venerdì 19 dicembre 2008

MISSING: Che fine ha fatto il rimborso IVA sulle auto di aziende e professionisti?

Chi si ricorda il rimborso richiesto l’anno scorso dell’IVA delle auto aziendali e professionali? Qualcuno ha già visto i soldi? Avete già venduto l’auto o pensate di farlo prossimamente? Allora leggete queste righe.
Ma andiamo con ordine.
Il 14 settembre del 2006 fu un bellissimo giorno perché venne pubblicata la sentenza della Corte UE relativa alla detraibilità dell’IVA assolta sull’acquisto delle autovetture ad uso promiscuo da parte di imprese e professionisti. In sostanza venne condannato l’operato del Governo Italiano in quanto non consentiva la detraibilità dell’imposta, salvo percentuali oscillanti dal 10 al 15, come prescritto dalle norme europee.
E fu così che il governo di allora (Prodi) fu sostanzialmente costretto a concedere una detraibilità forfettaria pari al 40% dell’imposta risultante dalla fattura all’acquisto dell’auto.
Venne inoltre concessa la possibilità, con il D.L. 258 del 15.09.2006, di richiedere a rimborso la differenza d’imposta non detratta al momento dell’acquisto, rispetto al nuovo coefficiente del 40%.
Per “avvelenare i pozzi” il perfido Visco riconobbe il credito spettante ma al netto delle imposte IRPEF, IRPEG e IRAP, risparmiate a suo tempo, grazie alla maggiore indetraibilità dell’IVA. Ciò comportò una notevole complicazione dei conteggi e costrinse a presentare una vera a propria dichiarazione formata da più pagine.
All’epoca della presentazione dell’istanza, poco più di un anno fa, c’erano anche buone prospettive di ottenere in tempi rapidi il rimborso, in quanto allora c’era il cosiddetto “tesoretto” dovuto alle maggiori entrate tributarie. Poi più nulla…. Fino a oggi.
MA DOVE STA’ LA FREGATURA???
Se i tempi per ottenere il rimborso sono eccessivamente lunghi, si corre il rischio di essere danneggiati, invece che premiati per aver presentato l’istanza. Perché?
Perché le auto non sono eterne, prima o poi, quelle acquistate dal 2003 al 2006 andranno cambiate, se già non lo avete fatto. E allora correte il rischio di dover pagare l’IVA indicata sulla fattura di vendita, ben prima di aver ottenuto il rimborso di quella sull’acquisto. Mi spiego meglio con un esempio.
Costo auto acquistata nel 2004: € 25.000 più IVA 20%: 5.000. Totale 30.000 euro.
La detrazione dell’IVA all’atto dell’acquisto era pari al 10% di 5.000, cioè 500 euro.
Con l’istanza di rimborso avete chiesto la restituzione della somma di € 1.500, cioè della differenza fra il 40% di 5.000 (2.000) e i 500 euro già detratti al momento dell’acquisto, ovviamente al netto delle imposte risparmiate sugli ammortamenti e altre spese effettuate.
Se ora rivendete l’auto, diciamo a 12.000 euro (IVA compresa) dovrete assoggettare ad IVA non tutto l’importo in quanto opera il regime del margine, e nemmeno il 10% che sarebbe dovuto se non si fosse richiesto il rimborso. Nel qual caso l’IVA scorporabile sulla fattura di vendita sarebbe pari a € 235.29, ottenuto con una semplice formula matematica .
Andrà invece assoggettato ad IVA il 40% dell’importo e ciò comporta un’IVA a debito (non indicata in fattura) pari a € 888.89. Quindi si dovranno versare in più € 653,59. Il che significa che oggi il contribuente versa queste somme che domani (chissà) gli verranno rimborsate con gli interessi.
La morale è che anche un’operazione che è fatta per rendere giustizia ai cittadini oltremodo vessati dal fisco vorace, finisce sempre e comunque per ritorcerglisi contro.
E’ bello vivere in Italia!!!

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