importanti economisti della BCE. Ebbene, hanno dimostrato che le tasse troppo alte che opprimono gli italiani, ma anche altri cittadini europei, hanno avuto l’effetto di far ridurre le ore lavorate, con la conseguenza di aver ridotto la produttività e quindi il reddito pro-capite, soprattutto per i lavoratori con qualifiche e stipendi più bassi. Alla faccia delle politiche di redistribuzione del reddito, che vorrebbero proprio ottenere l’effetto contrario, cioè di tassare di più i “ricchi”, per redistribuire ai “poveri”. Ovviamente l’effetto della maggior liquidità che si produce in capo alle fasce più deboli, si traduce in crescita della domanda interna e dei consumi, accentuando virtuosamente la crescita economica e quindi il benessere generale. E lo Stato incassa di più fra tasse e contributi.
Tutto ciò è accaduto negli Stati Uniti con la tanto criticata amministrazione Bush dal 2003 ad oggi. E i risultati sono del tutto evidenti: mentre in Europa l’economia ristagna, negli USA è cresciuta del 20%. E guarda caso, sono cresciute pure le imposte incassate dal Governo Federale causando un extragettito record. Stessa cosa è successa in quegli stati europei, come l’Irlanda, che hanno avuto il coraggio di ridurre le tasse e la spesa pubblica.
“Se in Europa si seguissero le ricette di Prescott e si tagliassero le tasse e i contributi sociali portandoli a livello degli USA, nel lungo termine l’economia crescerebbe del 12% e i salari del 25%”.
Ma in Italia le cose non funzionano così, purtroppo.
In politica, invece, almeno in Italia, si tende a “piegare” le incontestabili verità dell’economia alle ideologie e il risultato è che con il centro-destra al governo si seguono le tesi liberiste che vanno nella direzione della giusta riduzione delle tasse, mentre con il centro-sinistra, si va nella direzione opposta.
La riforma di Tremonti, che prevedeva due sole aliquote fiscali al 23% e al 33%, per i redditi oltre i 100.000 €, andava certamente in questa direzione. Purtroppo non è riuscito ad attuarla in pieno e in modo duraturo.
Quanto è stato fatto in tema di riduzione delle imposte, ha comunque prodotto il risultato di incrementare le entrate tributarie, come si è visto quando il Governo Prodi, in carica da pochi mesi, si è ritrovato in tasca il cosiddetto “tesoretto”.
Di critiche ne potrei fare due. Una è che il libro è orientato a destra, dal momento che l’autore è sicuramente uomo di centro destra. Ma, dal momento che le tesi da lui riportate sono di natura economica e pertanto appartengono alla scienza e non all’opinione politica, la lettura viene consigliata in modo particolare agli elettori del centro- sinistra, affinché si convincano che “abbattere le tasse si può, si deve e che non è affatto di destra”.
L’altra contestazione è che, a differenza di ciò che afferma l’autore, la materia fiscale e tributaria non è così complessa nel nostro paese per colpa dei cultori della materia, dei commercialisti e dei tributaristi, che se ne avvantaggerebbero in quanto unici detentori del sapere. La legislazione fiscale è in effetti complessa, eccessivamente articolata e farraginosa, ma le leggi scaturiscono comunque dal mondo politico e non dagli operatori economici e professionali che le utilizzano. E i professionisti sarebbero sicuramente ben felici di non dover studiare tutti i giorni dei nuovi provvedimenti che vanno ad integrare o a cambiare la già complessa materia di interesse.
Vi lascio alla lettura. Vi arricchirà nello spirito, anche se non vi farà risparmiare sulle tasse…
Etichette:
contro le tasse,
Governo Prodi,
il libro,
Oscar Giannino,
riduzione imposte,
TASSE,
tesoretto,
tremonti
venerdì 30 novembre 2007
Bologna: come ti affitto 250 immobili senza pagare (o quasi) le tasse!
Questa è l’agenzia catturata ieri dalla rassegna stampa del mio blog. Se il TG vi è scappato, potete guardarvi questo.Mi sembra che valga la pena aggiungere qualche commento.
L’evasione fiscale sappiamo che è un male oscuro che affligge molti italiani. Un male che è oscuro proprio perché se uno evade cerca di non farlo sapere a nessuno, si nasconde, dissimula. E’ vero, capita anche che ci siano grandi evasori spregiudicati che non pagano imposte, ma allo stesso tempo godono di un tenore di vita molto più alto rispetto al reddito dichiarato, e pertanto si espongono al rischio di essere “pizzicati”. Ma nella normalità dei casi l’evasore cerca di vivere nell’ombra senza eccedere troppo. Nell’episodio successo a Bologna siamo in presenza di persone normali che conducono un’esistenza morigerata, senza lussi o sfarzi, si comportano da insospettabili.
Qui si parla di una famiglia che, stando alle accuse, ha nascosto addirittura degli immobili, tanti, troppi. Ma come si fa a nascondere un patrimonio immobiliare così vasto???
Forse qualcuno penserà che grazie alla famigerata lotta all’evasione fiscale lanciata dal Governo Prodi e da Vincenzo Visco, è ora possibile stanare tutti gli evasori. Io non la penso così.
Come fa il fisco a tassare gli immobili? E come fa i controlli? Adesso vi spiego cosa può essere successo.
Tutti sanno che per acquistare o vendere immobili bisogna andare dal notaio e che tutti gli atti di compravendita vengono iscritti all’Ufficio del Registro, presso l’Agenzia delle Entrate, nonché nel Nuovo Catasto Edilizio Urbano gestito dai Comuni. Quindi sia il fisco italiano, sia quello locale sanno chi possiede beni immobili.
Se si locano dei fabbricati occorre poi registrare il contratto presso l’ufficio del registro e comunicare la cessione fabbricato alla Questura. Se il contratto non viene registrato e si falsificano i timbri dell’Ufficio del Registro, ovviamente, vengono perse molte informazioni, ma non tutte.
Nel modello Unico vanno infatti indicati tutti i fabbricati posseduti ed i rediti derivanti dalle locazioni. Se si omette l’indicazione di qualche immobile, probabilmente si viene “scoperti”, perché il sistema sa quali sono gli immobili posseduti. Lo stesso dovrebbe avvenire se i canoni di locazione fossero dichiarati in misura inferiore a quanto risultante dal contratto registrato. Pertanto si suppone che gli immobili siano stati indicati nel quadro RB del modello Unico, ma li si sia considerati “sfitti” cioè vuoti e quindi tassati sulla base della rendita catastale e non del reddito da locazione.
Quindi la domanda che io mi pongo è la seguente: come diavolo è possibile che esistano tanti immobili che al fisco risultano sfitti e che in realtà sono abitati da anni? Voglio dire, come si fa a far credere all’Agenzia delle Entrate di possedere tanti fabbricati vuoti, per anni e anni, senza che a nessuno sorgano dei dubbi. Come si fa a nascondere che gli immobili sono in realtà affittati?
I controlli così tremendi previsti dalla nuova ondata della lotta all’evasione sono in grado di far chiudere un negozio che non emette qualche scontrino, magari di pochi euro, ma non sono in grado di sapere se un immobile è vuoto oppure no?
Badate bene che non è difficile scoprire se in una casa ci abitano oppure no. Basta andarci e guardare. Certo è più facile far pagare i contribuenti perché il loro reddito d’impresa o professionale si discosta dagli studi di settore, ma la legge, anche se non piace, deve essere uguale per tutti.
Ebbene, veniamo al punto. Non si tratta di capire se per merito degli ultimi controlli sulle locazioni non dichiarate siano in realtà state scoperti molti o pochi casi simili a questo con conseguente recupero di imposte evase. Il problema è di sistema, di metodo. Voglio dire, se anche i militari della GDF venissero mandati a perquisire tutte le abitazioni d’Italia a tappeto, per scoprire inquilini “in nero”, occorrerebbero parecchi anni per finire il giro. E poi bisognerebbe ricominciare. Sarebbe sufficiente sfruttare tutte le informazioni di cui il Ministero delle Finanze può disporre gratis, fra cui le residenze dichiarate dai cittadini, l’esistenza e l’intestazione delle utenze nei fabbricati ecc.., e incrociarle” fra loro per mezzo di un software di controllo appositamente realizzato. La tecnologia informatica può aiutare molto chi vuole essere aiutato. Ma lo Stato vuole davvero fare la lotta all’evasione? E, soprattutto, anche quando vuole farla, è disposto ad andare fino in fondo, fino all’ultimo evasore? Io nutro non pochi dubbi. Anche perché la politica ha bisogno di consensi e non può certo perderli tutti per difendere un giusto principio. Nel frattempo, non ci resta che pagare le tasse altrui, cioè quelle che paghiamo al posto degli altri che le evadono, perché lo Stato non vuole combattere a fondo l’evasione. Il che non è male, dopo le tasse che si pagano per coprire le spese pazze dello Stato, gli sperperi e gli appannaggi della casta.
L’evasione fiscale sappiamo che è un male oscuro che affligge molti italiani. Un male che è oscuro proprio perché se uno evade cerca di non farlo sapere a nessuno, si nasconde, dissimula. E’ vero, capita anche che ci siano grandi evasori spregiudicati che non pagano imposte, ma allo stesso tempo godono di un tenore di vita molto più alto rispetto al reddito dichiarato, e pertanto si espongono al rischio di essere “pizzicati”. Ma nella normalità dei casi l’evasore cerca di vivere nell’ombra senza eccedere troppo. Nell’episodio successo a Bologna siamo in presenza di persone normali che conducono un’esistenza morigerata, senza lussi o sfarzi, si comportano da insospettabili.
Qui si parla di una famiglia che, stando alle accuse, ha nascosto addirittura degli immobili, tanti, troppi. Ma come si fa a nascondere un patrimonio immobiliare così vasto???
Forse qualcuno penserà che grazie alla famigerata lotta all’evasione fiscale lanciata dal Governo Prodi e da Vincenzo Visco, è ora possibile stanare tutti gli evasori. Io non la penso così.
Come fa il fisco a tassare gli immobili? E come fa i controlli? Adesso vi spiego cosa può essere successo.
Tutti sanno che per acquistare o vendere immobili bisogna andare dal notaio e che tutti gli atti di compravendita vengono iscritti all’Ufficio del Registro, presso l’Agenzia delle Entrate, nonché nel Nuovo Catasto Edilizio Urbano gestito dai Comuni. Quindi sia il fisco italiano, sia quello locale sanno chi possiede beni immobili.
Se si locano dei fabbricati occorre poi registrare il contratto presso l’ufficio del registro e comunicare la cessione fabbricato alla Questura. Se il contratto non viene registrato e si falsificano i timbri dell’Ufficio del Registro, ovviamente, vengono perse molte informazioni, ma non tutte.
Nel modello Unico vanno infatti indicati tutti i fabbricati posseduti ed i rediti derivanti dalle locazioni. Se si omette l’indicazione di qualche immobile, probabilmente si viene “scoperti”, perché il sistema sa quali sono gli immobili posseduti. Lo stesso dovrebbe avvenire se i canoni di locazione fossero dichiarati in misura inferiore a quanto risultante dal contratto registrato. Pertanto si suppone che gli immobili siano stati indicati nel quadro RB del modello Unico, ma li si sia considerati “sfitti” cioè vuoti e quindi tassati sulla base della rendita catastale e non del reddito da locazione.
Quindi la domanda che io mi pongo è la seguente: come diavolo è possibile che esistano tanti immobili che al fisco risultano sfitti e che in realtà sono abitati da anni? Voglio dire, come si fa a far credere all’Agenzia delle Entrate di possedere tanti fabbricati vuoti, per anni e anni, senza che a nessuno sorgano dei dubbi. Come si fa a nascondere che gli immobili sono in realtà affittati?
I controlli così tremendi previsti dalla nuova ondata della lotta all’evasione sono in grado di far chiudere un negozio che non emette qualche scontrino, magari di pochi euro, ma non sono in grado di sapere se un immobile è vuoto oppure no?
Badate bene che non è difficile scoprire se in una casa ci abitano oppure no. Basta andarci e guardare. Certo è più facile far pagare i contribuenti perché il loro reddito d’impresa o professionale si discosta dagli studi di settore, ma la legge, anche se non piace, deve essere uguale per tutti.
Ebbene, veniamo al punto. Non si tratta di capire se per merito degli ultimi controlli sulle locazioni non dichiarate siano in realtà state scoperti molti o pochi casi simili a questo con conseguente recupero di imposte evase. Il problema è di sistema, di metodo. Voglio dire, se anche i militari della GDF venissero mandati a perquisire tutte le abitazioni d’Italia a tappeto, per scoprire inquilini “in nero”, occorrerebbero parecchi anni per finire il giro. E poi bisognerebbe ricominciare. Sarebbe sufficiente sfruttare tutte le informazioni di cui il Ministero delle Finanze può disporre gratis, fra cui le residenze dichiarate dai cittadini, l’esistenza e l’intestazione delle utenze nei fabbricati ecc.., e incrociarle” fra loro per mezzo di un software di controllo appositamente realizzato. La tecnologia informatica può aiutare molto chi vuole essere aiutato. Ma lo Stato vuole davvero fare la lotta all’evasione? E, soprattutto, anche quando vuole farla, è disposto ad andare fino in fondo, fino all’ultimo evasore? Io nutro non pochi dubbi. Anche perché la politica ha bisogno di consensi e non può certo perderli tutti per difendere un giusto principio. Nel frattempo, non ci resta che pagare le tasse altrui, cioè quelle che paghiamo al posto degli altri che le evadono, perché lo Stato non vuole combattere a fondo l’evasione. Il che non è male, dopo le tasse che si pagano per coprire le spese pazze dello Stato, gli sperperi e gli appannaggi della casta.
Iscriviti a:
Post (Atom)