L’ultima notizia positiva riguarda l’abolizione dei modelli RED, cioè quegli odiosi questionari che venivano inviati a tutti i pensionati dall’INPS o dall’INPDAP, per chiedere loro i redditi conseguiti nell’anno precedente. Fino a ieri infatti, gli enti previdenziali non erano in grado di procurarsi da soli i dati necessari per effettuare eventuali ricalcoli della pensione. Si parlava di quei casi in cui i pensionati, per sbarcare il lunario o per altri motivi, erano percettori di altri redditi, regolarmente dichiarati nel modello Unico o nel 730. Se le altre entrate, in sostanza, sono consistenti, c’è ancora il rischio che lNPS o l’INPDAP provveda ad una decurtazione dell’importo della pensione che eroga. Ciò che cambia è che milioni di pensionati non avranno più l’obbligo di recarsi presso i CAF per mostrare che hanno o non hanno altri redditi oltre a quello della pensione.
Sembra un controsenso, ma nel nostro paese, l’INPS non dialogava con l’Agenzia delle Entrate, che dispone di tutti i dati delle dichiarazioni fiscali e degli immobili posseduti e qualsiasi altra informazione rilevante. Quante volte un cittadino si sarà chiesto: beh, e lo vengono a chiedere a me? Ma non sono capaci di andarsi a guardare le dichiarazioni dei redditi da soli?? A quanto pare no. Almeno fino a pochi giorni fa. Quando la legge n. 102 del 2009 ha iniziato a produrre i suoi effetti benefici.
Nell’era della telematica in cui tutto è sempre a portata di click in tempo reale, ci sono adempimenti che impongono di andare presso gli uffici preposti per compilare scartoffie… Ora ce n’è uno in meno!
La domanda è, perché non lo si è fatto prima…
Non sarà che lo stato voleva foraggiare i CAF, i cosiddetti centri di assistenza fiscale?
Stesso discorso per i modelli 730 e unico. Ci sono ancora troppi casi sospetti che impongono al contribuente di presentare la dichiarazione, anche quando i redditi relativi sono già conosciuti o facilmente reperibili (ad es. affitti percepiti) da parte del fisco. Viviamo nel modo dell’informatica, non possiamo fare un passo senza lasciare tracce, ma perché ci tocca presentare la dichiarazione dei redditi solo perché magari abbiamo un mutuo a carico e qualche spesa medica? Per inciso, tutto è tracciabile, quindi, perché riempire carta e files di dati che il fisco ha già?
Da cittadino, sembra quasi che qualcuno ci debba guadagnare su, e non mi viene in mente nessun’altro tranne i CAF…
Andreotti diceva che “A pensar male si fa peccato, ma ci si prende sempre!”
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martedì 13 aprile 2010
mercoledì 9 settembre 2009
Anche gli Agnelli evadono le tasse?
Questa estate sfogliando i giornali, a parte La Stampa di Torino, per ovvi motivi, sono trapelate alcune indiscrezioni in merito alla famiglia Agnelli. In particolare Libero ha pubblicato a puntate la storia recente dei dissidi familiari per l’eredità dell’Avvocato Agnelli.
Italia Oggi invece ha speso alcuni titoli di testa in prima pagina su questioni legate alle imposte dovute e pagate da parte dei Marella e Margherita Agnelli.
Sono saltati fuori, improvvisamente, gli appunti del commercialista della famiglia Agnelli, laddove consigliava la vedova, Marella Caracciolo, di tenere certi comportamenti, al fine di non subire controlli da parte del fisco. In ballo c’era la sua residenza in Svizzera e la possibilità di contestazione di quanto dichiarato, da parte del fisco. Infatti, è noto, che se un cittadino trasferisce la propria residenza all’estero, deve soggiornare fuori dall’Italia per almeno 183 giorni all’anno. Vi invito a leggere qualche post sull’argomento.
Gli indizi che fanno salire la pulce al naso agli agenti del fisco sono relativi alla presenza, comunque dimostrata, del cittadino sul suolo italiano, per un periodo sospetto e troppo lungo.
Nel caso della vedova Agnelli sono finiti sotto i riflettori le spese relative alla servitù, pare una quindicina di persone, addette alla residenza alla porte di Torino, impiegate per buona parte dell’anno. Oltre a questo, si è parlato molto della presenza in Italia dei cani, degli Husky, da cui né l’Avvocato, né la moglie si separavano mai. E questo pare sia attestato dalle fatture del veterinario e altri servizi prestati in Italia.
Negli appunti del commercialista, pubblicati sulla stampa in luglio, si sconsigliava la vedova di intestarsi, in seguito alla successione, sia i cani, sia la servitù, per non andare a compromettere la propria posizione di residente all’estero.
Già in passato ci eravamo occupati di Valentino Rossi che risiedeva nel Regno Unito, e che ha subito un pauroso accertamento dal parte del fisco, conclusosi con una transazione molto costosa...
E ora l’Agenzia delle Entrate indaga su un membro della famiglia Agnelli….
Ovviamente, le accuse sono tutte da dimostrare, ma l’Agenzia delle Entrate è intenzionata ad andare aventi nelle indagini, per verificare, giustamente, se l’illustre contribuente ha tenuto comportamenti fiscalmente scorretti.
Sapendo che la vedova è ben assistita da valenti professionisti, ci auguriamo che riesca a dimostrare rapidamente la sua innocenza. Magari si è semplicemente stancata di avere sempre con sé i cani, oppure le bestiole erano ammalate…
Italia Oggi invece ha speso alcuni titoli di testa in prima pagina su questioni legate alle imposte dovute e pagate da parte dei Marella e Margherita Agnelli.
Sono saltati fuori, improvvisamente, gli appunti del commercialista della famiglia Agnelli, laddove consigliava la vedova, Marella Caracciolo, di tenere certi comportamenti, al fine di non subire controlli da parte del fisco. In ballo c’era la sua residenza in Svizzera e la possibilità di contestazione di quanto dichiarato, da parte del fisco. Infatti, è noto, che se un cittadino trasferisce la propria residenza all’estero, deve soggiornare fuori dall’Italia per almeno 183 giorni all’anno. Vi invito a leggere qualche post sull’argomento.
Gli indizi che fanno salire la pulce al naso agli agenti del fisco sono relativi alla presenza, comunque dimostrata, del cittadino sul suolo italiano, per un periodo sospetto e troppo lungo.
Nel caso della vedova Agnelli sono finiti sotto i riflettori le spese relative alla servitù, pare una quindicina di persone, addette alla residenza alla porte di Torino, impiegate per buona parte dell’anno. Oltre a questo, si è parlato molto della presenza in Italia dei cani, degli Husky, da cui né l’Avvocato, né la moglie si separavano mai. E questo pare sia attestato dalle fatture del veterinario e altri servizi prestati in Italia.
Negli appunti del commercialista, pubblicati sulla stampa in luglio, si sconsigliava la vedova di intestarsi, in seguito alla successione, sia i cani, sia la servitù, per non andare a compromettere la propria posizione di residente all’estero.
Già in passato ci eravamo occupati di Valentino Rossi che risiedeva nel Regno Unito, e che ha subito un pauroso accertamento dal parte del fisco, conclusosi con una transazione molto costosa...
E ora l’Agenzia delle Entrate indaga su un membro della famiglia Agnelli….
Ovviamente, le accuse sono tutte da dimostrare, ma l’Agenzia delle Entrate è intenzionata ad andare aventi nelle indagini, per verificare, giustamente, se l’illustre contribuente ha tenuto comportamenti fiscalmente scorretti.
Sapendo che la vedova è ben assistita da valenti professionisti, ci auguriamo che riesca a dimostrare rapidamente la sua innocenza. Magari si è semplicemente stancata di avere sempre con sé i cani, oppure le bestiole erano ammalate…
mercoledì 14 maggio 2008
Redditi degli italiani in rete. Cosa dice la legge?
Gli internauti curiosi che si sono collegati al sito dell’Agenzia delle Entrate nel pomeriggio del 30 aprile scorso sono purtroppo restati a bocca asciutta ed hanno dovuto accontentarsi di leggere il comunicato stampa con cui si spiegavano i motivi della sospensione della consultazione.
In particolare venivano citati l’art. 69 del Dpr 600 del 1973 e l’art. 66 bis del Dpr 633 del 1972 che a detta dell’Agenzia giustificavano la pubblicazione degli elenchi dei contribuenti. Vediamo che cosa prevedono.
L’art. 69 del DPR 600/1973 è intitolato “Pubblicazione degli elenchi dei contribuenti” e prescrive, in sostanza, qual è il contenuto di queste liste e le modalità di pubblicazione. “Il Ministro delle finanze dispone annualmente la pubblicazione degli elenchi dei contribuenti il cui reddito imponibile è stato accertato dagli uffici delle imposte dirette e di quelli sottoposti a controlli globali a sorteggio a norma delle vigenti disposizioni nell' ambito dell' attività di programmazione svolta dagli uffici nell'anno precedente. Negli elenchi deve essere specificato se gli accertamenti sono definitivi o in contestazione e devono essere indicati, in caso di rettifica, anche gli imponibili dichiarati dai contribuenti. Negli elenchi sono compresi tutti i contribuenti che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi, nonché i contribuenti nei cui confronti sia stato accertato un maggior reddito imponibile superiore a 10 milioni di lire e al 20 per cento del reddito dichiarato, o in ogni caso un maggior reddito imponibile superiore a 50 milioni di lire….” Il penultimo comma prescrive che “ Gli elenchi sono depositati per la durata di un anno, ai fini della consultazione da parte di chiunque, sia presso lo stesso ufficio delle imposte sia presso i comuni interessati.”
La disposizione di legge è abbastanza chiara e prevede che il cittadino interessato debba recarsi personalmente presso l’Agenzia delle Entrate o il comune per richiedere le informazioni che gli servono. Ovviamente, la persona viene identificata ed il suo accesso registrato. Mi pare improbabile che un singolo soggetto possa chiedere di entrare in possesso dell’intero elenco dei contribuenti, in quanto gli uffici non procederebbero alla consegna dei documenti.
L’art. 66 bis della legge sull’IVA disciplina la pubblicazione degli elenchi dei contribuenti in maniera analoga a quanto prevede l’art. 69 del DPR 600/73. In tal caso si fa riferimento alle dichiarazioni IVA. Il penultimo comma prevede il deposito degli elenchi, per la durata di un anno, sia presso gli uffici territorialmente competenti, sia presso i comuni, ai fini della consultazione.
E’ anche prevista la pubblicazione di coloro che hanno richiesto rimborsi IVA e di chi li ha ottenuti.
Ciò che appare evidente è che nelle disposizioni richiamate dall’Agenzia delle Entrate non c’è scritto che gli elenchi dei contribuenti possono o debbono essere pubblicati in toto su internet dando la possibilità a chiunque di “scaricare” l’intero database.
Se poi andiamo a leggere il provvedimento del 5/03/2008 emesso dal Direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate, Massimo Romano, ora indagato dalla Procura di Roma per violazione della legge sulla Privacy, all’art. 6, è scritto: “Ai fini della consultazione i medesimi elenchi sono pubblicati in apposita sezione del sito internet http://www.agenziaentrate.gov.it/, in relazione agli uffici dell’Agenzia delle Entrate territorialmente competenti.” Ed è in questo punto che viene espressa l’assoluta novità dell’adempimento di diffusione assolto a mezzo rete. Quindi non nelle leggi, ma in un provvedimento firmato dal direttore generale, e nemmeno da un ministro o vice-ministro.
Nel documento sono anche indicate le motivazioni che citano la necessità di “perseguire la finalità di interesse pubblico per realizzare un quadro di trasparenza e di circolazione dei dati in possesso dell’Amministrazione…”
Addirittura vengono citate delle decisioni dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali del 2001 e 2003, le quali affermano in sintesi che “non vi è incompatibilità tra la protezione dei dati personali e determinate forme di pubblicità di dati previste per finalità di interesse pubblico o della collettività”.
Ebbene, l’urgenza di pubblicare gli elenchi prima della disfatta elettorale, già nell’aria sulla base di numerosi sondaggi, ha fatto persino dimenticare di chiedere un consulto preventivo al Garante della Privacy, che era del tutto all’oscuro del misfatto che stava per compiersi.
Ma la cosa più dubbia è proprio l’esistenza delle finalità di interesse pubblico o della collettività che motivano la pubblicazione.
La mia opinione personale, e forse non professionale, è che per conoscere i fatti altrui e soddisfare la propria curiosità è più utile sfogliare i rotocalchi rosa di cui le edicole traboccano….
E’ chiaro che non troveremo notizie sul nostro vicino di casa, a meno che non sia Gorge Clooney, ma, sinceramente, la pubblica utilità nell’alimentazione della curiosità altrui non ce la vedo proprio… Senò, anche il Grande Fratello persegue finalità di interesse pubblico!!!
In particolare venivano citati l’art. 69 del Dpr 600 del 1973 e l’art. 66 bis del Dpr 633 del 1972 che a detta dell’Agenzia giustificavano la pubblicazione degli elenchi dei contribuenti. Vediamo che cosa prevedono.
L’art. 69 del DPR 600/1973 è intitolato “Pubblicazione degli elenchi dei contribuenti” e prescrive, in sostanza, qual è il contenuto di queste liste e le modalità di pubblicazione. “Il Ministro delle finanze dispone annualmente la pubblicazione degli elenchi dei contribuenti il cui reddito imponibile è stato accertato dagli uffici delle imposte dirette e di quelli sottoposti a controlli globali a sorteggio a norma delle vigenti disposizioni nell' ambito dell' attività di programmazione svolta dagli uffici nell'anno precedente. Negli elenchi deve essere specificato se gli accertamenti sono definitivi o in contestazione e devono essere indicati, in caso di rettifica, anche gli imponibili dichiarati dai contribuenti. Negli elenchi sono compresi tutti i contribuenti che non hanno presentato la dichiarazione dei redditi, nonché i contribuenti nei cui confronti sia stato accertato un maggior reddito imponibile superiore a 10 milioni di lire e al 20 per cento del reddito dichiarato, o in ogni caso un maggior reddito imponibile superiore a 50 milioni di lire….” Il penultimo comma prescrive che “ Gli elenchi sono depositati per la durata di un anno, ai fini della consultazione da parte di chiunque, sia presso lo stesso ufficio delle imposte sia presso i comuni interessati.”
La disposizione di legge è abbastanza chiara e prevede che il cittadino interessato debba recarsi personalmente presso l’Agenzia delle Entrate o il comune per richiedere le informazioni che gli servono. Ovviamente, la persona viene identificata ed il suo accesso registrato. Mi pare improbabile che un singolo soggetto possa chiedere di entrare in possesso dell’intero elenco dei contribuenti, in quanto gli uffici non procederebbero alla consegna dei documenti.
L’art. 66 bis della legge sull’IVA disciplina la pubblicazione degli elenchi dei contribuenti in maniera analoga a quanto prevede l’art. 69 del DPR 600/73. In tal caso si fa riferimento alle dichiarazioni IVA. Il penultimo comma prevede il deposito degli elenchi, per la durata di un anno, sia presso gli uffici territorialmente competenti, sia presso i comuni, ai fini della consultazione.
E’ anche prevista la pubblicazione di coloro che hanno richiesto rimborsi IVA e di chi li ha ottenuti.
Ciò che appare evidente è che nelle disposizioni richiamate dall’Agenzia delle Entrate non c’è scritto che gli elenchi dei contribuenti possono o debbono essere pubblicati in toto su internet dando la possibilità a chiunque di “scaricare” l’intero database.
Se poi andiamo a leggere il provvedimento del 5/03/2008 emesso dal Direttore Generale dell’Agenzia delle Entrate, Massimo Romano, ora indagato dalla Procura di Roma per violazione della legge sulla Privacy, all’art. 6, è scritto: “Ai fini della consultazione i medesimi elenchi sono pubblicati in apposita sezione del sito internet http://www.agenziaentrate.gov.it/, in relazione agli uffici dell’Agenzia delle Entrate territorialmente competenti.” Ed è in questo punto che viene espressa l’assoluta novità dell’adempimento di diffusione assolto a mezzo rete. Quindi non nelle leggi, ma in un provvedimento firmato dal direttore generale, e nemmeno da un ministro o vice-ministro.
Nel documento sono anche indicate le motivazioni che citano la necessità di “perseguire la finalità di interesse pubblico per realizzare un quadro di trasparenza e di circolazione dei dati in possesso dell’Amministrazione…”
Addirittura vengono citate delle decisioni dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali del 2001 e 2003, le quali affermano in sintesi che “non vi è incompatibilità tra la protezione dei dati personali e determinate forme di pubblicità di dati previste per finalità di interesse pubblico o della collettività”.
Ebbene, l’urgenza di pubblicare gli elenchi prima della disfatta elettorale, già nell’aria sulla base di numerosi sondaggi, ha fatto persino dimenticare di chiedere un consulto preventivo al Garante della Privacy, che era del tutto all’oscuro del misfatto che stava per compiersi.
Ma la cosa più dubbia è proprio l’esistenza delle finalità di interesse pubblico o della collettività che motivano la pubblicazione.
La mia opinione personale, e forse non professionale, è che per conoscere i fatti altrui e soddisfare la propria curiosità è più utile sfogliare i rotocalchi rosa di cui le edicole traboccano….
E’ chiaro che non troveremo notizie sul nostro vicino di casa, a meno che non sia Gorge Clooney, ma, sinceramente, la pubblica utilità nell’alimentazione della curiosità altrui non ce la vedo proprio… Senò, anche il Grande Fratello persegue finalità di interesse pubblico!!!
venerdì 2 maggio 2008
I redditi degli italiani su internet. Sei d'accordo?
Ancora lui, Vincenzo Visco, vice ministro delle Finanze, ancora in carica per poche ore, si è macchiato di un’ultima gravissima colpa nei confronti dei tanto odiati (da lui) contribuenti.
Per chi era in vacanza, il 30 aprile si è consumata una triste pagina per la repubblica, un atto osceno in luogo pubblico, la rete, in cui le informazioni circolano in tempo reale verso tutti coloro che le cerchino…
Questa volta il più odiato vice-ministro della storia, che già si era guadagnato le stellette sul campo in numerose occasioni, ha voluto compiere la sua ultima vendetta contro gli evasori (che per lui sono tutti i contribuenti). Proprio lui, che il suo partito non ha neppure candidare alle ultime elezioni politiche, per non perdere milioni di voti, ha voluto confermare per sempre la sua fama di cattivo.
Ebbene, sul sito dell’Agenzia delle Entrate, sono apparsi gli elenchi dei contribuenti italiani del 2005, con i relativi redditi dichiarati da ciascuno. Grazie ad uno scoop di Italia Oggi, migliaia di internauti hanno potuto, nella mattina del 30 aprile, consultare liberamente quanto hanno dichiarato i contribuenti italiani. E si è così scatenata la curiosità di confrontare il proprio reddito con quello di amici, conoscenti, vicini di casa, parenti, colleghi di lavoro, personaggi famosi, politici, imprenditori, concorrenti ecc…………..
L’abbuffata è stata grassa per tutti quelli che ne hanno approfittato… tanto che il sito del ministero è andato in tilt (per eccesso di rialzo)….finché il Garante della Privacy non ha obbligato l’Agenzia delle Entrate a sospendere la consultazione on line degli elenchi.
Al di là degli aspetti giuridici, di cui si occuperà il nostro esperto fiscale in un prossimo intervento, occupiamoci del lato pratico della cosa.
1) A CHI GIOVA? Premesso che l’Agenzia delle Entrate, i Comuni e, in generale, tutti coloro che appartengono alla magistratura e alle forze dell’ordine, possono già consultare i dati dei contribuenti, qualora ne abbiano la necessità, a chi è rivolta la pubblicazione? Ovviamente alla totalità dei cittadini, che nulla hanno a che fare con i dati pubblicati. Pertanto, la conoscenza da parte loro è destinata UNICAMENTE A SODDISFARE LA PROPRIA CURIOSITA’. Quindi è totalmente inutile!!!
2) LA LOTTA ALL’EVASIONE. Qualche rincretinito ha addirittura detto che se tutti sanno il reddito dichiarato da tutti, dai confronti che la gente potrà fare, ci sarà un maggiore impulso alla lotta all’evasione! Cioè: se io vedo che il mio vicino di casa si compra la Porsche ed io so che non guadagna abbastanza per permetterselo, allora posso andarlo a denunciare alla GDF o all’Agenzia delle Entrate perché gli facciano un accertamento. BINGO. Se questo comportamento lo tengono 60 milioni di italiani, rispetto a loro conoscenti, nemici ecc…. le denunce che verranno inoltrate quante saranno? Chi si occuperà di riceverle? E chi avrà il compito di verificare se ci sono elementi che facciano supporre un’evasione fiscale? Il fatto è che c’è già chi si occupa di lotta all’evasione in Italia e non c’è bisogno di tanti piccoli Sherloch Holmes che si mettano ad indagare su cose che probabilmente non sono nemmeno in grado di capire!
3) IL DIRITTO ALLA PRIVACY. Se il reddito dichiarato dai contribuenti non è un dato sensibile e quindi tutelato dalla legge sulla Privacy, allora che cosa lo è? Diciamocelo chiaramente: A CHI FA PIACERE CHE GLI ALTRI SAPPIANO QUANTO GUADAGNA O QUANTO DICHIARA AL FISCO? Certo, moltissimi non hanno nulla da nascondere, ma perché mettersi alla berlina? Il fatto è questo: o esiste il diritto alla privacy oppure lo aboliamo e pubblichiamo su internet tutto, ma proprio tutto su tutti i cittadini, anche le cose più terribili e imbarazzanti, dalle cartelle cliniche al casellario giudiziario, passando per le abitudini ed inclinazioni sessuali ai dati del proprio conto bancario. Non vi piace più, cari curiosoni?
4) LA SOLUZIONE. CHI E’ SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA! Vale a dire, se proprio è una cosa così normale, quella di far sapere agli altri i fatti propri, allora propongo di pubblicare i dati fiscali di tutti quei contribuenti che vi acconsentano. Così sarebbe giusto, ma temo che non sarebbero molte le adesioni…..
Per chi era in vacanza, il 30 aprile si è consumata una triste pagina per la repubblica, un atto osceno in luogo pubblico, la rete, in cui le informazioni circolano in tempo reale verso tutti coloro che le cerchino…
Questa volta il più odiato vice-ministro della storia, che già si era guadagnato le stellette sul campo in numerose occasioni, ha voluto compiere la sua ultima vendetta contro gli evasori (che per lui sono tutti i contribuenti). Proprio lui, che il suo partito non ha neppure candidare alle ultime elezioni politiche, per non perdere milioni di voti, ha voluto confermare per sempre la sua fama di cattivo.
Ebbene, sul sito dell’Agenzia delle Entrate, sono apparsi gli elenchi dei contribuenti italiani del 2005, con i relativi redditi dichiarati da ciascuno. Grazie ad uno scoop di Italia Oggi, migliaia di internauti hanno potuto, nella mattina del 30 aprile, consultare liberamente quanto hanno dichiarato i contribuenti italiani. E si è così scatenata la curiosità di confrontare il proprio reddito con quello di amici, conoscenti, vicini di casa, parenti, colleghi di lavoro, personaggi famosi, politici, imprenditori, concorrenti ecc…………..
L’abbuffata è stata grassa per tutti quelli che ne hanno approfittato… tanto che il sito del ministero è andato in tilt (per eccesso di rialzo)….finché il Garante della Privacy non ha obbligato l’Agenzia delle Entrate a sospendere la consultazione on line degli elenchi.
Al di là degli aspetti giuridici, di cui si occuperà il nostro esperto fiscale in un prossimo intervento, occupiamoci del lato pratico della cosa.
1) A CHI GIOVA? Premesso che l’Agenzia delle Entrate, i Comuni e, in generale, tutti coloro che appartengono alla magistratura e alle forze dell’ordine, possono già consultare i dati dei contribuenti, qualora ne abbiano la necessità, a chi è rivolta la pubblicazione? Ovviamente alla totalità dei cittadini, che nulla hanno a che fare con i dati pubblicati. Pertanto, la conoscenza da parte loro è destinata UNICAMENTE A SODDISFARE LA PROPRIA CURIOSITA’. Quindi è totalmente inutile!!!
2) LA LOTTA ALL’EVASIONE. Qualche rincretinito ha addirittura detto che se tutti sanno il reddito dichiarato da tutti, dai confronti che la gente potrà fare, ci sarà un maggiore impulso alla lotta all’evasione! Cioè: se io vedo che il mio vicino di casa si compra la Porsche ed io so che non guadagna abbastanza per permetterselo, allora posso andarlo a denunciare alla GDF o all’Agenzia delle Entrate perché gli facciano un accertamento. BINGO. Se questo comportamento lo tengono 60 milioni di italiani, rispetto a loro conoscenti, nemici ecc…. le denunce che verranno inoltrate quante saranno? Chi si occuperà di riceverle? E chi avrà il compito di verificare se ci sono elementi che facciano supporre un’evasione fiscale? Il fatto è che c’è già chi si occupa di lotta all’evasione in Italia e non c’è bisogno di tanti piccoli Sherloch Holmes che si mettano ad indagare su cose che probabilmente non sono nemmeno in grado di capire!
3) IL DIRITTO ALLA PRIVACY. Se il reddito dichiarato dai contribuenti non è un dato sensibile e quindi tutelato dalla legge sulla Privacy, allora che cosa lo è? Diciamocelo chiaramente: A CHI FA PIACERE CHE GLI ALTRI SAPPIANO QUANTO GUADAGNA O QUANTO DICHIARA AL FISCO? Certo, moltissimi non hanno nulla da nascondere, ma perché mettersi alla berlina? Il fatto è questo: o esiste il diritto alla privacy oppure lo aboliamo e pubblichiamo su internet tutto, ma proprio tutto su tutti i cittadini, anche le cose più terribili e imbarazzanti, dalle cartelle cliniche al casellario giudiziario, passando per le abitudini ed inclinazioni sessuali ai dati del proprio conto bancario. Non vi piace più, cari curiosoni?
4) LA SOLUZIONE. CHI E’ SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA! Vale a dire, se proprio è una cosa così normale, quella di far sapere agli altri i fatti propri, allora propongo di pubblicare i dati fiscali di tutti quei contribuenti che vi acconsentano. Così sarebbe giusto, ma temo che non sarebbero molte le adesioni…..
lunedì 11 febbraio 2008
Valentino Rossi paga le tasse e si redime. E tu?
Questo potrebbe essere il nuovo spot a favore .... delle tasse! Per convincere i contribuenti a pagare il dovuto senza cercare scappatoie.
Perchè forse questa volta ci siamo. Pare che domani 12 febbraio sia il giorno della verità, in cui verrà siglata la pax fiscale fra il pluricampione di motociclismo Valentino Rossi e il fisco italiano. O meglio, per dirla in termini tecnici, verrà perfezionato il concordato fiscale fra l’Agenzia delle Entrate ed il famoso contribuente.
Dell’argomento ci siamo già occupati sia a caldo, nell’estate dello scorso anno, nell’articolo Il dottore e le tasse, sia in seguito con le indicazioni più tecniche di E ancora questa storia delle tasse, necessarie per capire qualcosa di questo tema fiscale così di attualità.
Come già ampiamente previsto e annunciato, la guerra fra Valentino e il rapace fisco italiano, è destinata a concludersi con un accordo. Abbiamo già spiegato che quella sul concordato fiscale non è una “legge ad personam” applicabile solo ai personaggi famosi, al fine (assurdo) di agevolarli, ma un istituto a cui possono accedere tutti coloro che si trovano in determinate situazioni di controversia con il fisco. E che non è vero che L’Agenzia delle Entrate ci rimetta con questi accordi, anzi, è proprio il contrario. In sintesi, tutto ciò che sta’ per essere siglato è perfettamente alla luce del sole, è legale, ed è pure conveniente per lo Stato, cioè per noi tutti.
Purtroppo questa cosa non va giù a molti, come si può scoprire navigando sulla rete, ove gli sfoghi egli insulti contro Vale sono numerosi. Forse se la gente si informasse meglio non si inc…. tanto.
E allora, come mai Valentino, se ha ragione (e non ha evaso), paga lo stesso?
Come sempre la verità sta’ nel mezzo. Da una parte c’è Valentino Rossi che si gioca sia un danno irreparabile alla sua immagine, che utilizzata nella pubblicità vale milioni, sia la perdita di tranquillità come sportivo, che deve iniziare a breve un nuovo campionato lungo e difficile, per affrontare il quale deve mettercela tutta. Dall’altra parte c’è l’Agenzia delle Entrate che non è poi così sicura di vincere il contenzioso, in quanto la questione giuridico-fiscale non è così pacifica, e, inoltre non può permettersi di perdere oltre ai soldi, anche la faccia, visto che la grande sfida mediatica non perdona chi esce sconfitto. Per cui l’accordo giova a tutti….
Compreso nel prezzo del concordato ci sarà uno spot di Vale a favore della fedeltà fiscale. Speriamo che non ci dica che le tasse sono belle...
Dell’argomento ci siamo già occupati sia a caldo, nell’estate dello scorso anno, nell’articolo Il dottore e le tasse, sia in seguito con le indicazioni più tecniche di E ancora questa storia delle tasse, necessarie per capire qualcosa di questo tema fiscale così di attualità.
Come già ampiamente previsto e annunciato, la guerra fra Valentino e il rapace fisco italiano, è destinata a concludersi con un accordo. Abbiamo già spiegato che quella sul concordato fiscale non è una “legge ad personam” applicabile solo ai personaggi famosi, al fine (assurdo) di agevolarli, ma un istituto a cui possono accedere tutti coloro che si trovano in determinate situazioni di controversia con il fisco. E che non è vero che L’Agenzia delle Entrate ci rimetta con questi accordi, anzi, è proprio il contrario. In sintesi, tutto ciò che sta’ per essere siglato è perfettamente alla luce del sole, è legale, ed è pure conveniente per lo Stato, cioè per noi tutti.
Purtroppo questa cosa non va giù a molti, come si può scoprire navigando sulla rete, ove gli sfoghi egli insulti contro Vale sono numerosi. Forse se la gente si informasse meglio non si inc…. tanto.
E allora, come mai Valentino, se ha ragione (e non ha evaso), paga lo stesso?
Come sempre la verità sta’ nel mezzo. Da una parte c’è Valentino Rossi che si gioca sia un danno irreparabile alla sua immagine, che utilizzata nella pubblicità vale milioni, sia la perdita di tranquillità come sportivo, che deve iniziare a breve un nuovo campionato lungo e difficile, per affrontare il quale deve mettercela tutta. Dall’altra parte c’è l’Agenzia delle Entrate che non è poi così sicura di vincere il contenzioso, in quanto la questione giuridico-fiscale non è così pacifica, e, inoltre non può permettersi di perdere oltre ai soldi, anche la faccia, visto che la grande sfida mediatica non perdona chi esce sconfitto. Per cui l’accordo giova a tutti….
Compreso nel prezzo del concordato ci sarà uno spot di Vale a favore della fedeltà fiscale. Speriamo che non ci dica che le tasse sono belle...
E in ogni caso, 20 milioni non sono pochi! Anche per Valentino…
E’ interessante notare come la gente a questo aspetto non pensi molto, “tanto per lui non sono niente!...”. Ma non sappiamo se, trovandosi nella stessa situazione, sarebbero così generosi e pronti a versare tali importi al fisco. Eh si, le tasse degli altri non sono mai troppo alte!
E’ interessante notare come la gente a questo aspetto non pensi molto, “tanto per lui non sono niente!...”. Ma non sappiamo se, trovandosi nella stessa situazione, sarebbero così generosi e pronti a versare tali importi al fisco. Eh si, le tasse degli altri non sono mai troppo alte!
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mercoledì 6 febbraio 2008
Lele Mora evasore: vittima o carnefice? Spezziamogli una lancia in suo favore (magari in testa!)
Un altro VIP c’è cascato. Accorrete signori accorrete….. Questa volta la gogna fiscale si abbatte sul già un po’ sfortunato Lele Mora che già era stato strapazzato a dovere dall’infaticabile PM Woodcock.
Il gossip sull’evasione fiscale si è scatenato questa volta sull’agente dei personaggi dello spettacolo più famoso d’Italia. A quanto pare l’Agenzia delle Entrate gli ha contestato importi di imposte evase che con sanzioni ed interessi si aggirano sui 5 milioni e 600 mila euro. Leggete qui.
Certo Lele Mora non è un personaggio molto simpatico, anzi, è del tutto antipatico. E invidiato per le frequentazioni di personaggi dello spettacolo, veline bellone ganzi e chi più ne ha più ne metta.
Però, forse, non è il mostro che i giornali stanno descrivendo.
L’accertamento che ha subito lo scorso anno, relativo agli anni 2003 e 2004, ha di fatto “recuperato” a tassazione numerosi importi contabilizzati dalla sua società LM Menagements come spese relative all’attività. E su queste spese la fantasia popolare si è divertita molto. Infatti fra le voci ci sono innumerevoli viaggi di affari o piacere nei paradisi tropicali, in Sardegna, spese di auto di lusso, di ristoranti e alberghi, fiori e gioielli, affitti spaventosi per appartamenti occupati dallo stesso Mora e dal figlio ecc…
Certo, dal punto di vista fiscale le eccezioni mosse sono probabilmente ben motivate, in quanto nel nostro ordinamento fiscale giuridico, ci sono spese aziendali che sono tabù per definizione e sono indeducibili senza possibilità di discussione. Per non parlare del cosiddetto “principio di inerenza” che tende a considerare indeducibili fiscalmente tutte quelle le spese che gli imprenditori più creativi e intraprendenti sono soliti sostenere. Ad esempio, se uno commercia il pesce, le spese di trasporto per la consegna della merce ai clienti sono normalmente deducibili. Se per caso uno deve rifornire un rifugio sulle montagne a 3000 metri di altezza e deve noleggiare una motoslitta per arrivarci, la deducibilità del costo è già in forse. Se, per risparmiare, sale con gli impianti di risalita (anche senza sci) sicuramente il costo non lo può dedurre, non si sa mai che ne approfitta per farsi una discesa! E così via…. Il vero problema è che il fisco sospetta sempre del contribuente, e nel dubbio, lo bastona senza pietà.
Le stesse spese di rappresentanza sono state per lunghi anni dedotte con il contagocce, mentre ad esempio i costi per omaggi e regali, anche a clienti, sono tuttora deducibili se di importo unitario inferiore a 50€. Le aziende, anche quelle molto serie, si ritrovano tutti gli anni in bilancio dei costi che fiscalmente non possono dedurre, e sui quali non hanno detratto neppure l’IVA. Perché tutto ciò? Non certo per prevenire abusi da parte dei soliti furbi, come certa propaganda vuol farci credere. No, il motivo è solo “di cassa”, serve solo per far aumentare la base imponibile, a parità di aliquota, e poter attingere più a fondo dalle casse di aziende, professionisti e autonomi in genere. E questo lo sanno tutti.
Ma torniamo a Lele Mora. Ciò che il legislatore fiscale italiano non ha mai voluto capire è che ci sono certi tipi di attività che sono molto diverse dalle altre. Come ad esempio quella dell’agente degli artisti televisivi. Provate voi a far concludere contratti con parecchi zeri ai vostri protetti senza “oliare” la macchina. E cioè, senza portare al ristorante nessuno, senza fare feste in discoteca, senza andare in Costa Smeralda e stappare un po’ di bottiglie di champagne, senza far giri in barca con la combriccola, senza regalare fiori o gioielli, senza far scorazzare un illustre sconosciuto in Ferrari al fine di creare un personaggio TV, senza avere una casa gigante e bellissima dove ospitare costantemente una miriade di persone a bivaccare allegramente, in attesa dei fotografi dei rotocalchi rosa, senza pagare nemmeno un viaggio aereo ad un povero extracomunitario di nome Diego Armando, ma, soprattutto…. far diventare famoso uno come Costantino??? Lo so è un lavoro difficile, ma qualcuno se ne deve fare carico. Se no cosa guardiamo la sera in TV, i documentari sugli animali?
Il gossip sull’evasione fiscale si è scatenato questa volta sull’agente dei personaggi dello spettacolo più famoso d’Italia. A quanto pare l’Agenzia delle Entrate gli ha contestato importi di imposte evase che con sanzioni ed interessi si aggirano sui 5 milioni e 600 mila euro. Leggete qui.
Certo Lele Mora non è un personaggio molto simpatico, anzi, è del tutto antipatico. E invidiato per le frequentazioni di personaggi dello spettacolo, veline bellone ganzi e chi più ne ha più ne metta.
Però, forse, non è il mostro che i giornali stanno descrivendo.
L’accertamento che ha subito lo scorso anno, relativo agli anni 2003 e 2004, ha di fatto “recuperato” a tassazione numerosi importi contabilizzati dalla sua società LM Menagements come spese relative all’attività. E su queste spese la fantasia popolare si è divertita molto. Infatti fra le voci ci sono innumerevoli viaggi di affari o piacere nei paradisi tropicali, in Sardegna, spese di auto di lusso, di ristoranti e alberghi, fiori e gioielli, affitti spaventosi per appartamenti occupati dallo stesso Mora e dal figlio ecc…
Certo, dal punto di vista fiscale le eccezioni mosse sono probabilmente ben motivate, in quanto nel nostro ordinamento fiscale giuridico, ci sono spese aziendali che sono tabù per definizione e sono indeducibili senza possibilità di discussione. Per non parlare del cosiddetto “principio di inerenza” che tende a considerare indeducibili fiscalmente tutte quelle le spese che gli imprenditori più creativi e intraprendenti sono soliti sostenere. Ad esempio, se uno commercia il pesce, le spese di trasporto per la consegna della merce ai clienti sono normalmente deducibili. Se per caso uno deve rifornire un rifugio sulle montagne a 3000 metri di altezza e deve noleggiare una motoslitta per arrivarci, la deducibilità del costo è già in forse. Se, per risparmiare, sale con gli impianti di risalita (anche senza sci) sicuramente il costo non lo può dedurre, non si sa mai che ne approfitta per farsi una discesa! E così via…. Il vero problema è che il fisco sospetta sempre del contribuente, e nel dubbio, lo bastona senza pietà.
Le stesse spese di rappresentanza sono state per lunghi anni dedotte con il contagocce, mentre ad esempio i costi per omaggi e regali, anche a clienti, sono tuttora deducibili se di importo unitario inferiore a 50€. Le aziende, anche quelle molto serie, si ritrovano tutti gli anni in bilancio dei costi che fiscalmente non possono dedurre, e sui quali non hanno detratto neppure l’IVA. Perché tutto ciò? Non certo per prevenire abusi da parte dei soliti furbi, come certa propaganda vuol farci credere. No, il motivo è solo “di cassa”, serve solo per far aumentare la base imponibile, a parità di aliquota, e poter attingere più a fondo dalle casse di aziende, professionisti e autonomi in genere. E questo lo sanno tutti.
Ma torniamo a Lele Mora. Ciò che il legislatore fiscale italiano non ha mai voluto capire è che ci sono certi tipi di attività che sono molto diverse dalle altre. Come ad esempio quella dell’agente degli artisti televisivi. Provate voi a far concludere contratti con parecchi zeri ai vostri protetti senza “oliare” la macchina. E cioè, senza portare al ristorante nessuno, senza fare feste in discoteca, senza andare in Costa Smeralda e stappare un po’ di bottiglie di champagne, senza far giri in barca con la combriccola, senza regalare fiori o gioielli, senza far scorazzare un illustre sconosciuto in Ferrari al fine di creare un personaggio TV, senza avere una casa gigante e bellissima dove ospitare costantemente una miriade di persone a bivaccare allegramente, in attesa dei fotografi dei rotocalchi rosa, senza pagare nemmeno un viaggio aereo ad un povero extracomunitario di nome Diego Armando, ma, soprattutto…. far diventare famoso uno come Costantino??? Lo so è un lavoro difficile, ma qualcuno se ne deve fare carico. Se no cosa guardiamo la sera in TV, i documentari sugli animali?
venerdì 1 febbraio 2008
L'ultimo show di Visco? Speriamo bene....
Il viceministro per l’economia Vincenzo Visco ha affermato in una recente intervista su Radio R101, che “Noi non abbiamo aumentato le tasse, anzi alcuni tipi di imposta sono addirittura diminuiti. Il boom delle entrate fiscali è legato ad un processo di emersione favorito dalla politica attuata dal governo Prodi”. Poi continua: “Pagare le tasse , non è piacevole per nessuno. Molto dipende dal clima che si respira”. Ed ancora: “l’attività dell’agenzia delle entrate è stata più incisiva mettendo fine al clima di lassismo del precedente governo: la maggiore probabilità di accertamenti spinge i contribuenti a fare il proprio dovere”.
Tali affermazioni fanno accapponare la pelle e confermano il delirio di onnipotenza dell’ormai caduto governo Prodi.
1) Le tasse non sono aumentate: evviva! Probabilmente i milioni di italiani che hanno versato il 70% del loro redditi al fisco, INPS ecc. non sanno fare i conti
2) Alcune tasse sono diminuite: peccato che non ha detto quali. In ogni caso il contribuente non si diverte più con il “gioco delle tre carte”, quindi se una tassa aumenta e l’altra diminuisce ciò che conta è l’effetto cumulato
3) Pagare le tasse non è piacevole per nessuno: il vice smentisce il ministro TPS che ha affermato il contrario nelle celebre massima “le tasse sono una cosa bellissima!”
4) L’attività delle agenzie delle entrate è stata più incisiva: questo significa che se non c’è lui al ministero, negli uffici si tirano le dita? A proposito, voi ricordate un governo di destra o di sinistra che non si curasse di riscuotere le imposte? O che fosse indifferente in ambito fiscale? O che non abbia “costruito” una finanziaria sulla base delle entrate fiscali? O con il quale non abbiamo pagato le tasse? Io no.
5) La maggiore probabilità di subire accertamenti spinge i contribuenti a fare il proprio dovere: secondo me, se aumentano le tasse e aumentano i controlli è probabile che i contribuenti si deprimano oppure cerchino il modo per fuggire all’estero. In ogni caso ricordate cosa dicevamo nel post sul libro di Giannino, e ciò che quello che succede in questi casi è che diminuisce la voglia di lavorare e la produttività? E di conseguenza le imposte che si pagano?
Per concludere aggiungo che meno male che Visco dovrebbe essere un viceministro tecnico e non politico. E le sue affermazioni sono tecniche o politiche? Lascio giudicare a voi.
Tali affermazioni fanno accapponare la pelle e confermano il delirio di onnipotenza dell’ormai caduto governo Prodi.
1) Le tasse non sono aumentate: evviva! Probabilmente i milioni di italiani che hanno versato il 70% del loro redditi al fisco, INPS ecc. non sanno fare i conti
2) Alcune tasse sono diminuite: peccato che non ha detto quali. In ogni caso il contribuente non si diverte più con il “gioco delle tre carte”, quindi se una tassa aumenta e l’altra diminuisce ciò che conta è l’effetto cumulato
3) Pagare le tasse non è piacevole per nessuno: il vice smentisce il ministro TPS che ha affermato il contrario nelle celebre massima “le tasse sono una cosa bellissima!”
4) L’attività delle agenzie delle entrate è stata più incisiva: questo significa che se non c’è lui al ministero, negli uffici si tirano le dita? A proposito, voi ricordate un governo di destra o di sinistra che non si curasse di riscuotere le imposte? O che fosse indifferente in ambito fiscale? O che non abbia “costruito” una finanziaria sulla base delle entrate fiscali? O con il quale non abbiamo pagato le tasse? Io no.
5) La maggiore probabilità di subire accertamenti spinge i contribuenti a fare il proprio dovere: secondo me, se aumentano le tasse e aumentano i controlli è probabile che i contribuenti si deprimano oppure cerchino il modo per fuggire all’estero. In ogni caso ricordate cosa dicevamo nel post sul libro di Giannino, e ciò che quello che succede in questi casi è che diminuisce la voglia di lavorare e la produttività? E di conseguenza le imposte che si pagano?
Per concludere aggiungo che meno male che Visco dovrebbe essere un viceministro tecnico e non politico. E le sue affermazioni sono tecniche o politiche? Lascio giudicare a voi.
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martedì 11 dicembre 2007
Nella lotta all’evasione fiscale la G.D.F. non è C.S.I.!
Come tutti gli anni, di questi giorni, ci tocca sorbire l’esaltazione della Guardia di Finanza in occasione della presentazione del bilancio annuale dell’attività di lotta all’evasione fiscale.
Stavolta l’occasione è stata la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico della scuola di Polizia tributaria. Qui non si vuole denigrare l’operato della GDF, che spesso fa fronte con grandi sacrifici a tutti i compiti differenziati a gravosi, ma purtroppo non possiamo esimerci dal far funzionare la testa.
Quest’anno le Fiamme Gialle hanno scoperto ben 27,7 miliardi di euro di redditi non dichiarati e un’evasione di IVA di 4,2 miliardi.
Ora, noi tutti dovremmo considerare che la cifra che lo Stato incasserà, rispetto a questa massa abnorme di tributi evasi è una parte infinitesima, una piccola percentuale. E questo dopo diversi anni di contenziosi, procedure esecutive ecc…
Appare subito evidente che c’è qualcosa che non torna in quanto suonare le fanfare per trilioni di euro di evasione fiscale e poi, sotto sotto, riuscire a incassarne solo pochi spiccioli….. non è serio!
Provo a dare una chiave di lettura della situazione.
Spieghiamo in pratica come funziona il meccanismo degli accertamenti fiscali.
La GDF come anche l’Agenzia delle Entrate esegue accessi, ispezioni e verifiche fiscali presso i contribuenti, privati, aziende ecc…
Gli operatori quindi redigono un verbale di constatazione in cui elencano i controlli effettuati e le irregolarità riscontrate ecc…
A questo punto la “palla” passa all’Agenzia delle Entrate che, in presenza di violazioni della norma tributaria, deve emettere un Avviso d’accertamento. La GDF non emette avvisi d’accertamento perché ciò non è previsto dalla legge.
Quindi è l’Agenzia delle Entrate che semmai accerta l’evasione fiscale e “tenta” di recuperare le imposte, le sanzioni e gli interessi derivanti dall’evasione stessa.
Già qui si vede una prima incongruenza: perché nel trionfo dello Stato nella lotta all’evasione fiscale si “premia” il prezioso lavoro di verifica della GDF e gli si attribuiscono tutti i meriti mentre il lavoro delle Agenzie delle Entrate, ben più tecnico, e che conduce all’atto impositivo vero e proprio, non viene quasi considerato? Misteri italiani.
Spezziamo una lancia in favore dell’Agenzia delle Entrate. Le agenzie infatti sono già da anni organizzate come vere e proprie aziende private, redigono un bilancio dell’attività svolta considerando le entrate derivanti dai recuperi d’imposta e le uscite relative ai costi del personale impiegato per l’attività di controllo e di accertamento. E i conti devono quadrare! Quindi fanno molta attenzione ai tempi e ai costi dell’attività svolta e in caso di colpe nell’impostazione di accertamenti non corretti, corrono sempre il rischio di subire una condanna al pagamento delle spese in Commissione Tributaria. Forse anche i Tribunali dovrebbero essere organizzati così…
Quello chi mi preme considerare è la differenza di obiettivo fra GDF e Agenzia delle Entrate. La prima cerca di far lievitare l’importo complessivo delle somme evase contestate nei verbali redatti in sede di ispezione, così lo Stato fa bella figura e persegue i suoi fini di propaganda anti-evasione, la seconda deve recuperare realmente i soldi dell’evasione, stando attenta ai costi del personale impiegato e correndo il rischio di non raggiungere il pareggio del bilancio a fine anno. Evidentemente una situazione del genere si presta a creare molto attrito fra Fiamme Gialle e Agenzia delle Entrate.
A ciò si aggiunga che, come anticipato nel titolo, la Guardia di Finanza non è CSI, cioè i corpi della polizia scientifica americana che vediamo in TV e che riescono sempre con tecnologie avveniristiche a scoprire i colpevoli. Purtroppo il livello tecnico dei finanzieri spesso non è all’altezza dei compiti assegnatigli per contrastare l’evasione fiscale. Spesso l’arma più efficace è l’intimidazione del presunto evasore e l’ingaggio di una la lotta psicologica per indurlo a commettere qualche errore e così smascherarsi. Chi ha subito una visita della “Finanza” sa cosa vuol dire… E mi riferisco alle sole questioni tributarie e non ai compiti di Polizia Giudiziaria per i quali i metodi sono magari più adeguati. Dicevamo… mancando la preparazione tecnica propria di chi studia e si aggiorna costantemente, come fanno i professionisti giuridici e contabili, che si occupano delle medesime discipline, è comprensibile che buona parte delle verifiche fatte dalla GDF sia magari un po’ carente sotto il profilo tecnico e teorico…. Tanto alla fine, se ci sono problemi, ci pensa l’Agenzia delle Entrate. Il risultato è che spesso l’Agenzia delle Entrate, per non dover pagare di “tasca sua” gli errori e le imprecisioni fatte da altri, si vede costretta a scartare (o ridurre fortemente negli importi contestati) molti verbali delle Fiamme Gialle, perché le motivazioni degli avvisi d’accertamento devono sempre essere credibili e inoppugnabili. Un conto è sospettare che un contribuente evada le tasse, altra cosa è provarlo in base alle leggi tributarie vigenti e riuscire a farlo pagare. Ecco a mio avviso dove “spariscono” alcuni miliardi di evasione. Qualcun altro svanisce forse per colpa delle Agenzie delle Entrate. Poi ci può essere il merito dei professionisti che difendono i propri clienti innanzi alla giustizia tributaria e riescono a ridurre ancora gli importi contestati. E alla fine quello che rimane non sono che gli spiccioli…. Cioè meno del 10% delle somme contestate in origine. Mi viene un dubbio: non è che anche l’evasione fiscale è un’invenzione di Visco per continuare a tartassarci per benino e recuperare risorse per la spesa pubblica?
Stavolta l’occasione è stata la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico della scuola di Polizia tributaria. Qui non si vuole denigrare l’operato della GDF, che spesso fa fronte con grandi sacrifici a tutti i compiti differenziati a gravosi, ma purtroppo non possiamo esimerci dal far funzionare la testa.
Quest’anno le Fiamme Gialle hanno scoperto ben 27,7 miliardi di euro di redditi non dichiarati e un’evasione di IVA di 4,2 miliardi.
Ora, noi tutti dovremmo considerare che la cifra che lo Stato incasserà, rispetto a questa massa abnorme di tributi evasi è una parte infinitesima, una piccola percentuale. E questo dopo diversi anni di contenziosi, procedure esecutive ecc…
Appare subito evidente che c’è qualcosa che non torna in quanto suonare le fanfare per trilioni di euro di evasione fiscale e poi, sotto sotto, riuscire a incassarne solo pochi spiccioli….. non è serio!
Provo a dare una chiave di lettura della situazione.
Spieghiamo in pratica come funziona il meccanismo degli accertamenti fiscali.
La GDF come anche l’Agenzia delle Entrate esegue accessi, ispezioni e verifiche fiscali presso i contribuenti, privati, aziende ecc…
Gli operatori quindi redigono un verbale di constatazione in cui elencano i controlli effettuati e le irregolarità riscontrate ecc…
A questo punto la “palla” passa all’Agenzia delle Entrate che, in presenza di violazioni della norma tributaria, deve emettere un Avviso d’accertamento. La GDF non emette avvisi d’accertamento perché ciò non è previsto dalla legge.
Quindi è l’Agenzia delle Entrate che semmai accerta l’evasione fiscale e “tenta” di recuperare le imposte, le sanzioni e gli interessi derivanti dall’evasione stessa.
Già qui si vede una prima incongruenza: perché nel trionfo dello Stato nella lotta all’evasione fiscale si “premia” il prezioso lavoro di verifica della GDF e gli si attribuiscono tutti i meriti mentre il lavoro delle Agenzie delle Entrate, ben più tecnico, e che conduce all’atto impositivo vero e proprio, non viene quasi considerato? Misteri italiani.
Spezziamo una lancia in favore dell’Agenzia delle Entrate. Le agenzie infatti sono già da anni organizzate come vere e proprie aziende private, redigono un bilancio dell’attività svolta considerando le entrate derivanti dai recuperi d’imposta e le uscite relative ai costi del personale impiegato per l’attività di controllo e di accertamento. E i conti devono quadrare! Quindi fanno molta attenzione ai tempi e ai costi dell’attività svolta e in caso di colpe nell’impostazione di accertamenti non corretti, corrono sempre il rischio di subire una condanna al pagamento delle spese in Commissione Tributaria. Forse anche i Tribunali dovrebbero essere organizzati così…
Quello chi mi preme considerare è la differenza di obiettivo fra GDF e Agenzia delle Entrate. La prima cerca di far lievitare l’importo complessivo delle somme evase contestate nei verbali redatti in sede di ispezione, così lo Stato fa bella figura e persegue i suoi fini di propaganda anti-evasione, la seconda deve recuperare realmente i soldi dell’evasione, stando attenta ai costi del personale impiegato e correndo il rischio di non raggiungere il pareggio del bilancio a fine anno. Evidentemente una situazione del genere si presta a creare molto attrito fra Fiamme Gialle e Agenzia delle Entrate.
A ciò si aggiunga che, come anticipato nel titolo, la Guardia di Finanza non è CSI, cioè i corpi della polizia scientifica americana che vediamo in TV e che riescono sempre con tecnologie avveniristiche a scoprire i colpevoli. Purtroppo il livello tecnico dei finanzieri spesso non è all’altezza dei compiti assegnatigli per contrastare l’evasione fiscale. Spesso l’arma più efficace è l’intimidazione del presunto evasore e l’ingaggio di una la lotta psicologica per indurlo a commettere qualche errore e così smascherarsi. Chi ha subito una visita della “Finanza” sa cosa vuol dire… E mi riferisco alle sole questioni tributarie e non ai compiti di Polizia Giudiziaria per i quali i metodi sono magari più adeguati. Dicevamo… mancando la preparazione tecnica propria di chi studia e si aggiorna costantemente, come fanno i professionisti giuridici e contabili, che si occupano delle medesime discipline, è comprensibile che buona parte delle verifiche fatte dalla GDF sia magari un po’ carente sotto il profilo tecnico e teorico…. Tanto alla fine, se ci sono problemi, ci pensa l’Agenzia delle Entrate. Il risultato è che spesso l’Agenzia delle Entrate, per non dover pagare di “tasca sua” gli errori e le imprecisioni fatte da altri, si vede costretta a scartare (o ridurre fortemente negli importi contestati) molti verbali delle Fiamme Gialle, perché le motivazioni degli avvisi d’accertamento devono sempre essere credibili e inoppugnabili. Un conto è sospettare che un contribuente evada le tasse, altra cosa è provarlo in base alle leggi tributarie vigenti e riuscire a farlo pagare. Ecco a mio avviso dove “spariscono” alcuni miliardi di evasione. Qualcun altro svanisce forse per colpa delle Agenzie delle Entrate. Poi ci può essere il merito dei professionisti che difendono i propri clienti innanzi alla giustizia tributaria e riescono a ridurre ancora gli importi contestati. E alla fine quello che rimane non sono che gli spiccioli…. Cioè meno del 10% delle somme contestate in origine. Mi viene un dubbio: non è che anche l’evasione fiscale è un’invenzione di Visco per continuare a tartassarci per benino e recuperare risorse per la spesa pubblica?
lunedì 12 novembre 2007
Valentino Rossi. Ancora sta’ storia delle tasse
Nelle ultime ore si leggono notizie di un possibile accordo fra Valentino Rossi e l’Agenzia delle Entrate di Pesaro in merito all’avviso d’accertamento milionario ricevuto dal campione l’estate scorsa. Fra gli altri vi segnaliamo:
http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/motomondiale/200711articoli/12038girata.asp
Dell’argomento ci siamo già occupati di ritorno dalle vacanze, ma è giusto spendere qualche parola per chiarire i dubbi dei fans e del popolo della rete che, mi sembra, "naviga" un po’ nel buio…
Ho letto su alcuni blog che c’è gente inc….ta perché ritiene che l’accordo presunto sia il solito modo di premiare gli evasori famosi, con corsie preferenziali e per massacrare gli altri poveri contribuenti!
Santa ignoranza!!! Mi sa che il nostro commercialista dovrebbe un po’ illuminarci su questo argomento di attualità. Intanto io mi limito a dire che pensavo che a difendere Valentino Rossi fosse Victor Ukmar, il quale aveva già annunciato battaglia per difendere il suo assistito da quella che ha definito una bufala. In ogni caso, anche in passato, i mega accertamenti fatti ai vip, si sono per lo più conclusi con conciliazioni giudiziali. Il motivo è semplice: nella realtà le situazioni sono sempre un po’ ingarbugliate e tutti hanno almeno qualche ragione, quindi perché litigare e correre il rischio di non ottenere nulla? Meglio accordarsi su una cifra minore ed evitare di pagare le spese di giudizio in caso di soccombenza. Ma voi ci avete pensato a quanto gli costava al Ministero delle Finanze la parcella del difensore di Rossi, se quest’ultimo vinceva il contenzioso?
Probabilmente qualcuno non ci ha dormito la notte. E poi che figura davanti ai media, Vale che festeggia la sua vittoria sul fisco…. Ah, a proposito, in tal caso, le spese di giustizia del fisco perdente venivano pagate con le nostre tasse! Quindi, meglio un accordo.
http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/motomondiale/200711articoli/12038girata.asp
Dell’argomento ci siamo già occupati di ritorno dalle vacanze, ma è giusto spendere qualche parola per chiarire i dubbi dei fans e del popolo della rete che, mi sembra, "naviga" un po’ nel buio…
Ho letto su alcuni blog che c’è gente inc….ta perché ritiene che l’accordo presunto sia il solito modo di premiare gli evasori famosi, con corsie preferenziali e per massacrare gli altri poveri contribuenti!
Santa ignoranza!!! Mi sa che il nostro commercialista dovrebbe un po’ illuminarci su questo argomento di attualità. Intanto io mi limito a dire che pensavo che a difendere Valentino Rossi fosse Victor Ukmar, il quale aveva già annunciato battaglia per difendere il suo assistito da quella che ha definito una bufala. In ogni caso, anche in passato, i mega accertamenti fatti ai vip, si sono per lo più conclusi con conciliazioni giudiziali. Il motivo è semplice: nella realtà le situazioni sono sempre un po’ ingarbugliate e tutti hanno almeno qualche ragione, quindi perché litigare e correre il rischio di non ottenere nulla? Meglio accordarsi su una cifra minore ed evitare di pagare le spese di giudizio in caso di soccombenza. Ma voi ci avete pensato a quanto gli costava al Ministero delle Finanze la parcella del difensore di Rossi, se quest’ultimo vinceva il contenzioso?
Probabilmente qualcuno non ci ha dormito la notte. E poi che figura davanti ai media, Vale che festeggia la sua vittoria sul fisco…. Ah, a proposito, in tal caso, le spese di giustizia del fisco perdente venivano pagate con le nostre tasse! Quindi, meglio un accordo.
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VALENTINO ROSSI
venerdì 2 novembre 2007
No tax area a 10.000 €
Sig!!! Nel mio ultimo post, dopo un grosso spremere di meningi, avevo partorito l'idea originale di portare la no tax area a 10.000 euro per tutti.... ebbene, oggi, navigando sulla rete scopro che ben 2 mesi fa c'è qualcuno che ne stava già parlando! Ho letto di un incontro segreto avvenuto (forse) fra Tremonti, Bossi e Calderoli, che aveva ad oggetto proprio l'innalzamento della no tax area a 10.000 euro. Quando uno ha un'idea buona.... A dire il vero io ho un po' sparato, perchè sapevo che forse a livello di bilancio dello Stato era arduo sostenere le minori entrate prevedibili per la modifica, però.... ci ho beccato!!! Forse dovrei fare il politico... Mi accontenterei anche di un posto come direttore dell'Agenzia delle Entrate!
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