Visualizzazione post con etichetta Vincenzo Visco. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Vincenzo Visco. Mostra tutti i post

martedì 2 dicembre 2008

Evasione fiscale: si può sconfiggere? E come?

Quello dell’evasione fiscale è un tema “sempre verde” in Italia, uno di quei problemi che ci sono da sempre e non sono mai stati risolti. Non che non ci abbia mai provato nessun Governo della storia della Repubblica, anzi. Il tentativo l’hanno fatto tutti, anche se in modo più o meno fiacco, o comunque inefficace. Qualcuno, come il Governo precedente, con il Ministro Visco in testa, ha anche profuso un grande impegno, quasi che la lotta all’evasione fiscale fosse il tema centrale dello Stato.
Le misure contro l’evasione fiscale sono sempre sgradite da parte dei cittadini contribuenti in quanto non sono dirette contro gli evasori, ma colpiscono sempre nel mucchio. Quindi, coloro che hanno dichiarato tutti i propri redditi ed hanno pagato le relative imposte fino all’ultimo centesimo vengono poi colpiti nuovamente da provvedimenti che dovrebbero impedire (anche a loro) di cadere in tentazione. Mi riferisco per esempio a tutti quegli adempimenti che nella legislatura precedente hanno trasformato in incubo la vita di molti professionisti e imprenditori. In primis i famigerati elenchi clienti e fornitori che hanno fatto impazzire i commercialisti, compreso il sottoscritto. Oppure la tracciabilità dei compensi dei professionisti che sono stati obbligati a incassare tramite assegno o bonifico bancario tutte le somme oltre un certo importo. Fortunatamente poi è arrivato il Ministro Tremonti che ha capito al volo che si trattava di inutili vessazioni nei confronti dei contribuenti ed ha eliminato tutti quegli sgradevoli provvedimenti.
Non sono esenti da critiche neppure gli studi di settore, che con la scusa di monitorare i compensi ed i redditi dichiarati dai contribuenti, arrivano al punto di obbligarli a versare le imposte su redditi calcolati fittiziamente, elaborati sulla base di medie statistiche. Il risultato è che coloro che guadagnano in media di meno rispetto alla media del settore, ad esempio per minori capacità o per una più sfortunata localizzazione territoriale, sono costretti ad “adeguarsi” ai maggiori redditi ad essi attribuibili ed a pagare maggiori imposte. I più fortunati, che si collocano al di sopra della media, viceversa sono di fatto esonerati dal dichiarare tutti i redditi conseguiti, e possono godere di una sorta di detassazione del sovrareddito.
Questi sono solo alcuni esempi delle storture legate al modo di contrastare l’evasione fiscale nel nostro paese.
Ma veniamo al dunque. Recentemente ho conosciuto persone convinte che, recuperando le entrate derivanti dall’evasione fiscale, lo Stato potrebbero fare cose meravigliose per migliorare la vita degli italiani. Purtroppo è solo un’utopia.
Secondo me, anche se emergessero i miliardi di reddito di imposte evase, lo Stato non farebbe nulla di tutto quanto auspicabile, ma i soldi si perderebbero in mille rivoli, così come ha fatto il famoso “tesoretto” di Prodi. Tutto ciò in quanto lo Stato è sprecone per natura e a mio avviso va limitato, piuttosto che incentivato ad effettuare maggiori spese, grazie a maggiori imposte versate dai cittadini.
Mi spiego meglio. Io non credo che lo Stato dovrebbe fare (cioè riuscire a fare) la lotta all’evasione per avere a disposizione maggiori risorse da spendere in servizi ai cittadini. Perché questa impostazione non prevede la ricerca di una maggiore equità fiscale che io ritengo prioritaria. Io ritengo che l’obiettivo primario sia quello di un livello di tassazione equo per i cittadini che gli stessi percepiscano come “giusto” e non vessatorio.
I contribuenti, in virtù di una minore pressione fiscale sarebbero invogliati a pagare quanto dovuto e al contempo sarebbero disincentivati ad evadere a causa del minore risparmio d’imposta.
Solo a questo punto sarebbe lecito punire severamente chi evade, così come avviene negli USA, in cui capita di vedere qualche imprenditore che viene arrestato con tanto di manette ai polsi. Questo come punizione per aver violato il patto con lo Stato, ma soprattutto con gli altri cittadini. Perché fregando lo Stato si fregano tutti gli altri cittadini che ne fanno parte.
Per concludere, io credo che il vero problema dell’Italia sia non solo l’evasione fiscale, ma più in generale la tendenza a considerare tutto ciò che è pubblico come un territorio di saccheggio da depredare a piacimento per avvantaggiare se stessi e derubare tutti gli altri cittadini. In quest’ottica sicuramente sarebbe auspicabile un maggior rigore da parte della giustizia in modo da punire con più severità i trasgressori. Perché se è vero che un evasore è un ladro, non è meno ladro colui che percepisce una pensione di invalidità che non gli spetta o che va al mare invece di recarsi al lavoro. E allora quanti sono i ladri in Italia?

venerdì 2 maggio 2008

I redditi degli italiani su internet. Sei d'accordo?

Ancora lui, Vincenzo Visco, vice ministro delle Finanze, ancora in carica per poche ore, si è macchiato di un’ultima gravissima colpa nei confronti dei tanto odiati (da lui) contribuenti.
Per chi era in vacanza, il 30 aprile si è consumata una triste pagina per la repubblica, un atto osceno in luogo pubblico, la rete, in cui le informazioni circolano in tempo reale verso tutti coloro che le cerchino…
Questa volta il più odiato vice-ministro della storia, che già si era guadagnato le stellette sul campo in numerose occasioni, ha voluto compiere la sua ultima vendetta contro gli evasori (che per lui sono tutti i contribuenti). Proprio lui, che il suo partito non ha neppure candidare alle ultime elezioni politiche, per non perdere milioni di voti, ha voluto confermare per sempre la sua fama di cattivo.
Ebbene, sul sito dell’Agenzia delle Entrate, sono apparsi gli elenchi dei contribuenti italiani del 2005, con i relativi redditi dichiarati da ciascuno. Grazie ad uno scoop di Italia Oggi, migliaia di internauti hanno potuto, nella mattina del 30 aprile, consultare liberamente quanto hanno dichiarato i contribuenti italiani. E si è così scatenata la curiosità di confrontare il proprio reddito con quello di amici, conoscenti, vicini di casa, parenti, colleghi di lavoro, personaggi famosi, politici, imprenditori, concorrenti ecc…………..
L’abbuffata è stata grassa per tutti quelli che ne hanno approfittato… tanto che il sito del ministero è andato in tilt (per eccesso di rialzo)….finché il Garante della Privacy non ha obbligato l’Agenzia delle Entrate a sospendere la consultazione on line degli elenchi.
Al di là degli aspetti giuridici, di cui si occuperà il nostro esperto fiscale in un prossimo intervento, occupiamoci del lato pratico della cosa.
1) A CHI GIOVA? Premesso che l’Agenzia delle Entrate, i Comuni e, in generale, tutti coloro che appartengono alla magistratura e alle forze dell’ordine, possono già consultare i dati dei contribuenti, qualora ne abbiano la necessità, a chi è rivolta la pubblicazione? Ovviamente alla totalità dei cittadini, che nulla hanno a che fare con i dati pubblicati. Pertanto, la conoscenza da parte loro è destinata UNICAMENTE A SODDISFARE LA PROPRIA CURIOSITA’. Quindi è totalmente inutile!!!
2) LA LOTTA ALL’EVASIONE. Qualche rincretinito ha addirittura detto che se tutti sanno il reddito dichiarato da tutti, dai confronti che la gente potrà fare, ci sarà un maggiore impulso alla lotta all’evasione! Cioè: se io vedo che il mio vicino di casa si compra la Porsche ed io so che non guadagna abbastanza per permetterselo, allora posso andarlo a denunciare alla GDF o all’Agenzia delle Entrate perché gli facciano un accertamento. BINGO. Se questo comportamento lo tengono 60 milioni di italiani, rispetto a loro conoscenti, nemici ecc…. le denunce che verranno inoltrate quante saranno? Chi si occuperà di riceverle? E chi avrà il compito di verificare se ci sono elementi che facciano supporre un’evasione fiscale? Il fatto è che c’è già chi si occupa di lotta all’evasione in Italia e non c’è bisogno di tanti piccoli Sherloch Holmes che si mettano ad indagare su cose che probabilmente non sono nemmeno in grado di capire!
3) IL DIRITTO ALLA PRIVACY. Se il reddito dichiarato dai contribuenti non è un dato sensibile e quindi tutelato dalla legge sulla Privacy, allora che cosa lo è? Diciamocelo chiaramente: A CHI FA PIACERE CHE GLI ALTRI SAPPIANO QUANTO GUADAGNA O QUANTO DICHIARA AL FISCO? Certo, moltissimi non hanno nulla da nascondere, ma perché mettersi alla berlina? Il fatto è questo: o esiste il diritto alla privacy oppure lo aboliamo e pubblichiamo su internet tutto, ma proprio tutto su tutti i cittadini, anche le cose più terribili e imbarazzanti, dalle cartelle cliniche al casellario giudiziario, passando per le abitudini ed inclinazioni sessuali ai dati del proprio conto bancario. Non vi piace più, cari curiosoni?
4) LA SOLUZIONE. CHI E’ SENZA PECCATO SCAGLI LA PRIMA PIETRA! Vale a dire, se proprio è una cosa così normale, quella di far sapere agli altri i fatti propri, allora propongo di pubblicare i dati fiscali di tutti quei contribuenti che vi acconsentano. Così sarebbe giusto, ma temo che non sarebbero molte le adesioni…..

martedì 11 dicembre 2007

Nella lotta all’evasione fiscale la G.D.F. non è C.S.I.!

Come tutti gli anni, di questi giorni, ci tocca sorbire l’esaltazione della Guardia di Finanza in occasione della presentazione del bilancio annuale dell’attività di lotta all’evasione fiscale.
Stavolta l’occasione è stata la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico della scuola di Polizia tributaria. Qui non si vuole denigrare l’operato della GDF, che spesso fa fronte con grandi sacrifici a tutti i compiti differenziati a gravosi, ma purtroppo non possiamo esimerci dal far funzionare la testa.
Quest’anno le Fiamme Gialle hanno scoperto ben 27,7 miliardi di euro di redditi non dichiarati e un’evasione di IVA di 4,2 miliardi.
Ora, noi tutti dovremmo considerare che la cifra che lo Stato incasserà, rispetto a questa massa abnorme di tributi evasi è una parte infinitesima, una piccola percentuale. E questo dopo diversi anni di contenziosi, procedure esecutive ecc…
Appare subito evidente che c’è qualcosa che non torna in quanto suonare le fanfare per trilioni di euro di evasione fiscale e poi, sotto sotto, riuscire a incassarne solo pochi spiccioli….. non è serio!
Provo a dare una chiave di lettura della situazione.
Spieghiamo in pratica come funziona il meccanismo degli accertamenti fiscali.
La GDF come anche l’Agenzia delle Entrate esegue accessi, ispezioni e verifiche fiscali presso i contribuenti, privati, aziende ecc…
Gli operatori quindi redigono un verbale di constatazione in cui elencano i controlli effettuati e le irregolarità riscontrate ecc…
A questo punto la “palla” passa all’Agenzia delle Entrate che, in presenza di violazioni della norma tributaria, deve emettere un Avviso d’accertamento. La GDF non emette avvisi d’accertamento perché ciò non è previsto dalla legge.
Quindi è l’Agenzia delle Entrate che semmai accerta l’evasione fiscale e “tenta” di recuperare le imposte, le sanzioni e gli interessi derivanti dall’evasione stessa.
Già qui si vede una prima incongruenza: perché nel trionfo dello Stato nella lotta all’evasione fiscale si “premia” il prezioso lavoro di verifica della GDF e gli si attribuiscono tutti i meriti mentre il lavoro delle Agenzie delle Entrate, ben più tecnico, e che conduce all’atto impositivo vero e proprio, non viene quasi considerato? Misteri italiani.
Spezziamo una lancia in favore dell’Agenzia delle Entrate. Le agenzie infatti sono già da anni organizzate come vere e proprie aziende private, redigono un bilancio dell’attività svolta considerando le entrate derivanti dai recuperi d’imposta e le uscite relative ai costi del personale impiegato per l’attività di controllo e di accertamento. E i conti devono quadrare! Quindi fanno molta attenzione ai tempi e ai costi dell’attività svolta e in caso di colpe nell’impostazione di accertamenti non corretti, corrono sempre il rischio di subire una condanna al pagamento delle spese in Commissione Tributaria. Forse anche i Tribunali dovrebbero essere organizzati così…
Quello chi mi preme considerare è la differenza di obiettivo fra GDF e Agenzia delle Entrate. La prima cerca di far lievitare l’importo complessivo delle somme evase contestate nei verbali redatti in sede di ispezione, così lo Stato fa bella figura e persegue i suoi fini di propaganda anti-evasione, la seconda deve recuperare realmente i soldi dell’evasione, stando attenta ai costi del personale impiegato e correndo il rischio di non raggiungere il pareggio del bilancio a fine anno. Evidentemente una situazione del genere si presta a creare molto attrito fra Fiamme Gialle e Agenzia delle Entrate.
A ciò si aggiunga che, come anticipato nel titolo, la Guardia di Finanza non è CSI, cioè i corpi della polizia scientifica americana che vediamo in TV e che riescono sempre con tecnologie avveniristiche a scoprire i colpevoli. Purtroppo il livello tecnico dei finanzieri spesso non è all’altezza dei compiti assegnatigli per contrastare l’evasione fiscale. Spesso l’arma più efficace è l’intimidazione del presunto evasore e l’ingaggio di una la lotta psicologica per indurlo a commettere qualche errore e così smascherarsi. Chi ha subito una visita della “Finanza” sa cosa vuol dire… E mi riferisco alle sole questioni tributarie e non ai compiti di Polizia Giudiziaria per i quali i metodi sono magari più adeguati. Dicevamo… mancando la preparazione tecnica propria di chi studia e si aggiorna costantemente, come fanno i professionisti giuridici e contabili, che si occupano delle medesime discipline, è comprensibile che buona parte delle verifiche fatte dalla GDF sia magari un po’ carente sotto il profilo tecnico e teorico…. Tanto alla fine, se ci sono problemi, ci pensa l’Agenzia delle Entrate. Il risultato è che spesso l’Agenzia delle Entrate, per non dover pagare di “tasca sua” gli errori e le imprecisioni fatte da altri, si vede costretta a scartare (o ridurre fortemente negli importi contestati) molti verbali delle Fiamme Gialle, perché le motivazioni degli avvisi d’accertamento devono sempre essere credibili e inoppugnabili. Un conto è sospettare che un contribuente evada le tasse, altra cosa è provarlo in base alle leggi tributarie vigenti e riuscire a farlo pagare. Ecco a mio avviso dove “spariscono” alcuni miliardi di evasione. Qualcun altro svanisce forse per colpa delle Agenzie delle Entrate. Poi ci può essere il merito dei professionisti che difendono i propri clienti innanzi alla giustizia tributaria e riescono a ridurre ancora gli importi contestati. E alla fine quello che rimane non sono che gli spiccioli…. Cioè meno del 10% delle somme contestate in origine. Mi viene un dubbio: non è che anche l’evasione fiscale è un’invenzione di Visco per continuare a tartassarci per benino e recuperare risorse per la spesa pubblica?

venerdì 30 novembre 2007

Bologna: come ti affitto 250 immobili senza pagare (o quasi) le tasse!

Questa è l’agenzia catturata ieri dalla rassegna stampa del mio blog. Se il TG vi è scappato, potete guardarvi questo.Mi sembra che valga la pena aggiungere qualche commento.
L’evasione fiscale sappiamo che è un male oscuro che affligge molti italiani. Un male che è oscuro proprio perché se uno evade cerca di non farlo sapere a nessuno, si nasconde, dissimula. E’ vero, capita anche che ci siano grandi evasori spregiudicati che non pagano imposte, ma allo stesso tempo godono di un tenore di vita molto più alto rispetto al reddito dichiarato, e pertanto si espongono al rischio di essere “pizzicati”. Ma nella normalità dei casi l’evasore cerca di vivere nell’ombra senza eccedere troppo. Nell’episodio successo a Bologna siamo in presenza di persone normali che conducono un’esistenza morigerata, senza lussi o sfarzi, si comportano da insospettabili.
Qui si parla di una famiglia che, stando alle accuse, ha nascosto addirittura degli immobili, tanti, troppi. Ma come si fa a nascondere un patrimonio immobiliare così vasto???
Forse qualcuno penserà che grazie alla famigerata lotta all’evasione fiscale lanciata dal Governo Prodi e da Vincenzo Visco, è ora possibile stanare tutti gli evasori. Io non la penso così.

Come fa il fisco a tassare gli immobili? E come fa i controlli? Adesso vi spiego cosa può essere successo.
Tutti sanno che per acquistare o vendere immobili bisogna andare dal notaio e che tutti gli atti di compravendita vengono iscritti all’Ufficio del Registro, presso l’Agenzia delle Entrate, nonché nel Nuovo Catasto Edilizio Urbano gestito dai Comuni. Quindi sia il fisco italiano, sia quello locale sanno chi possiede beni immobili.
Se si locano dei fabbricati occorre poi registrare il contratto presso l’ufficio del registro e comunicare la cessione fabbricato alla Questura. Se il contratto non viene registrato e si falsificano i timbri dell’Ufficio del Registro, ovviamente, vengono perse molte informazioni, ma non tutte.
Nel modello Unico vanno infatti indicati tutti i fabbricati posseduti ed i rediti derivanti dalle locazioni. Se si omette l’indicazione di qualche immobile, probabilmente si viene “scoperti”, perché il sistema sa quali sono gli immobili posseduti. Lo stesso dovrebbe avvenire se i canoni di locazione fossero dichiarati in misura inferiore a quanto risultante dal contratto registrato. Pertanto si suppone che gli immobili siano stati indicati nel quadro RB del modello Unico, ma li si sia considerati “sfitti” cioè vuoti e quindi tassati sulla base della rendita catastale e non del reddito da locazione.
Quindi la domanda che io mi pongo è la seguente: come diavolo è possibile che esistano tanti immobili che al fisco risultano sfitti e che in realtà sono abitati da anni? Voglio dire, come si fa a far credere all’Agenzia delle Entrate di possedere tanti fabbricati vuoti, per anni e anni, senza che a nessuno sorgano dei dubbi. Come si fa a nascondere che gli immobili sono in realtà affittati?
I controlli così tremendi previsti dalla nuova ondata della lotta all’evasione sono in grado di far chiudere un negozio che non emette qualche scontrino, magari di pochi euro, ma non sono in grado di sapere se un immobile è vuoto oppure no?
Badate bene che non è difficile scoprire se in una casa ci abitano oppure no. Basta andarci e guardare. Certo è più facile far pagare i contribuenti perché il loro reddito d’impresa o professionale si discosta dagli studi di settore, ma la legge, anche se non piace, deve essere uguale per tutti.
Ebbene, veniamo al punto. Non si tratta di capire se per merito degli ultimi controlli sulle locazioni non dichiarate siano in realtà state scoperti molti o pochi casi simili a questo con conseguente recupero di imposte evase. Il problema è di sistema, di metodo. Voglio dire, se anche i militari della GDF venissero mandati a perquisire tutte le abitazioni d’Italia a tappeto, per scoprire inquilini “in nero”, occorrerebbero parecchi anni per finire il giro. E poi bisognerebbe ricominciare. Sarebbe sufficiente sfruttare tutte le informazioni di cui il Ministero delle Finanze può disporre gratis, fra cui le residenze dichiarate dai cittadini, l’esistenza e l’intestazione delle utenze nei fabbricati ecc.., e incrociarle” fra loro per mezzo di un software di controllo appositamente realizzato. La tecnologia informatica può aiutare molto chi vuole essere aiutato. Ma lo Stato vuole davvero fare la lotta all’evasione? E, soprattutto, anche quando vuole farla, è disposto ad andare fino in fondo, fino all’ultimo evasore? Io nutro non pochi dubbi. Anche perché la politica ha bisogno di consensi e non può certo perderli tutti per difendere un giusto principio. Nel frattempo, non ci resta che pagare le tasse altrui, cioè quelle che paghiamo al posto degli altri che le evadono, perché lo Stato non vuole combattere a fondo l’evasione. Il che non è male, dopo le tasse che si pagano per coprire le spese pazze dello Stato, gli sperperi e gli appannaggi della casta.